ANCI Abruzzo, amaro risveglio per il centrosinistra

Il centrosinistra e la partita per l’ANCI Abruzzo. Strategia sul fronte interno, debolezza politica o harakiri?
Il centrosinistra e la partita per l’ANCI Abruzzo. Strategia sul fronte interno, debolezza politica o harakiri?
Nell’assembla dell’ANCI Abruzzo, a Città Sant’Angelo, si è consumata una triste pagina del centrosinistra abruzzese.
264 sindaci (tra presenti e deleghe) in assemblea, tutti i vertici del centrodestra abruzzese schierati a supporto dei propri amministratori e una sparuta rappresentanza dei big del centrosinistra.
Se i sindaci rappresentano i partiti della coalizione, dal Pd al Movimento 5 Stelle, passando per Azione e per Alleanza Verdi Sinistra, è pur vero che qualcuno avrebbe potuto portare il vessillo del centrosinistra e catalizzare su di sé un sussulto di appartenenza ed orgoglio.
L’unico disposto a metterci la faccia per spirito di appartenenza è stato Francesco Menna.
Non c’erano i parlamentari e non c’era la maggior parte dei consiglieri regionali.
Già da qualche giorno era nell’aria che il centrosinistra non fosse più disposto a trattare con il centrodestra per la lista unica, posizione incomprensibile ai più.
Gli opinionisti hanno letto questa decisione di andare allo scontro come il risultato della spaccatura interna. Una cosa è certa: la lista non c’era, le carte non erano pronte e la stessa candidatura è arrivata sul tavolo della presidenza ad un solo minuto dal termine ultimo.
87 voti, su 264 espressi.
Qualche mal pensante ha anche commentato che senza Francesco Menna non ci sarebbe stato nemmeno un risultato così.
Il sindaco dem di Vasto, e presidente della provincia di Chieti, Francesco Menna si è prestato a ‘mettere la faccia’ in una partita già persa, immolatosi consapevolmente per provare a limitare i danni.
Proprio i sindaci della provincia di Chieti hanno tenuto alta la bandiera del Pd, in questo scontro suicida voluto a tutti i costi.
Ma a beneficio di chi?
Nelle ultime ore della trattativa, infatti, è apparso assai anomalo che il tema del confronto tra le parti non fosse la presenza o il numero di rappresentanti di centrosinistra in posizioni strategiche della lista unica, quanto il veto alla persona di Pierluigi Biondi.
A quel punto si è andati alla conta: risultato 182 a 87 e l’amaro primato di essere stata la prima assemblea in Italia, in 30 di ANCI, ad andare al voto con due liste contrapposte.
