Vincenzo D’Incecco, la Lega ai leghisti

Intervista a Vincenzo D’Incecco, nuovo coordinatore in Abruzzo del partito di Salvini: “Da noi solo chi è convinto di giocare per la squadra”. Su Vannacci: “Associazione, è solo un fatto culturale”
Vincenzo D’Incecco, appena nominato coordinatore in Abruzzo del partito di Matteo Salvini, al posto del sottosegretario aquilano Luigi D’Eramo, vuole una Lega di puritani: “Chi entra nella Lega deve essere convinto di stare nel partito, ne deve sposare ideali e impostazione. Chi pensa di utilizzare la Lega per scopi personali, per poi uscirne e andare a ingrandire con il consenso ottenuto altri partiti, è fuori strada, su questo sono netto e faremo di tutto perché ciò non accada più. Bisogna entrare nella Lega convinti, giocare per la squadra”: la dichiarazione di intenti resa da D’Incecco nell’intervista al Capoluogo.
Un partito che alle regionali del 2019 faceva il 27,5 per cento e cinque anni dopo ha incassato il 7,6.
Il calo dei consensi dei leghisti in Abruzzo ha innescato numerose fuoriuscite ed inevitabili polemiche. Consiglieri regionali e, in generale, rappresentanti istituzionali sul territorio hanno abbandonato in gran numero il Carroccio abruzzese, andando in molti casi a rafforzare le fila degli alleati, da Fratelli d’Italia a Forza Italia. L’elenco dei fuggiaschi del periodo calante del consenso, limitandosi ai nomi più eclatanti, fa una certa impressione. Nel 2019 la Lega fu il traino della prima elezione di Marco Marsilio, ottenendo dieci consiglieri all’Emiciclo. Di questi sono rimasti nel partito in tre: oltre a D’Incecco, Sabrina Bocchino e il vicepresidente della Giunta Emanuele Imprudente. Nicola Campitelli è andato in Fratelli d’Italia; l’assessora alla Sanità Nicoletta Verì ha lasciato il partito di Salvini per candidarsi alle ultime elezioni nella lista del presidente (senza essere eletta, ma ottenendo comunque la conferma da membro dell’esecutivo); Simone Angelosante, Manuele Marcovecchio, Antonio Di Gianvittorio ed Emiliano Di Matteo hanno traslocato in Forza Italia. Di Matteo, rieletto in Consiglio, è attualmente il capogruppo dei berlusconiani all’Emiciclo. Infine è recente la notizia delle dimissioni di Pietro Quaresimale (mister preferenze del Carroccio nel primo Marsilio) dalla Lega.
Il compito di alzare l’argine è ora del nuovo coordinatore regionale Vincenzo D’Incecco, 45 anni, nella Lega dal 2018, proveniente da Forza Italia. D’Incecco è pescarese, al secondo mandato da consigliere regionale. Per quindici anni è stato consigliere comunale nella città adriatica, ha svolto anche il ruolo di consigliere provinciale. La Lega è stata molto attenta a far passare l’avvicendamento con Luigi D’Eramo come un passaggio di routine organizzativa, conseguente ai nuovi indirizzi nazionali che hanno optato per una separazione tra ruoli di partito e ruoli di governo. D’Eramo è sottosegretario, basta quello. Non è che prendendosi la Lega sulle spalle, con tutte quelle defezioni da gestire (ci sono da aggiungere nella lista dei transfughi anche i sindaci di Montesilvano e di Giulianova, Ottavio De Martinis e Jwan Costantini), si è ricomprato una grana? No, risponde D’Incecco: “Il dato percentuale abruzzese (cioè il 7,6 per cento) delle elezioni del 2024 è in linea con il dato nazionale, quello che è accaduto in questi anni è qualcosa che ha toccato la Lega in tutti i territori. In Abruzzo siamo andati al voto nel 2019 in una fase con il più alto consenso, in una condizione in cui alle successive Europee è stato raggiunto il 34 per cento, era un momento d’oro. Come negli ultimi 15 anni abbiamo imparato, il flusso elettorale si è fatto fluido, i partiti salgono e scendono velocemente, basta guardare quello che è accaduto al Partito Democratico e al Movimento Cinque Stelle, e che fondamentalmente continuerà ad accadere alle forze politiche che avranno dei picchi. Noi da parte nostra ci siamo stabilizzati da un paio d’anni siamo attorno all’8 – 9 per cento: per consolidare questo dato e cercare di migliorarlo occorre strutturare una rete sul territorio. L’organizzazione può servire d’impulso nei momenti in cui il consenso mediatico dovesse essere inferiore. Il momento è quello giusto perché abbiamo appena svolto in Abruzzo le competizioni elettorali più importanti e possiamo perciò dedicarci all’organizzazione. La prima cosa da fare è ascoltare i territori, capire i problemi di tutti e poi scegliere eventualmente ruoli e funzioni. Non arriva Vincenzo d’Incecco con la ruspa. Ci tengo a sottolineare che il coordinatore regionale uscente rimane centrale nell’organizzazione di questo percorso, conosce la macchina e mi coadiuverà”.
Per il sottosegretario Luigi D’Eramo, cinque anni a capo dei leghisti abruzzesi, D’Incecco ha parole al miele: “A livello nazionale si è deciso di scindere l’aspetto dei ruoli di governo con l’organizzazione del partito. Occorre in questa fase storica che si occupi dell’organizzazione chi ha più tempo per dedicarvisi. Poi c’è un fatto ciclico: D’Eramo ha svolto il ruolo per cinque anni, un avvicendamento è normale. Sulla sua gestione la mia valutazione non può che essere positiva, del resto si tratta di un percorso che io e Luigi abbiamo affrontato assieme facendo sempre scelte condivise”.
Prima di D’Eramo c’era Giuseppe Bellachioma, che ha lasciato la Lega abruzzese amareggiato per la mancata blindatura alle elezioni politiche del 2022 e che è diventato da poco l’uomo del generale Roberto Vannacci nella nostra regione. Sarà una spina nel fianco? D’Incecco si abbottona: “Non dico nulla su questo. Mi devo occupare della Lega e non di altro. Vannacci è un eurodeputato della Lega che abbiamo sostenuto, se domani mattina o tra sei mesi nasce un’associazione legata a un eurodeputato non ho dichiarazioni da fare al riguardo, è un’associazione culturale”. In realtà ne sono già nate due riconosciute da Vannacci, e in Abruzzo il percorso di radicamento è iniziato, con un certo dichiarato entusiasmo.
D’Incecco in Regione fa il presidente della più strategica delle Commissioni, la Bilancio, un crocevia nelle dinamiche di confronto tra i partiti, anche tra quelli di maggioranza. Non sono mancati in questi mesi momenti in cui la dialettica si è fatta aspra. Fratelli d’Italia e il Presidente Marsilio hanno un po’ esagerato a cavalcare il boom elettorale, tenendo poco conto delle esigenze della Lega? Lo stesso Carroccio del resto nel confronto sullo spoil system si è rivelato l’osso più duro per i meloniani. Acqua sul fuoco dal coordinatore della Lega: “Quando abbiamo avuto da dire e da sottolineare lo abbiamo fatto per il bene dell’Abruzzo. La dialettica è normale per una maggioranza di cui fanno parte forze politiche che hanno sensibilità e letture proprie su diversi temi. Cinque anni fa siamo stati il motore della vittoria del centrodestra, poi abbiamo continuare a rappresentare un pezzo determinatissimo: senza la Lega il centrodestra non avrebbe vinto in Abruzzo alle ultime elezioni regionali. Il partito più piccolo nella coalizione si difende e porta sul territorio le proprie opinioni, succede anche nelle minoranze. Nel 70 per cento dei casi la nostra coalizione va all’unisono, in altri ci possono essere letture diverse, è normale. Quanto a Fratelli d’Italia, quando un partito fa un balzo in avanti, come è stato nel loro caso, tende ad avere atteggiamento predominante. D’altro canto alla crescita corrisponde una crescita delle differenziazioni e delle sfumature interne. Nella Lega lo abbiamo visto, ora è un problema che hanno loro. Come coalizione abbiamo portato a casa alle ultime elezioni un risultato straordinario, la conferma per la prima volta di un governatore nella nostra regione dà più slancio a tutti. In questa situazione si misurano i rapporti. Poi c’è da dire che si tratta di un secondo mandato per molti degli eletti, ci sono per loro più esperienza e consapevolezza, rispetto alla precedente legislatura quando poteva prevalere un atteggiamento di prudenza maggiore”.
Tutti questi alti e bassi, viene da pensare: non è che i partiti sul territorio hanno oramai la sorte legata a quella dei leader nazionali? Ma è la seconda repubblica, dice D’Incecco, che “ha modificato l’assetto della politica. Se oggi la Lega, che è un partito nazionale, ha percentuali simili in tutto il territorio, il merito è di Salvini. In Abruzzo il partito esiste da appena dieci anni, l’intuizione di Salvini è stata straordinaria: la Lega è nata per difendere solo le dinamiche delle regioni del nord e lui ha capito al momento giusto che il mondo è cambiato, sono altre le dinamiche da cui difendersi. Come si fa a prescindere dalla lungimiranza di Salvini? La Lega in Abruzzo esiste perché Salvini ha immaginato di allargare i confini della Lega in tutta Italia. Poi c’è da dire che oggi i leader sono determinanti in tutti gli aspetti della vita politica, e non solo in Italia”.
