Il ritorno di Trump, per l’Europa una sfida e un’opportunità

Non c’è stato equilibrio alle presidenziali, quello di Trump è stato un trionfo. Per noi europei quest’elezione può essere una sfida e un’opportunità. Perché? L’editoriale di Giuseppe Sanzotta
La vittoria di Trump è stata una sorpresa?
Forse a stupire di più è stata la facilità con cui ha battuto la sua rivale, Kamala Harris. Che potesse vincere era tra le eventualità con i sondaggi che non sapevano dare indicazioni precise. Un equilibrio che, però, alla prova del voto non c’è stato. Il trionfo di Trump – perché questo in effetti è – non è mai stato in discussione. E già poco dopo l’arrivo dei primi dati tra i democratici ci si è affidati più alla speranza di un miracolo che all’arrivo di nuovi conteggi. Ora gli analisti a ben guardare e soprattutto grazie al senno del poi individueranno gli elementi che avrebbero dovuto far prevedere questo risultato per le presidenziali: dai giornali di area che non hanno fatto espliciti inviti al voto, ai leader democratici che si sono impegnati parzialmente, al cambio in corsa del candidato a pochi mesi dal voto, alla freddezza delle piattaforme social. Ma queste sono analisi che a noi europei possono interessare il giusto, cioè poco. A noi interessa di più cercare di capire cosa accadrà, qui in Europa e nel mondo. Nelle guerre dove, in qualche modo, con il sostegno a una delle parti, gli Usa sono coinvolti.
Partiamo con una considerazione che va oltre il voto del 5 novembre. Gli Usa non sono più una potenza egemonica come si poteva immaginare alla caduta dell’Unione Sovietica.Da tempo sulla scena mondiale sono presenti anche altri attori. La Russia di Putin, la Cina, l’India, la Turchia nello scacchiere del Mediterraneo. Del resto, da anni c’è un disimpegno Usa sia in Europa che nell’area del Mediterraneo. Un disimpegno che senza la guerra in Ucraina sarebbe apparso ancora più evidente. Con Trump questo processo sarà accelerato.
Prima l’America, è lo slogan del nuovo presidente e c’è a credergli. Talvolta le promesse elettorali rimangono solo promesse. Ma questa no. Con conseguenze militari ed economiche. Il primo banco di prova sarà la guerra in Ucraina e, a caduta, la questione NATO. Trump ha promesso di chiudere la guerra. Ma come? Difficilmente continuerà a garantire la quantità di aiuti fino ad ora garantiti da Biden. Sono in molti a pensare che l’Ucraina sarà costretta a cedere una parte del proprio territorio. E l’Europa che farà?
La partita con l’Europa potrebbe partire proprio dalle questioni militari. Trump non scioglierà l’Alleanza Atlantica, ma chiederà agli europei di contribuire economicamente in modo consistente.
Qualcosa cambierà anche sul versante della politica estera. Il disimpegno Usa costringerà i paesi della Ue non solo a spendere di più per la propria difesa, ma a dotarsi di una politica estera comune per poter contare nello scenario mondiale.È facile immaginare che l’interesse degli Stati Uniti si concentrerà nell’area del Pacifico e il confronto riguarderà soprattutto la Cina. L’Europa deve poter contare su se stessa per avere un peso nel mondo. Qualche settimana fa si sono riuniti in Russia i paesi del Brics, oltre alla Russia ci sono potenze economiche come la Cina e l’India. Ci sono poi oltre ai paesi fondatori, anche nuovi ingressi e già oggi quei paesi rappresentano il 35 per cento del Pil mondiale. Non solo, ma coltivano anche l’aspirazione a dotarsi di una moneta unica concorrenziale con il dollaro e l’euro.
Gli Stati Uniti di Trump come affronteranno questa situazione? Prima di lasciare la Casa Bianca a Biden quattro anni fa, Trump aveva avviato una politica dei dazi soprattutto nei confronti della Cina. Ma anche alcune produzioni europee erano a rischio. Ora che accadrà? Rischiamo di veder colpite le nostre esportazioni? Questo rischio esiste. Non dimentichiamo che Trump non è il presidente dell’Occidente, ma degli Usa e gli interessi dei cittadini Usa sono quelli che gli stanno a cuore. Per noi europei questa elezione può essere una sfida e una opportunità.
Una sfida perché dovremo affrontare problemi nuovi, ma proprio questo potrebbe accelerare la consapevolezza che senza una maggiore coesione tra i paesi Ue rischiamo di essere irrilevanti. L’Europa tutta insieme può trattare e difendere le nostre posizioni. Forse l’elezione di Trump può essere un’opportunità per uno scatto in avanti verso la definizione di una nuova Europa.
Chi avrà festeggiato per l’elezione di Trump sarà stato forse il primo ministro israeliano Netanyahu. I suoi rapporti con Biden non sono buoni e, proprio alla vigilia del voto negli Usa, ha sostituito il ministro della Difesa Gallant. Una decisone che non è piaciuta al Pentagono. Ora Netanyahu spera di trovare maggiore comprensione per la sua politica aggressiva verso i palestinesi. Difficilmente Trump, quando sarà alla Casa Bianca, cioè a gennaio, scoraggerà gli attacchi israeliani anche se provocheranno morti innocenti, con una incognita però: Trump vuole chiudere le guerre dove sono implicati gli americani, o comunque disimpegnare gli Usa.Prima l’America, nessuno dimentichi questo che non è solo uno slogan, ma un programma politico. E non riguarda solo i cittadini Usa, ma tutti noi.