Smart working per ripopolare le aree interne, si può fare: 70% dei comuni già digitalizzati

Francesco Maria Spanò, direttore delle risorse umane dell’università LUISS Guido Carli, e il presidente dell’ARAN, Antonio Naddeo, dialogano sullo smart working come strumento per il ripopolamento dei piccoli Comuni dell’Abruzzo.
Francesco Maria Spanò, direttore delle risorse umane dell’università LUISS Guido Carli, e il presidente dell’ARAN, Antonio Naddeo, dialogano sullo smart working come strumento per il ripopolamento dei piccoli Comuni dell’Abruzzo.
La Biblioteca “Giuseppe Bolino” del Consiglio regionale ha ospitato il confronto su “Il lavoro agile come strumento per il ripopolamento dei piccoli Comuni dell’Abruzzo”, con Francesco Maria Spanò, direttore delle risorse umane dell’università LUISS Guido Carli e autore del libro “Lo smart working tra la libertà degli antichi e quella dei moderni”, e Antonio Naddeo, presidente ARAN, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni. A fare gli onori di casa, il Presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, mentre il confronto è stato moderato da Nunzio De Luca, direttore dell’Ufficio Stampa del Consiglio regionale. Tanti i sindaci del territorio presenti per l’occasione.
Spanò ha anche parlato del disegno di legge relativo proprio allo smart working nelle aree interne, che però “è rimasto fermo nella prima Commissione del Senato, quindi potrebbe essere oggetto di ripresa, mentre c’è la Regione Lazio che dovrebbe portare in discussione nei prossimi mesi un disegno di legge, questa volta regionale, che si ispira a quello nazionale”. Un modello esportabile anche in Abruzzo: “È auspicabile che l’Abruzzo utilizzi uno strumento di legge che possa favorire questo principio di utilizzo dello smart working come attrattore sia per i lavoratori abruzzesi che hanno difficoltà a muoversi, sia come elemento per i sindaci per stimolare il recupero di case abbandonate”.
Ma per lo smart working, naturalmente, serve l’infrastruttura digitale: “La rete è importante, ma bisogna dire che la maggior parte dei piccoli comuni d’Italia, dopo il Covid ha avuto una digitalizzazione enorme, quasi del 70%. La questione reti, quindi, è quasi superata”.
“ARAN fa i contratti di lavoro – ha aggiunto il presidente Naddeo – e in questi contratti stiamo cercando di introdurre la regolazione del lavoro agile e della settimana corta. Si tratta di strumenti che le amministrazioni possono utilizzare per consentire ad esempio ai giovani, soprattutto ai nuovi assunti, di rimanere nel territorio dove vivono oppure ripopolare dei centri da cui sono andati via. Queste forme di telelavoro possono quindi consentire il ripopolamento di borghi, lavorando anche lontano dalla sede di lavoro.
“I francesi hanno definito lo smart working la rivoluzione silenziosa – ha argomentato Spanò – e in effetti dopo il lockdown i dati ci danno ragione. Sono quasi 3milioni e 700mila i lavoratori in modalità smart previsti per il 2025. Abbiamo circa 4mila borghi dalle Alpi alla Sicilia e in ogni borgo c’è uno smart worker. Sono favoriti quelli che offrono i servizi migliori, ma non significa nulla – ha aggiunto – perché soprattutto la nuova generazione preferisce puntare molto all’equilibrio tra la qualità del lavoro e la qualità della vita e le Regioni, in particolar modo l’Abruzzo che si trova nel centro Italia, potrebbe essere un grande attrattore. Stimolare il legislatore a incentivare questi lavoratori come nomadi digitali a venire in questi luoghi, significa bloccare lo spopolamento, generare ricchezza e quindi un network che può portare solo bellezza a questa stupenda Regione”. Sul fronte dei servizi, FiberCop, soggetto attuatore dei lavori di digitalizzazione del PNRR, ha annunciato che in Abruzzo sono già partiti gli interventi per dotare di collegamenti ultraveloci circa 90 Comuni, con l’obiettivo di cablare il 93% del territorio abruzzese entro giugno 2026. D’altra parte lo smart working è diventato parte integrante delle modalità organizzative sia nelle grandi imprese che nel pubblico impiego, “ma bisogna saperlo gestire soprattutto i dirigenti – ha argomentato Antonio Naddeo – un tempo abituati al controllo diretto dei propri collaboratori, dovrebbero sviluppare oggi la capacità del controllo a distanza lavorando per obiettivi. C’è una tendenza in qualche caso a tornare verso la presenza in servizio – ha proseguito – ma i contratti collettivi che stiamo sottoscrivendo con i sindacati, spingono sempre di più all’utilizzo dello smart working perché se fatto bene e organizzato in un certo modo è uno strumento che sicuramente porta a una migliore efficienza”.
I dati sullo spopolamento. L’Abruzzo ha oggi grosso modo la stessa popolazione del 1951: 1,28 milioni di persone, all’epoca del primo censimento nell’Italia del dopoguerra. Ma si tratta di una stabilità solo apparente, rivela un approfondimento della fondazione Openpolis. Nei Comuni periferici e ultraperiferici della Regione, dal 1951 la popolazione è diminuita del 31,4%, un calo superiore a quanto registrato a livello nazionale per i territori con le stesse caratteristiche (-20% nello stesso periodo). Complessivamente, dal 1951 al 2020, le aree più periferiche hanno perso quasi 100mila abitanti, di cui 11mila nell’ultimo decennio. Secondo l’analisi dei ricercatori, intorno al 2030 – in uno scenario di previsione mediano, intermedio tra quelli “più pessimistici” e quelli “più ottimistici” – i residenti in Abruzzo potrebbero essere meno di 1,23 milioni (-4% rispetto ad oggi).
La situazione nella PA. L’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, rileva che il 61% della Pubblica Amministrazione in Italia ha consolidato al proprio interno iniziative di lavoro agile, percentuale che sale al 96% nelle grandi aziende, registrando peraltro un alto gradimento della pratica tra i lavoratori, il 46% dei quali, se fosse abolita, lo riterrebbe svantaggioso.
Le iniziative legislative in atto. Sul tema oggetto dell’incontro è depositato in Parlamento un progetto di legge che si prefigge lo scopo di “favorire i nomadi digitali per ripopolare i piccoli Comuni” ha rivelato l’autore del libro “ma anche i centri storici più grandi, svuotati dai grandi centri commerciali. La bellezza dei luoghi, il chilometro zero, l’attenzione all’ambiente e il buon cibo, sono fattori verso i quali le giovani generazioni sono più attente e attraggono anche gli stranieri. Peraltro – ha concluso – indietro non si può tornare, siamo di fronte a una nuova libertà post moderna e le libertà vanno sicuramente favorite, non chiuse”
