Stefano Albano segretario provinciale PD, la scommessa di un rilancio difficile

Stefano Albano segretario in pectore del PD della provincia dell’Aquila. Ripartire dalla “pacificazione” che è mancata in passato con l’errore, riconosce, delle primarie tra Pietrucci e Di Benedetto
Per Stefano Albano la strada sarà lunga e difficile ma dalle premesse non pare che difetterà in chiarezza e onestà. Quelle primarie del 2017 in cui all’Aquila si scontrarono Pierpaolo Pietrucci e Americo Di Benedetto “non sono state la scelta corretta”, dichiara nell’intervista al Capoluogo.
Allora era segretario del Partito Democratico cittadino. Oggi Stefano Albano ha 36 anni ed è al secondo mandato da consigliere comunale all’Aquila. Sarà segretario provinciale del Pd visto che è appena scaduto il termine di presentazione delle candidature e la sua è l’unica, unitaria, come si dice nel gergo, ovvero frutto di un accordo tra le componenti. L’elezione è una formalità, un’occasione per presentare il programma e confrontarsi. Albano succederà a Francesco Piacente.
Il compito per lui è arduo: nella provincia dell’Aquila è nata e si è consolidata la supremazia del centrodestra e di Fratelli d’Italia in Abruzzo, un dominio certificato dalle elezioni del marzo scorso: se nelle altre tre province le performance delle due coalizioni sono state tutto sommato simili (a Pescara e a Chieti il centrodestra non ha raggiunto il 52 per cento, e a Teramo ha prevalso di pochissimo), nella circoscrizione aquilana la coalizione di Marsilio ha superato il 61 per cento e Fratelli d’Italia il 26, mentre il Pd si è fermato al 17.9.
Tutto cominciò in quel 2017 maledetto per il centrosinistra aquilano e abruzzese. Il Pd governava in città e in regione, una prevalenza che sembrava incontrastabile. Proprio al Pd spettava la scelta del candidato sindaco della coalizione e, Albano segretario cittadino, si scelse di organizzare primarie in cui si scontrarono il consigliere regionale Pietrucci e Americo Di Benedetto, che allora era nel partito, da renziano. I votanti furono oltre diecimila, la spuntò Di Benedetto in una contesa che nell’ambiente si considerava un’elezione a sindaco anticipata, visto che il centrodestra non era da molti considerato abbastanza competitivo per tentare di insidiare il Comune al Pd. Ma andò diversamente, un Pierluigi Biondi candidatosi da outsider prevalse al ballottaggio proprio su Di Benedetto, che finì con lo scontare un clima di divisione che proprio le primarie avevano acuito nel partito e nella coalizione. Passo dopo passo, Biondi da quelle elezioni è diventato una delle personalità di spicco del partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, che nel 2019 “conquistò” anche la Regione con Marco Marsilio. Poi nel 2024 è arrivata la riconferma del presidente, unica nella storia politica abruzzese.
“Uno dei motivi per cui ho deciso di mettere in campo la mia candidatura – spiega Stefano Albano – è proprio perché sento molto la responsabilità di rilanciare le forze progressiste dopo il 2017. Certo allora le decisioni furono collettive e in generale non fu una stagione felice, caratterizzata da molte divisioni. Tutto è da ricondurre a un clima che nel partito non era dei migliori, il Pd era spaccato e le primarie fotografarono questo stato di cose, al netto di un successo di partecipazione che fu ed è innegabile. Oggi possiamo dire che indire primarie non fu la scelta corretta, concorse anche una certa sottovalutazione: il referendum costituzionale del 2016 perso da Renzi ci avrebbe dovuto far capire che qualcosa nel Paese stava cambiando, e il Pd lo scontava, identificato com’era con l’establishment. Una tendenza che sarebbe arrivata a compimento con la sconfitta elettorale del 2018”.
Di quella lezione è quanto mai opportuno tenere conto oggi, quando il rapporto delle forze in campo si è invertito. Stefano Albano mostra di saperlo spiegando come intende interpretare il suo mandato: “Occorre innanzitutto pacificare il Pd, una precondizione alle necessità di aprire a nuove energie e di riorganizzare il partito per costruire un’alternativa alla destra. Ritrovare una capacità unitaria non significa smettere il confronto, piuttosto guardare al modello del partito nazionale dove a un Congresso a più candidati ha fatto seguito l’adozione di una prospettiva unitaria, una delle ragioni alla base della crescita dei consensi. Le nostre energie devono essere concentrate sul rilancio, sull’esterno, sull’obiettivo di tornare punto di riferimento nella società, attraverso un progetto e non limitatamente ai momenti elettorali. Nelle importanti elezioni che ci saranno in provincia nei prossimi anni è chiaro che i partiti territoriali saranno protagonisti, ma il Pd provinciale dovrà aiutare costruendo un percorso per tempo, che dovrà essere caratterizzato dall’apertura alla contaminazione esterna. Dobbiamo sapere dire come immaginiamo i territori da qui ai prossimi anni con la capacità e l’ambizione di superare la durata del mandato amministrativo. Servono per questo percorsi, iniziative, assemblee in cui ci sia apertura e possibilità di partecipazione ampia, oltre gli iscritti. E chi non lo è non si avvicinerebbe mai a un partito dilaniato da lotte intestine. Serve un Pd laboratorio”.
Occorre rovesciare, dice Stefano Albano “un sistema di potere che è partito dall’Aquila città e che poi ha invaso la provincia, per fare infine il salto di qualità regionale. Basta vedere quello che è accaduto con l’elezione del presidente di Anci Abruzzo: è Biondi che detta la linea a tutto il centrodestra regionale, lì si è imposto nonostante ci fossero alla vigilia da quella parte evidenti mal di pancia. Il punto è che Biondi rappresenta un modello deteriore, che si basa sull’occupazione di tutte le postazioni di potere e le articolazioni della società. Le possibilità e gli strumenti non vengono usati per progettare il rilancio, ma al contrario vengono sperperati per consolidare il potere. Accade con i fondi europei, i fondi Restart, il PNRR. La nostra riscossa, è evidente, non può che ripartire dalla provincia dell’Aquila: dobbiamo essere all’altezza. Certo, esiste un tema di ricostruzione della coalizione che discende dal livello nazionale, ma ce lo dobbiamo caricare senza indugio”.
Il banco di prova saranno le elezioni comunali. Il calendario che riguarda i centri più popolosi vede la legislatura di Avezzano scadere nel 2025, quella di Sulmona l’anno successivo. All’Aquila toccherà nel 2027. “Il partito provinciale – dichiara Albano – sarà a totale supporto dei partiti territoriali. Ad Avezzano del percorso appena aperto per la costruzione di un’alleanza larga, a Sulmona del governo cittadino che sosteniamo facendo parte della maggioranza. Dell’Aquila ho chiaramente una conoscenza diretta, essendo consigliere comunale: posso dire che si è formata in questi anni nell’ambito dell’opposizione una squadra molto affiatata che forse è mancata in passato. I consiglieri sono di qualità, e i risultati si stanno vedendo”.
