I Cinturelli, emigrazione e pastori

22 novembre 2024 | 11:55
Share0
I Cinturelli, emigrazione e pastori

Nell’appuntamento con la rubrica I Cinturelli questa settimana parliamo di emigrazione e pastorizia. Castel del Monte e l’Associazione Culturale Castrum Montis continuano a raccontare la propria identità attraverso due mostre permanenti localizzate in due punti del borgo antico.

I Cinturelli – Torna l’appuntamento con la rubrica del Capoluogo, con il contributo di Mario Basile, Presidente dell’Associazione Culturale Castrum Montis

Questa settimana, nell’appuntamento con la rubrica I Cinturelli vi parliamo di emigrazione e pastorizia. Castel del Monte e l’Associazione Culturale Castrum Montis continuano a raccontare la propria identità attraverso due mostre permanenti localizzate in due punti del borgo antico. Nella piazzetta dedicata alla sciagura mineraria di Marcinelle dell’8 Agosto 1956, viene inaugurata proprio il giorno della ricorrenza, l’esposizione “I valori della memoria. Per non dimenticare” dedicata all’emigrazione castellana in America, Francia e Belgio. L’esposizione rende omaggio ai tanti caduti che nel lavoro cercavano e cercano una dignità di vita. Un’attenzione particolare poi viene riservata al giovane castellano Guido Brancadoro che, emigrato a Somain con la propria famiglia, partecipò alla Resistenza francese e, per tale motivo, venne fucilato dai Nazisti. Uno spazio è anche dedicato a quei giovani emigrati diventati famosi musicisti come Giuseppe Basile col nome di “Joss Baselli” o che hanno ricoperto il ruolo di Sindaco in alcuni Comuni francesi come Renzo Sulli e Maurizio Petronio. L’altra esposizione è dedicata al mondo dei “Pastori”. Quando ci troviamo a parlare di pastorizia e di transumanza siamo portati a narrare in maniera romantica le vicende di quel mondo che ha segnato non solo l’economia, ma anche l’identità culturale della gente d’Abruzzo sin dai tempi più remoti. “Settembre andiamo è tempo di migrar !” è la prima banalità che viene in mente a chi magari pensa in maniera saccente di conoscere quel mondo, un mondo che viene visto, anche nella pittura di Michetti, in maniera idilliaca tutta pastorelle e fiorellini. La realtà del mondo pastorale era ben diversa da quella “romantica” descritta da D’Annunzio dal suo mondo agiato di Gardone Riviera. La realtà ci parla di solitudine, quasi di disperata solitudine. “I pastori vivono in un paesaggio che sa, che racconta di misteri, in un ambiente che è un orrido mare di pietre, un ambiente mostruoso, amorfo, culla di serpi e di ramarri dove il tempo non conosce età”. Così scriveva nel 1955 il giornalista Pasquale Scarpitti. Nel libro su Francesco Giuliani“Se ascoltar vi piace”, edito dal Comune nel 1993, così scriveva il professor Alessandro Clementi: “I pastori vivono in un ambiente arcaico, selvaggio e avaro, lontani e ignorati da un altro mondo, da quell’oblio li ha tolti Francesco Giuliani scrivendo pezzi di storia vera, una storia diversa da quella ufficiale, è la storia delle cosiddette CLASSI UMILI, una storia ancora tutta da scrivere!” Allo scopo di portare all’attenzione del pubblico questa realtà, il 5 Agosto pomeriggio, in occasione della 69^ Edizione della Rassegna degli ovini di Campo Imperatore, sarà organizzato un incontro su queste tematiche, coordinato dal giornalista Sandro Marinacci, che prevede, oltre alla partecipazione di Marinella Della Rovere, Rosetta Germano, Manuela Tripodi, operatrici femminili del settore, anche la presentazione del libro di Edoardo Micati “Pastori”. Nella pubblicazione scrive Micati: “Sulle rocce della Maiella ci sono le testimonianze della situazione di disagio, di tormente e di sofferenza dei pastori”.

Rassegna ovini 2024 Campo Imperatore

“Mai più…se vado libero non mai più. Maliditto luoco, malidetto luoco. Ricordo di una triste estate. Mai più in questa montagna. Se me la salvo quest’anno mai più”. Nonostante la retorica, ancora attuale, sulla pastorizia e sulla transumanza in Puglia, un fenomeno storico che da anni si è estinto, le condizioni di questa attività oggi segnano un punto basso come patrimonio ovino e la cui conduzione viene portata avanti da giovani allevatori e grazie alla manodopera di lavoratori immigrati nei nostri paesi. Castel del Monte 5.000 capi, Calascio 700 capi, Barisciano 4.500 capi.

Villa Santa Lucia 600 capi, Ofena 300 capi. Ben poca roba se si pensa a quando il solo Castel del Monte poteva vantarsi di un patrimonio ovino di oltre 30.000 capi. A rilanciare, o meglio a sostenere il settore dall’estinzione, non concorrono certo le norme dell’Europa spesso troppo sensibile ad un ambientalismo integralista e salottiero che hanno determinato la necessità di maggiori spazi nelle stalle per ciascun capo e un limite di 60 capi che ciascun pastore può mungere a mano per “non stressare la pecora”, ridotte superfici di terreni che ciascun agricoltore (spesso anche pastore) può coltivare per produrre farro, grano, segala ecc. viene il sospetto che si voglia favorire le grandi multinazionali che producono gli stessi prodotti attraverso altri tipi di processi. Alla fatica, alla solitudine si aggiunge la beffa della riduzione dei contributi, dei tagli ai necessari, indispensabili sostegni economici. Allo stato attuale le Istituzioni stanno fin troppo ferme, guardano senza attivarsi, rievocano a volte una cultura che ha segnato in maniera importante le vicende del nostro Abruzzo, ma, aldilà delle parole di circostanza nelle ricorrenze, dell’esaltazione banale e retorica della pastorizia restano ferme a guardare e intanto “soffre la pastoral rozza famiglia” in un abbandono che non aiuta i volenterosi figli di pastori che, pur tra tanti problemi e difficoltà, continua o vuol continuare a mantenere la tradizione dei padri e dei nonni. Un pastore, relativamente giovane, con me dialogante un giorno sentenziò di se e del suo mestiere: “Un uomo di oggi che combatte contro il tempo per mantenere antiche tradizioni”.

Questo articolo è stato pubblicato sul periodico I Cinturelli, un progetto editoriale nato nel 2010 da un’idea di Dino Di Vincenzo e Paolo Blasini. I Cinturelli, disponibile online e cartaceo, racconta la storia, la cultura, le tradizioni e le leggende del territorio.

I Cinturelli, oltre Sallustio: meglio dedicare una statua… alla pecora