Operazione antidroga all’Aquila, un altro arresto

23 novembre 2024 | 12:46
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Operazione antidroga all’Aquila, un altro arresto

L’AQUILA – La polizia rintraccia e arresta un altro membro dell’associazione smantellata nell’operazione antidroga di qualche giorno fa.

L’AQUILA – La polizia rintraccia e arresta un altro membro dell’associazione smantellata nell’operazione antidroga.

È salito a 25  (21 in carcere, 3 ai domiciliari ed 1  obbligo di dimora) il numero delle misure cautelari complessivamente eseguite in esecuzione dell’ordinanza con il quale il G.I.P. del Tribunale di L’Aquila ha emesso 30 misure cautelari nell’ambito della vasta operazione della Squadra Mobile di L’Aquila e della Sisco di L’Aquila coordinata dalla Direzione distrettuale Antimafia di L’Aquila. Oggi personale della Squadra Mobile di L’Aquila e della locale S.I.S.C.O. ha rintracciato e tratto in arresto a L’Aquila un’ altro membro dell’associazione facente parte dei 9 affiliati collocati subito dopo il vertice nella gerarchia del gruppo criminale. L’uomo è stato associato al carcere dell’Aquila.

L’operazione

L’indagine della Sezione investigativa del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile è stata coordinata dalla pm Roberta D’Avolio. Durata oltre due anni – dal 2022 fino a giugno scorso –  ha portato a colpire un’organizzazione potente e ramificata dedita al confezionamento e allo spaccio di stupefacenti, soprattutto cocaina, venduta in dosi da 40 euro a salire, fino ad arrivare agli 80. Su alcuni degli arrestati oltre all’accusa di spaccio, pesa l’aggravante di essersi associati in numero superiore a 10 persone.
Durante le operazioni di arresto e perquisizioni è stato utilizzato anche un elicottero – udito e visto da molti – che ha sorvolato la città già dalle prime ore del mattino di lunedì 18 novembre. Imponenti anche i numeri: 30 arresti42 indagati650 i clienti – tra cui molti nomi noti nell’aquilano – cessioni di cocaina importanti, (alcuni clienti hanno acquistato anche circa 600 grammi di sostanza in poco più di un anno).

Un guadagno per la banda che si aggira intorno ai due milioni di euro.
28 gli appartenenti, tra italiani, macedoni e albanesi, legati tra loro in parte da legami affettivi o di parentela. Il covo dell’associazione si trovava a L’Aquila, su via Montorio al Vomano, non lontano da via Strinella: è qui che avvenivano le riunioni tra sodali, è qui che si era trasferita la moglie di uno degli arrestati con il compito di vigilare sul confezionamento dei ‘pacchetti’ di cocaina. Le zone di spaccio erano a macchia d’olio e si estendevano in tutta la città fino all’estrema periferia, in centro storico, tra il Parco del Castellovia Molise, via Zara, su via Rocco Carabba (piazzale EUROBET ).

Un’altra donna, un’aquilana, dipendente di un negozio di telefonia, secondo l’accusa avrebbe aiutato la banda nel tempo, fornendo sim intestate a ignari clienti del negozio, dei quali utilizzava indebitamente i documenti di identità per intestare le schede. Un uomo, sempre aquilano, promotore finanziario, avrebbe collaborato fornendo il supporto utile per ottenere prestiti e finanziamenti per acquistare macchine e motociclette.

A capo del sodalizio criminale, un uomo di nazionalità albanese, ma radicato in città da tempo, il cui compito sarebbe stato quello legato alla gestione e all’approvvigionamento della sostanza stupefacente da fornire all’organizzazione; avrebbe intrattenuto contatti diretti con i canali di rifornimento, avrebbe concordato i prezzi di acquisto e vendita della droga e avrebbe infine ricevuto la maggior parte dei proventi dello spaccio da utilizzare poi per finanziare nuovi approvvigionamenti, Insieme a lui un altro albanese – secondo per importanza all’interno dell’organizzazione –  uomo di fiducia del primo, del quale seguiva le direttive e con cui avrebbe organizzato e coordinato il lavoro con gli altri associati per stabilire le modalità di detenzione degli stupefacentil’occultamento e le attività di spaccio. Una donna, convivente di uno degli apicali, si sarebbe occupata della preparazione degli stupefacenti (in gergo “le caramelle”), gestendo anche il pacchetto clienti. A livello intermedio c’erano altri uomini, sia stranieri sia italiani, punti di riferimento dell’organizzazione per la gestione ma anche per la cessione degli stupefacenti.