Personale sanitario e violenza di genere, una scia senza fine

Oltre il 70% delle aggressioni in ambito sanitario colpisce il personale femminile, con al primo posto le infermiere. Una lunga scia di violenza senza fine. L’incontro del Rotary Club L’Aquila che ha affrontato il problema alla presenza di figure femminili divenute simboli.
“Oltre il 70% delle aggressioni in ambito sanitario colpisce il personale femminile, con al primo posto le infermiere. Dati che spaventano, numeri che fanno inorridire e riflettere. Le infermiere, soprattutto, che sono da sempre il pilastro del sistema sanitario, si ritrovano, in molte occasioni, abbandonate a loro stesse, vittime di un sistema che non riesce a tutelarle”. La pesante denuncia arriva dalla dottoressa Maria Luisa Ianni, consigliere comunale e presidente dell’Opi L’Aquila, sentita dal Capoluogo a margine dell’incontro voluto e promosso dal Rotary Club L’Aquila.
Il dato che denuncia una lunga scisa di violenza è del sindacato Nursing Up che lo ha ricordato proprio nella Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne. Le infermiere molto spesso sono abbandonate a loro stesse e possono contare esclusivamente sull’aiuto degli agenti di vigilanza presenti negli ospedali. Alla violenza non c’è mai una giustificazione, ma sentirne parlare, sempre più spesso, in luoghi deputati alla cura e al benessere della persona, dove il personale infermieristico, per la maggior parte di genere femminile, si prodiga senza sosta, anche in considerazione anche dell’enorme carenza di numero, ha veramente il sapore amaro dell’inciviltà e della barbarie. E non si tratta solo di casi di violenza sessuale da parte di medici e superiori, sempre più spesso la cronaca rimanda a casi di infermiere strattonate, malmenate, umiliate, aggredite fisicamente e verbalmente dai pazienti e dai parenti dei pazienti (come accaduto di recente anche a Pescaradove sono stati aggrediti medici e personale ed è stato devastato il reparto di Oncologia da parte dei parenti di un defunto ndr). In una giornata che non sia il 25 novembre, quella deputata al contrasto della violenza di genere, a L’Aquila si è tornato a parlare di aggressioni, nell’Auditorium messo a disposizione dalla Fondazione Carispaq, “Per fare in modo che i riflettori non vengano mai spenti”, ha chiarito ancora la dottoressa Ianni.
“Dobbiamo agire e farlo velocemente, la situazione non è accettabile, i dati parlano di cifre spaventose, un elenco intriso di sangue e violenza. Non possiamo più accettare che le nostre infermiere, tutte professioniste qualificate, lavorino in condizioni di costante pericolo. La loro sicurezza tutela e garantisce la dignità e l’efficienza dell’intero sistema sanitario italiano“. Alla tavola rotonda, condotta dalla giornalista Angela Ciano, sono intervenuti anche il Primario del Pronto Soccorso dell’Aquila, Angelo Flavio Mucciconi, per parlarfe della difficoltà della denuncia, il Dott. Massimiliano Capparoni, Presidente ANPSE, Associazione Nazionale Professionisti Sanitari in Evoluzione, che ha introdotto il fenomeno delle aggressioni, il Prof. Mario Giannoni, Presidente Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia dell’Aquila, l’Avv. Fabrizio Marinelli, Professore Ordinario Università dell’Aquila e Past President Rotary Club, e il Dott. Roberto Romano, Presidente AIES, Accademia Italiana Emergenza Sanitaria.

A portare il loro prezioso contributo due giovani professioniste: Silvia Manzollino, neo laureata in Infermieristica, collega di una ragazza vittima di abusi da parte del tutor, durante il periodo di studi, “La persona cioè – chiarisce – che dovrebbe accompagnarti e sostenerti in un periodo molto delicato, in cui devi approcciare a molte decisioni con serenità”. Silvia Manzollino, in seguito a questa bruttissima vicenda di violenza fisica, ma anche di genere subita dalla sua collega, ha deciso di realizzare insieme ad altre studentesse un video – proiettato durante l’evento – che a ottobre le è valso il premio con una targa al Secondo Congresso ANPSE.
C’era anche la dottoressa Martina Benedetti, infermiera, divulgatrice scientifica, simbolo durante la pandemia della lotta al Covid 19 e dei sacrifici compiuti dal personale sanitario che, a rischio della vita, hanno garantito in emergenza e con turni di lavoro massacranti, la sicurezza all’interno degli ospedali. La foto di Martina nel 2020 con il viso segnato pesantemente dalle mascherine e dalle protezioni fece il giro del web, contribuendo a a far luce sui turni massacranti che medici e operatori sanitari dovettero sopportare per fronteggiare l’emergenza. Oggi Martina è ancora in prima linea, sempre nel reparto di Terapia Intensiva: dopo le pacche sulle spalle e gli encomi durante la pandemia, le professioniste nel suo settore devono arginare, quasi quotidianamente violenze e abusi. “Ogni anno – spiega – ci sono migliaia di denunce che coinvolgono i nostri colleghi. E questa è solo una parte, perchè c’è chi ha paura di perdere il posto, soprattutto nel privato, e tace per timore di rappresaglie. Purtroppo tutto è molto lasciato al caso, devi essere fortunato a trovare gene perbene anche durante il percorso di studi. Le aggressioni sono solo la punta dell’iceberg; i dati agghiaccianti delle aggressioni sono da tempo sotto gli occhi di tutti, perché aspettare ogni volta l’episodio più grave per indignarci?”
Ha rimarcato la dottoressa Nicoletta Proietti, presidente del Rotary Club L’Aquila, promotrice dell’evento. “Il personale sanitario, soprattutto le donne sono vittime di violenze continue, sia durante l’espletamento del loro lavoro, prezioso e insostituibile, che durante il periodo della formazione”.