Rigopiano, appello bis per sei ex dirigenti regionali

3 dicembre 2024 | 18:41
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Rigopiano, appello bis per sei ex dirigenti regionali

La sentenza della Cassazione sulla tragedia di Rigopiano: definitiva la condanna per l’ex prefetto Provolo, mentre sei ex dirigenti regionali che erano stati assolti dovranno tornare a processo.

La sentenza della Cassazione sulla tragedia di Rigopiano: definitiva la condanna per l’ex prefetto Provolo, mentre sei ex dirigenti regionali che erano stati assolti dovranno tornare a processo, insieme al sindaco di Farindola e tecnici della provincia.

Diventa definitiva la condanna ad 1 anno 8 mesi per l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, nell’ambito della vicenda legata alla strage di Rigopiano dove il 18 gennaio del 2017 morirono 29 persone a causa di una valanga che travolse un hotel. Lo hanno deciso i giudici di Cassazione. Provolo è accusato di rifiuto di atti di ufficio e falso. Appello bis invece per sei persone, tutti dirigenti della Regione Abruzzo all’epoca dei fatti, che era stati assolti nei due precedenti gradi di giudizio. Si tratta di Pierluigi Caputi, Carlo Visca, Emidio Primavera, Vincenzo Antenucci, Sabatino Belmaggio e Carlo Giovani, che quindi dovranno affrontare un nuovo processo in Appello. Disposto un nuovo processo di appello per l’ex sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. La Suprema corte ha disposto il processo dinanzi ai giudici della corte d’Appello di Perugia. Nuovo processo di secondo grado anche per cinque dirigenti della Provincia e per un tecnico del comune all’epoca dei fatti. Per loro però, così come per il sindaco, potrebbe arrivare la prescrizione delle accuse. Confermata invece la condanna all’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso.
“La sentenza della Corte Suprema di Cassazione – commenta il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio – accoglie in parte le richieste del comitato delle vittime di Rigopiano, anche se ogni sentenza provoca dolore nei familiari delle vittime e dei superstiti di quella tragedia. Ribadisco il dovere, come rappresentante delle Istituzioni, di rispettare la sentenza e di prendere atto della decisione del giudice, ma attendo fiducioso il verdetto di Perugia sulle responsabilità dei dirigenti regionali. Nessuna decisione, comunque, potrà mai cancellare il dolore dei parenti di chi oggi non c’è più”.

Le tappe della vicenda a 7 anni dal disastro.

La sentenza della Cassazione arriva a sette anni dalla tragedia che si è consumata all’hotel Rigopiano. Ecco la cronologia della vicenda.
– 18 gennaio 2017: Manca una manciata di minuti alle 17 del 18 gennaio 2017 quando una valanga staccatasi, sul versante pescarese del Gran Sasso, dal vallone sovrastante investe il resort di Rigopiano provocando la morte di 29 persone. Nell’hotel di Farindola si salvano in undici tra personale e ospiti. Sono due di loro, Fabio Salzetta, operaio, e Giampiero Parete, ospite, a lanciare l’allarme con i cellulari. Le operazioni di soccorso scattano intorno alle 20. Sul luogo della tragedia i primi soccorsi, sugli sci, arrivano poco prima dell’alba, mentre la colonna dei mezzi che risale la strada arriva nel primo pomeriggio. Ci volle una settimana per recuperare tutti i corpi seppelliti sotto tonnellate di detriti e neve.
– 27 aprile 2017: La Procura di Pescara formulerà ipotesi di reato quali omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e omissioni colpose in materia di sicurezza sul lavoro, sulle autorizzazioni per la costruzione dell’hotel. C’è indagine anche sui ‘depistaggi’ dei funzionari della Prefettura. Il 27 aprile si apprende che ci sono i primi sei indagati tra amministratori e funzionari pubblici.
– 18 gennaio 2018: A un anno dal disastro il Comitato Vittime di Rigopiano organizza una giornata di commemorazione, con fiaccolata, corteo e messa insieme al vescovo di Pescara.
– 21 maggio 2018: Alessio Feniello, 57 anni, padre del giovane Stefano, una delle 29 vittime, viola i sigilli giudiziari che delimitano le macerie del resort per portare fiori sul luogo dove morì il figlio. Il gip del tribunale di Pescara lo condanna a pagare una multa di 4.550 euro.
– 11 gennaio 2019: Ai familiari delle vittime fondo da 10 milioni. Ad annunciarlo l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini.
– 6 febbraio 2019: La procura chiude le indagini e chiede il processo per 25 persone, poi salite a 30.
– 16 luglio 2019: Scatta processo a Pescara. Circa 110 le richieste di costituzione di parte civile nella prima udienza preliminare. In aula una cinquantina di familiari delle vittime, con indosso magliette bianche con le immagini dei loro cari.
– 3 dicembre 2019: Il gip di Pescara archivia 22 indagati nell’inchiesta madre: escono dall’inchiesta gli ex presidenti della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi, l’ex sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli.
– 23 febbraio 2023 La prima sentenza: il Gup in primo grado assolve 25 dei 30 imputati, tra i quali l’ex prefetto Francesco Provolo. Tra i condannati il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e funzionari della Provincia.
– 14 febbraio 2024 Sentenza in Corte d’Appello – Salgono a otto le condanne con la sentenza d’Appello del febbraio 2024: tra i destinatari c’è Provolo, un anno e otto mesi per falso e omissioni di atti d’ufficio, più funzionari della Prefettura e il tecnico comunale di Farindola.

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