Dante Labs, l’impegno è di tornare a crescere

In Regione occhi puntati sulla crisi Dante Labs: l’azienda garantisce il ritorno ai fasti del passato. Licenziamenti dovuti al ritorno alla genomica, la Cgil: “Non siamo soddisfatti”
Dante Labs, l’azienda garantisce che continuerà a investire all’Aquila. Proseguirà l’impegno sul territorio. I licenziamenti, dice, sono casi individuali e derivano dalla scelta di cambiare pelle, ovvero tornare al focus originario, la genomica, che necessita di competenze diverse rispetto a quelle di cui ci si è avvalsi in questi anni, sull’onda della pandemia.
Andrea Riposati, uno dei soci dell’azienda, lo ha spiegato a margine della seduta della Commissione Vigilanza del Consiglio regionale che si è tenuta oggi 4 dicembre. Insoddisfatta la Cgil, su impulso della quale si è riunito l’organismo. Il coinvolgimento della Regione deriva anche circostanza che Fira, la finanziaria regionale, detiene una parte delle quote di Dante Labs. “La società per cambiare pelle avrebbe dovuto seguire un iter diverso, ci sono delle regole da seguire”, dice Alessandra Marchionni della Filcams Cgil. “I circa 20 dipendenti rimasti oggi sono soggetti a una procedura di licenziamento collettivo che la stessa società ha ammesso essere invalida, a licenziamenti individuali, a contestazioni disciplinari. Si aggiungono retribuzioni non pagate da agosto. Non abbiamo a oggi nessuna interlocuzione con la società che ha presentato lo stato di crisi in tribunale”.
Dante Labs, situata nel Tecnopolo, ha attraversato una fase di crescita e cambiamento con la pandemia. La scelta di convertirsi all’esecuzione e all’analisi dei tamponi l’aveva fatta crescere in modo rilevante, fino ad arrivare a circa 60 dipendenti. Oggi la scelta dichiarata di tornare a concentrarsi sullo studio del genoma umano. A questo si sovrappone il concorso della Fira, la finanziaria regionale: attraverso un bando europeo aveva dato nel 2016 a Dante Labs 150mila euro acquisendo il 17 per cento delle quote. Avrebbe dovuto re – incamerare l’investimento dai soci fondatori e restituire loro il pacchetto entro il 2022, ma è mancato finora l’accordo sull’entità della somma. L’innalzamento del capitale sociale ha determinato infatti anche l’aumento del valore di quella partecipazione, che sarebbe ora compresa, a seconda delle stime, tra i 750mila e i 900mila euro.
Non è questo il punto, dice Riposati: “Quei 150mila euro investiti sul territorio sono un esempio di eccellenza per posti di lavoro e innovazione creati e con Fira abbiamo un ottimo rapporto, così come siamo soddisfatti del ruolo propositivo mostrato oggi dalla Regione. Noi siamo sereni e manteniamo il desiderio di investire in Abruzzo e continuare a crescere”. I licenziamenti li derubrica a “casi individuali aperti come società. Sono in corso cambiamenti a livello di business e avremo bisogno di assumere. Ci sarà un futuro assieme a persone con qualificazioni diverse, penso al software, alle vendite. Vogliamo tornare ai numeri del passato grazie al ritorno alla genomica con ulteriori allargamenti a settori che riguardano ad esempio l’oncologia”.
Ma la questione dei licenziamenti e dei ritardi dei pagamenti rimane, dice Marchionni della Cgil: “Chiediamo che vengano salvaguardati i livelli occupazionali e il diritto al salari”.
Nel corso della sua audizione l’assessore alle Attività Produttive, Tiziana Magnacca, ha rinviato ogni approfondimento di natura sanitaria (l’azienda ha richiesto l’accreditamento, un punto sul quale la seduta di oggi si è molto concentrata) all’Assessorato alla Sanità dichiarando che nella discussione riguardante la procedura di licenziamento collettivo tali problematiche non siano state mai poste sul tavolo da parte della società.
“Ritengo fondamentale mantenere alta l’attenzione su questa situazione critica che riguarda sia la tutela dei lavoratori, privati del proprio salario da mesi, sia un settore cruciale come quello sanitario”. ha dichiarato il presidente della Commissione Vigilanza Sandro Mariani. “Nelle prossime settimane prevediamo di convocare un’audizione con l’Assessore alla Sanità per approfondire le questioni legate agli accreditamenti e individuare possibili soluzioni evitando il rimbalzo di responsabilità o il mancato coordinamento nell’affrontare i tempi da parte dei componenti dell’Esecutivo Regionale”.
