Scontri in Siria, L’Aquila risponde all’appello sulla de-escalation delle armi

Oltre 500 morti negli scontri armati in Siria, l’associazione della presidente Rasha Alhaj Youssef Lepidi dall’Aquila risponde all’appello sulla “de-escalation delle armi”.
Oltre 500 morti negli scontri armati in Siria, l’associazione della presidente Rasha Alhaj Youssef Lepidi dall’Aquila risponde all’appello sulla “de-escalation delle armi”.
Risponde anche L’Aquila all’appello del dipartimento di Stato americano sulla “de-escalation delle armi in Siria”. Dopo gli scontri armati degli ultimi giorni, con un bilancio che ha raggiunto 514 morti, inclusi 92 civili, migliaia di persone sono state nuovamente costrette a lasciare le loro case. Una situazione “allarmante” secondo l’associazione “Solidarietà con il popolo siriano” nata in città dopo il sisma dello scorso anno, per raccogliere beni di prima necessità e donazioni in favore degli sfollati siriani. “Le recrudescenze degli ultimi giorni – dice la presidente Rasha Alhaj Youssef Lepidi – fanno svanire la speranza di un definitivo superamento della guerra civile che in realtà appariva significativamente probabile in considerazione della distensione dei rapporti con la Turchia nonché dalla ripresa delle relazioni con l’Italia”. Il nostro Paese si è infatti distinto nell’impegno a favore della causa siriana, mediante l’invio dell’Ambasciatore Stefano Ravagnan a Damasco e con la riapertura del Consolato siriano a Roma “che ha evitato ai siriani di tutta L’Italia il disagio di dover rivolgersi esclusivamente al Consolato siriano di Vienna”. Ma quanto sta accadendo nuovamente in Siria rappresenta una occasione mancata per l’intera comunità internazionale. “Sarebbe opportuno e necessario – prosegue Rasha Alhaj Youssef – che sia favorita una emigrazione regolare e regolamentata verso l’Italia a prescindere dal diritto di asilo. Dall’inizio della guerra nel 2011, infatti, altri Paesi, primo tra tutti la Germania, hanno ben compreso come nel mutato scenario globale l’emigrazione sia fenomeno fisiologico, rispetto al quale l’ostilità non può dare soluzioni ma la disciplina degli ingressi può contribuire alla ricchezza, economica e non, dello Stato. Così la Germania è il Paese d’Europa con la maggiore presenza di siriani (23,67% degli emigrati siriani al 2017 mentre l’Italia conta solo lo 0,27%) la maggior parte dei quali laureati, specie in medicina ed ingegneria, e migliore espressione culturale di un popolo che ha nella operosità una delle sue qualità. L’Italia invece non ha stabilito quote flussi da destinare alla Siria” conclude la presedente.