Beppe Grillo ci riprova, ma forse il M5S è in via di estinzione

Grillo ci riprova, ma forse il M5S è in via d’estinzione: la votazione congressuale viene ripetuta. Continua la sfida Conte – Grillo
Grillo ci riprova, ma forse il M5S è in via d’estinzione.
Una cosa del genere non si era mai vista. Tra le fila del M5S, una votazione congressuale che viene ripetuta, non perché ci siano state irregolarità, ma perché questa figura anomala del garante ha questo potere: far ripetere le votazioni a suo piacimento. Stiamo parlando dei 5Stelle, e dei due sfidanti: Grillo, il garante che gli iscritti vogliono cancellare o almeno ridimensionare, e Giuseppe Conte, che vuole il controllo completo del partito. Il confronto va avanti da mesi, ufficialmente da quando Conte ha deciso di avviare una costituente per modificare la struttura dei 5Stelle, ormai cosa ben diversa dal movimento delle origini. Conte, saldamente alla guida del movimento, vuole trasformarlo: dargli una identità, una collocazione politica, una struttura dirigenziale preparata ed esperta. Una evoluzione seguita con interesse del Pd che, sognando un campo largo, non può prescindere dal M5S. Questo rinnovamento o normalizzazione si scontra prima di tutto con questa figura del garante. Poi, con il grillismo dove uno valeva uno, dove il limite dei due mandati era stato voluto per evitare di avere politici di professionee dove si volevano evitare alleanze o contaminazioni.
Di acqua sotto i ponti ne è passata molta. Conte è andato al governo con la Lega, poi con il Pd. Infine, spinto allo stesso Grillo, il movimento ha sostenuto Draghi. Come può questa formazione politica non tenere conto dell’evoluzione che ha avuto nel tempo? Conte vorrebbe iscrivere il M5S nell’area progressista, cercare alleanze basate sui programmi, fare affidamento su chi ha fatto esperienza nell’attività politica (senza il limite dei due mandati). Poi non vuole soprattutto questa figura del garante. Operazione complessiva che piace agli iscritti, non certo a Grillo, convinto che il suo vecchio movimento sia morto. E non a caso il suo ultimo spot lo ha registrato alla guida di un carro funebre.
Comunque, dal 21 al 24 novembre gli iscritti hanno votato e in maggioranza hanno dato il via libera al processo rinnovatore. Ma Grillo si è appellato a un cavillo dello statuto sui poteri del garante che gli consentono di far ripetere la votazione. Infatti si vota nuovamente fino alle 22 di domenica 8 dicembre. È il triste estremo tentativo del garante di evitare la sua rottamazione. Grillo sa che non può vincere, infatti nella precedente votazione ha perso, ma punta sul quorum: la votazione è valida se partecipa almeno la metà degli iscritti. Così spinge sull’assenteismo, spera sulla non partecipazione. Sarebbe la paralisi. Sarebbe la sua vittoria.

Proviamo però ad azzardare che quel tentativo non andrà in porto. Conte avrà la sua vittoria. E Grillo? Sicuramente non potendone riprenderne la guida preferirebbe la fine di quell’esperienza. Quel carro funebre mostrato nel video è significativo. Grillo potrebbe dar vita a un nuovo movimento, ma con quali possibilità di successo? I miracoli non sono ripetibili. È riuscito una volta, fino a portare il M5S oltre il 30 per cento dei voti, oggi potrebbe far affidamento solo su qualche deluso. Potrebbe farlo solo per indebolire ulteriormente il partito di Conte, che già ora non sembra proprio essere in salute. La disputa al vertice ha solo accentuato una crisi che si evidenzia in ogni occasione elettorale. I sondaggi in passato si sono mostrati eccessivamente generosi. Per le Europee di giugno si pronosticava un risultato tra il 13 e il 15 per cento, invece è stato sotto il 10 per cento. La conferma è arrivata dalle elezioni regionali con risultati veramente minimi, anche nelle regioni dove la coalizione ha vinto.
In realtà per Conte la strada è in salita. Pensava, solo alcuni mesi fa, di poter contendere alla segretaria del Pd la guida di una coalizione alternativa alla destra. Oggi i rapporti di forza non consentono nemmeno un tale pensiero. Conte è costretto a uscire dall’ambiguità della collocazione dicendo apertamene che è collegata in un’area progressista. Ma sulle alleanze è estremamente cauto. Non vorrebbe alcuna alleanza dove è presente Renzi, che invece la Schlein ritiene importante in una coalizione. Inoltre, sugli aiuti all’Ucraina ha una posizione lontana a quella del Pd. Il vero problema, alleanze a parte e distinguo, sarà quella di dare un’identità ai 5Stelle. Sui temi del pacifismo e dell’ambientalismo sono più lontani dal Pd, ma vanno a sovrapporsi ai verdi e sinistra di Fratoianni e Bonelli, che su queste materie hanno una storia antica e probabilmente anche una maggiore credibilità. Su altri temi sono vicini al Pd. Così può apparire quasi scontata la domanda: perché votare per i 5Stelle?
Le risposte le stanno dando gli elettori. Il successo di quel movimento in passato era arrivato su parole d’ordine nuove, su proposte originali. Perfino su illusioni. Oggi deve trovare una propria strada, indicare una strategia, forse fare chiarezza anche sulle alleanze, offrire una ragione valida per votare 5stelle. Ci riuscirà Conte?Questa è la sua scommessa, certamente la resistenza di Grillo non lo aiuta. Soprattutto in una forza nata come alternativa ai partiti delle élite e che ora è paralizzata nella disputa tra il leader di ieri e il leader di oggi.
Foto di: Ansa