Assergi, la classe 1954 in festa: 70 anni ben portati

Ad Assergi la festa dei nati nel 1954: “70 anni ben portati e… ben mangiati”.
Ad Assergi la festa dei nati nel 1954: “70 anni ben portati e… ben mangiati”.
Che cosa sono in fondo 70 primavere, quando lo spirito è lo stesso degli anni passati, i ricordi portano ancora i colori dell’infanzia e della prima giovinezza, e i visi mostrano, appena appena, i segni del tempo? I nati (o residenti) ad Assergi dell’anno 1954, per festeggiare il rispettabile traguardo anagrafico, si sono visti domenica 1° dicembre a pranzo da Franchino, fuori le bellissime mura dell’antico Castello di Assergi, nei pressi di quella che era la porta settentrionale: uno scenario suggestivo, che richiama la storia lontana del borgo e quella più vicina dei nostri giochi all’aria aperta. A una tavola erano seduti: Maria Teresa Alfonsi e suo marito Franco, lo scrivente Giuseppe Lalli e Angela Corrieri, Gianfranco Corrieri e sua moglie Franchina (da poco – ma non lo mostra affatto – entrata a far parte della categoria dei pensionati), Franco Giuseppe Scarcia (Franco Pino) e sua moglie Pina, Antonietta Tacca e suo marito Enzo, e, nella tavola accanto, Paolo De Federicis e sua moglie Maria Giuseppina, Giulio Sericola e sua moglie Palmira, Agostino Fiordigiglio e sua moglie Stefania.
Abbiamo gustato antipasti misti con polpettine, costine di maiale, funghi, peperoni, zucchine, cavolo cappuccio viola e bianco, polenta, fagioli e castagne, primo sale fritto con tartufo e miele, tagliere di salumi e formaggio, pane dorato, pizza fritta e tortelline di salsiccia grigliata; per passare ad un prelibato primo piatto di spaghettoni quadrati fatti a mano con olaci, pancetta e crema di pecorino e ad un ottimo secondo di filetto con insalata e cicoria e patate ripassate in padella; e per finire torta di compleanno, spumante, caffè e amari. Il tutto innaffiato, oltre che da buon vino bianco e rosso, da un’atmosfera di fresca allegria, con cornice di battute spiritose legate all’ambiente paesano di un tempo, e dalla cortesia di Franchino, simpatica e non convenzionale.
Tanti gli argomenti toccati in quella che è stata una conversazione cordiale e serena e con un piacevole accento di complicità, come avviene spesso quando i ricordi si affastellano e lo sguardo retrospettivo su una vita già non breve induce alla moderazione dei toni e all’indulgenza dei giudizi, mentre gli anni veicolano, insieme alla saggezza, qualche inevitabile acciacco.
Settanta è numero significativo: settanta furono i discendenti di Noè dopo il diluvio universale, settanta furono gli anni dell’esilio babilonese del popolo ebraico, settanta furono i membri della famiglia di Giacobbe che scesero in Egitto, settanta fu il numero degli anziani che Mosè, su ordine di Dio, scelse affinché lo supportassero nel governo del popolo (e molto altro ancora…). Settanta, nella Bibbia, è il numero della pienezza della vita. Insomma, i settant’anni andavano festeggiati bene e lo abbiamo fatto. Arrivederci ai prossimi settant’anni e buon Natale a tutti!
Giuseppe Lalli