La legge mancia spacca il Patto per l’Abruzzo

8 dicembre 2024 | 08:57
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La legge mancia spacca il Patto per l’Abruzzo

Il leader Luciano D’Amico era fermamente contrario ma una parte dell’opposizione del Patto per l’Abruzzo ha contribuito a scrivere la legge mancia determinando una spaccatura. I dettagli

Sulla legge mancia a dispetto delle apparenze del voto in Consiglio regionale abruzzese (tutti contrari) l’opposizione si è spaccata. Il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle hanno hanno votato no senza partecipare alla distribuzione delle risorse, senza cioè scegliere una propria parte di beneficiari. Gli altri quattro consiglieri della minoranza, risulta al Capoluogo, pur esprimendo formalmente in Aula la propria contrarietà le risorse le hanno avute e usate. Si tratta di Alessio Monaco (Alleanza verdi sinistra), Enio Pavone (Azione), Vincenzo Menna e Giovanni Cavallari (Abruzzo Insieme, la lista del candidato presidente D’Amico).

Eppure il professore Luciano D’Amico, leader del Patto per l’Abruzzo, era stato chiaro sin dall’inizio: la legge mancia va avversata in modo radicale perché la sua cancellazione è un caposaldo del programma, non bisogna contribuire a scriverla e a scrivere l’elenco dei destinatari dei fondi. Le discussioni in coalizione sono state diverse e accese, ma è rimasto un gruppo di scettici che di allinearsi non voleva saperne. Così D’Amico a fine novembre ha giocato la carta della dichiarazione pubblica: smentiscano i consiglieri di opposizione “la grave accusa di concorso alla spartizione consociativa in atto”. Era un messaggio nemmeno tanto cifrato a chi nel Patto per l’Abruzzo non condivideva la linea di bocciatura totale della legge che assegna un budget ai membri del Consiglio, di maggioranza e di opposizione, che ne fanno uso per finanziare interventi e sostegno a Comuni e associazioni sul territorio. La dichiarazione pubblica di D’Amico era un tentativo estremo di mettere con le spalle al muro il gruppetto dei “ribelli”. Non è servito.

Perché dei quattro l’unico a fornire pubblica smentita è stato Monaco. Ma poi il listone di interventi (oltre 14 milioni a pioggia) ha contribuito a scriverlo, così come Pavone, Menna e Cavallari. Il Capoluogo ha chiesto lumi a ciascuno dei quattro. Monaco ha risposto: “Se ne è già scritto e parlato, ci sono tante cose da fare e non ci possiamo occupare solo di questo argomento”, mentre per Pavone “non è una domanda che si può fare così”.

Menna e Cavallari hanno espresso al Capoluogo la posizione di Abruzzo Insieme. Menna assicura che è la stessa per tutti e quattro: “La legge è da abolire ma dal momento che siamo in minoranza e non possiamo farlo, dobbiamo considerarla un’opportunità: non per il singolo consigliere ma per i territori. Nella scelta degli interventi che ho indicato ho rispettato i criteri che sostengo per la riforma della legge: la discrezionalità deve essere mitigata da alcuni paletti, vanno supportati i Comuni e ci deve essere una rotazione tra di essi, vanno aiutate le associazioni di un certo tipo, non certo i tornei di biliardino”. Da Menna 130mila euro al Comune di Atessa, diecimila ciascuno a quelli di Fallo e Casoli, cinquemila euro all’Anffas di Atessa.

Per Cavallari, che ha fatto inserire 80mila euro per il Comune di Teramo e un altro finanziamento a un “Comune di montagna” che non vuole specificare, “la legge va rivista e rimodellata, sotto il profilo dei contenuti e delle possibilità di finanziamento. Servono criteri che siano oggettivi, che si vadano a finanziare i Comuni e gli aspetti sociali, ma fino a quando esiste e i consiglieri vengono eletti nei territori provinciali è a vantaggio di quei territori che devono operare”.

consiglio regionale 26 giugno 2024