I Cinturelli, Farfa o Forfona: piccole imprecisioni nella toponomastica aquilana

15 dicembre 2024 | 09:57
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I Cinturelli, Farfa o Forfona: piccole imprecisioni nella toponomastica aquilana

Torna l’appuntamento con la rubrica I Cinturelli. Santa Maria di Farfa o Forfona? I piccoli errori nella toponomastica aquilana.

I Cinturelli – Torna l’appuntamento con la rubrica del Capoluogo. Il contributo di Marco Bartolomucci.

Torna l’appuntamento con la rubrica I Cinturelli. Questa settimana ci addentriamo nelle piccole imprecisioni nella toponomastica aquilana. “Novantanove piazze colle chiese, pure novantanove le cannelle, quattro riuni e populu cortese, e le quatrane quasci tutte bbelle”. Sorvolando sul fatto delle “quatrane QUASCI tutte bbelle”, la canzone ci ricorda la leggenda secondo la quale la città fu fondata dall’unione di novantanove castelli. A conti fatti i castelli fondatori forse non sono proprio novantanove, ma il loro numero è certamente abbastanza vicino a questa cifra. Ogni castello contribuì alla costruzione di un pezzo della città, edificando una chiesa, una fontana e una piazza. I quattro rioni che cita la canzone sono i quarti della città: S. Maria, S. Pietro, S.Giovanni (S.Marciano) e S. Giorgio (S.Giusta). Molti dei castelli ubicati nei territori a est della città confluirono nel quarto di S. Maria, come Paganica, Navelli, San Demetrio, Camarda, Assergi, S. Nicandro. Dall’attuale territorio di Barisciano confluirono all’Aquila quattro castelli: Barisciano, Bariscianello, S. Maria di Forfona e Villa S.Basilio. Nella toponomastica della città è rimasta memoria dei vari insediamenti, ad esempio Via Sinizzo, Piazza S. Maria Paganica, Via Bominaco, Via de’ Navelli ecc. Per quanto riguarda gli insediamenti provenienti dall’attuale territorio di Barisciano c’è Piazza Bariscianello, la bella piazzetta in fondo alla scalinata di San Bernardino. C’è anche Via Barisciano, denominata di recente,ma ancora priva di cartello segnaletico.Si tratta di una piccola stradina in terra battuta che scende da Porta Castello verso Via Strinella. Nel luogo dove c’è Porta Castello c’era anticamente Porta Barisciano che andò perduta con la realizzazione del terrapieno che circonda il Forte Spagnolo. Secondo alcuni, in profondità davanti a Porta Castello, potrebbero trovarsi i resti dell’antica Porta Barisciano. C’è poi una via, Via S. Maria a Forfona, che va da Via Panfilo Tedeschi fino a Piazza Giacomo Matteotti. Anche questa piazza, così come la via, una volta era denominata “ S. Maria di Forfona” e aveva al centro l’omonima chiesa. Negli anni del regime la chiesa fu demolita e riedificata, ridimensionata, lateralmente alla piazza, la quale fu intitolata a Costanzo Ciano e successivamente, nel dopoguerra,a Giacomo Matteotti. Per molti aquilani Piazza Matteotti è ancora “Piazza S. Maria di Farfa”, si, proprio così, “di Farfa” e non “di Forfona”.Il quartiere, nei pressi di Porta Leone, è anch’esso chiamato con lo stesso nome. S.Maria di Farfa è un’importante Abbazia Benedettina che si trova a Fara Sabina, in provincia di Rieti, e che nulla ha a che vedere con S. Maria di Forfona. La strada che, come abbiamo detto, va da Via Panfilo Tedeschi a Piazza Matteotti riporta una denominazione doppia: da un capo è indicata come Via S. Maria a Forfona, dall’altro capo Via S. Maria di Farfa. Anche il segnale turistico davanti alla chiesa indica “S.Maria di Farfa” mentre la sottostante descrizione parla di “S. Maria di Forfona”. Perchè nei secoli si è affermato Farfa al posto di Forfona? Forse Farfa è sembrato un termine più raffinato, più cittadino? Forfona è un termine altrettanto nobile, deriva dal nome dall’antico Vico Romano di Furfo, un insediamento che ha attraversato tutte le epoche: italica, romana, medievale. Attualmente è oggetto di un importante studio, il “Progetto Furfo”, a cura degli enti preposti.

Questi piccoli errori che abbiamo elencato andrebbero corretti, per ridare un senso di precisione storica alla toponomastica: la dicitura corretta del quartiere, della strada e della Chiesa è: S. Maria di Forfona!

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Questo articolo è stato pubblicato sul periodico I Cinturelli, un progetto editoriale nato nel 2010 da un’idea di Dino Di Vincenzo e Paolo Blasini. I Cinturelli, disponibile online e cartaceo, racconta la storia, la cultura, le tradizioni e le leggende del territorio.

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