Dante Labs, i lavoratori non ci stanno e denunciano: diritti calpestati

Dante Labs, al comunicato stampa dell’azienda rispondono i lavoratori in una lettera al Capoluogo: “Diritti calpestati”
Dante Labs, dipendenti ed ex dipendenti rispondono all’azienda, che nelle scorse ore ha annunciato la revoca della procedura di licenziamento collettivo intrapresa tre mesi fa.
Un nutrito gruppo di lavoratori ed ex lavoratori di Dante Labs, in una dettagliata lettera al Capoluogo, si ribella alle parole e alla postura della proprietà, che tra l’altro asserisce che le contestazioni di uno dei sindacati (la Cgil, ndr) “sono state rigettate pressoché interamente dal Tribunale di L’Aquila” e auspica “uno svolgimento di relazioni costruttive e propositive con tutti i sindacati”.
I lavoratori si rivolgono al Capoluogo parlando di “diritti calpestati” in opposizione alla “immagine rassicurante e propositiva offerta dall’azienda”. Tra le denunce quella di “mesi di stipendi non pagati, quattordicesime assenti, TFR non erogati, permessi e ferie non liquidati”. Di seguito il testo completo:
In risposta al comunicato aziendale da voi pubblicato in precedenza, riteniamo doveroso fornire una visione dei fatti dal nostro punto di vista di ex dipendenti di Dante Labs, in parallelo alle iniziative intraprese dalla Filcams CGIL, molti dei quali oggi si trovano in una situazione di estremo disagio economico e psicologico. Il nostro obiettivo è esprimere il nostro sconforto e la nostra indignazione di fronte all’ennesima beffa subita. Vogliamo evidenziare come la realtà vissuta quotidianamente sia molto diversa dall’immagine rassicurante e propositiva offerta dall’azienda, e come lo stesso Tribunale dell’Aquila abbia recentemente accertato la condotta antisindacale della società accogliendo il ricorso presentato da Filcams CGIL ai sensi dell’ex art. 28.
Una storia di mancati pagamenti e incertezze economiche:
- Natale 2023: già allora, oltre un anno fa, si erano verificati i primi segnali di difficoltà. Arrivammo alla giornata di Natale senza la mensilità di novembre e la tredicesima, corrisposte solo in ritardo nel mese di gennaio. Già in quel periodo, le famiglie di alcuni di noi hanno iniziato a subire le conseguenze di tali ritardi.
- Da marzo 2024: la mancata condivisione di strategie chiare e lunghi periodi senza commissioni significative hanno spinto molti colleghi a cercare fortuna altrove. Un esodo costante di lavoratori, indotto dalla totale incertezza sul futuro aziendale Da tale data ad oggi, sono ben 39 i dipendenti perduti.
- Da aprile 2024: quasi la totalità dei dipendenti che hanno lasciato Dante Labs da questo mese in poi, non hanno ricevuto il dovuto TFR né le mensilità mancanti. Una situazione che tutt’oggi perdura, costringendo chi ha cambiato lavoro a dover affrontare ulteriori difficoltà per recuperare quanto spetta loro di diritto tramite procedure legali.
- Da maggio 2024: la sospensione e i ritardi nei pagamenti si intensificano, ignorando ogni nostra richiesta di chiarimenti o solleciti. Le difficoltà nel pagamento degli stipendi non sono più episodiche, ma si trasformano in una preoccupante e sistematica “prassi”.
- Maggio-giugno 2024: in questo periodo si assiste a un netto peggioramento della situazione: da un lato iniziano i primi licenziamenti effettuati senza alcun preavviso, mentre dall’altro alcune storiche figure professionali dell’azienda nonché figure manageriali di grosso rilievo se ne vanno o vengono licenziate. Nel frattempo, i pagamenti degli stipendi seguono logiche opache e arbitrarie: alcuni dipendenti, considerati “essenziali e fedeli”, continuano a essere retribuiti con puntualità, mentre coloro che hanno osato far valere i propri diritti restano senza stipendio, senza una valida giustificazione. Di fronte a tali discrepanze, le richieste di chiarimento dei lavoratori si scontrano con una dichiarazione sconcertante del CEO, che definisce i pagamenti come effettuati “in maniera casuale”.
- Luglio 2024: dopo le nostre continue segnalazioni agli organi sindacali, il CEO incontra i dipendenti e fornisce un calendario di pagamenti per il “recupero degli arretrati”. Tutto vano. Le rassicurazioni si rivelano parole vuote: chi contesta la situazione viene ignorato, mentre si continua a pagare solo una cerchia ristretta, forzando gli altri ad andarsene.
- Agosto 2024: viene corrisposta la mensilità di giugno (l’ultima per molti di noi). Il promesso riallineamento entro fine mese non avviene. Senza informarci, l’azienda chiede ai sindacati l’accesso a Fondi di Integrazione Salariale (FIS), dichiarando di avere un esubero di personale. Il CEO assicura (ancora) che i posti di lavoro verranno preservati e che l’azienda è in crescita.
- Settembre 2024: pochi giorni dopo, vengono effettuati altri 4 licenziamenti individuali – addirittura consegnando le lettere a mano o inviandole in periodi di ferie tra il 25 e il 26 settembre– per poi avviare, il 26 settembre stesso, una procedura di licenziamento collettivo per altre 13 persone senza alcuna preventiva comunicazione e consultazione col sindacato. Da più fronti legali, anche dallo stesso consulente del lavoro aziendale, tale procedura viene definita viziata e da revocare. A partire da tale mese, molti dipendenti rimasti hanno subito numerose lettere di richiamo per motivazioni apparse del tutto irrilevanti, un ulteriore strumento di pressione che ha reso il clima interno sempre più insostenibile e teso.
Nel frattempo, la situazione debitoria dell’azienda nei confronti dei lavoratori si aggrava. Ritardi su ritardi: mesi di stipendi non pagati, quattordicesime assenti, TFR non erogati, permessi e ferie non liquidati. Chi, non potendo più sostenere tale incertezza, ha deciso di dimettersi, l’ha fatto per poter almeno accedere alla NASPI, un sostegno al reddito che non sarebbe dovuto diventare l’ultima spiaggia, ma che è stato reso necessario dal comportamento omissivo e negligente dell’azienda. Degli iniziali 13 lavoratori coinvolti nella procedura di licenziamento collettivo, 10 hanno dato le dimissioni per poter sopravvivere economicamente.
Il Tribunale dell’Aquila, il ricorso Filcams CGIL e l’atteggiamento contraddittorio dell’azienda:
a riprova del quadro appena descritto, lo scorso 16 dicembre il Tribunale dell’Aquila ha accolto il ricorso di Filcams CGIL, dichiarando antisindacale la condotta di Dante Labs. Il giudice ha ordinato all’azienda di consegnare, entro pochi giorni, i bilanci, i contratti e i dati relativi a fatturato e ricavi, per fare finalmente chiarezza sulla reale situazione finanziaria. La pronuncia mette in evidenza come la società abbia omesso intenzionalmente di fornire le informazioni necessarie affinché i sindacati potessero comprendere appieno le conseguenze occupazionali delle sue strategie, impedendo così un’adeguata difesa dei lavoratori. Nonostante ciò, Dante Labs – mentre chiede lo stato di crisi (25/10/2024) – si è ben guardata dal portare avanti un confronto costruttivo con le istituzioni. Sia al tavolo regionale, convocato in presenza dell’Assessore alle Attività Produttive, sia nelle Commissioni di Vigilanza, l’azienda non ha mostrato disponibilità ad un dialogo sincero e trasparente. In un caso, addirittura, il CEO ha abbandonato il confronto senza nemmeno sottoscrivere il verbale finale, di fatto vanificando qualsiasi tentativo di mediazione o chiarezza.
L’amarezza e l’esasperazione degli ex dipendenti:
siamo profondamente amareggiati ed esasperati. Di fronte ad un’azienda che pubblicamente si autocelebra, proclamando solidità economica e nuovi progetti di espansione, noi ex dipendenti abbiamo subito per mesi il mancato pagamento di stipendi e TFR. Lungi dal tenere un comportamento “costruttivo e propositivo”, Dante Labs, a nostro avviso, ha messo in atto una vera e propria strategia per logorare i lavoratori, costringendoli alle dimissioni per poter almeno accedere alla NASPI. Le rassicurazioni fornite in passato si sono rivelate semplici parole, mentre la realtà parla di licenziamenti non in linea con il CCNL, mancate retribuzioni e assenza di trasparenza. Non sono mancate le situazioni paradossali: alcuni di noi, nel tentativo estremo di ottenere un minimo di chiarezza e rispetto, si sono recati personalmente negli uffici per chiedere le retribuzioni arretrate, ricevendo puntualmente solo promesse come “lo sto facendo ora” o “oggi provvedo”. Queste rassicurazioni, mai concretizzate, si sono rivelate mere prese in giro, aumentando la frustrazione e l’umiliazione subite. A tutto questo si aggiunge l’ulteriore sconcertante contraddizione: mentre da un lato l’azienda non fornisce risposte concrete alle domande e ai problemi che essa stessa ha creato, dall’altro continua a diffondere comunicati stampa privi di contraddittorio, dove si dipinge come solida e lungimirante, pronta ad assumere nuove figure professionali per un “nuovo business” che in realtà è il suo da sempre. Una totale mancanza di rispetto per i lavoratori che, nel frattempo, soffrono le conseguenze di scelte e strategie mai chiarite e che si sentono, ora più che mai, abbandonati, traditi e beffati. Noi chiediamo che queste contraddizioni emergano e che la verità venga finalmente portata all’attenzione dell’opinione pubblica: chi era dentro Dante Labs ha toccato con mano una realtà ben diversa da quella narrata nei fantasiosi comunicati unilaterali. Una realtà fatta di silenzi, omissioni, mancati pagamenti, licenziamenti ingiusti e, ora, persino una condanna per condotta antisindacale.
Il nostro appello:
chiediamo che questa realtà venga raccontata integralmente. Chiediamo che si sappia che dietro ai comunicati stampa rassicuranti ci sono lavoratori e lavoratrici che hanno visto i propri diritti basilari, sanciti da leggi e contratti collettivi, calpestati. Non vogliamo polemiche strumentali, ma pretendiamo che i fatti vengano esposti con trasparenza, così come stabilito dal Tribunale dell’Aquila.
Che i lettori, le istituzioni e l’opinione pubblica possano finalmente conoscere l’altra faccia della medaglia: quella di chi ha perso lavoro, serenità e fiducia, senza alcun contraddittorio né il minimo riconoscimento del lavoro comunque portato avanti gratuitamente per mesi.
