Sulmona senza sindaco, parla l’ex Gianfranco Di Piero

Intervista al sindaco uscente di Sulmona, Gianfranco Di Piero: “Amareggiato e deluso, a Sulmona serve classe dirigente”
Gianfranco Di Piero a tre giorni dalla sfiducia al telefono sembra sereno. L’oramai ex sindaco di Sulmona, defenestrato dalle dimissioni della maggior parte dei consiglieri comunali (una modalità in questa città utilizzata nelle storia recente molto di frequente) dichiara nell’intervista al Capoluogo: “Avrei dovuto esercitare maggiore autorità, ma era molto lecito aspettarmi maggiore responsabilità dai miei consiglieri”.
A parte questo, niente rimpianti: Gianfranco Di Piero ritiene di avere fatto il possibile. La situazione politica si è ingarbugliata praticamente già all’indomani della sua elezione a sindaco a fine 2021: “La mia maggioranza era rissosa, un paradosso visto che sono stato eletto grazie al voto sul sindaco, ovvero che le liste hanno preso meno voti di me. Aldo Moro diceva che un governo di coalizione presuppone una comune assunzione di responsabilità, a cominciare dal riconoscimento del ruolo del sindaco. Così evidentemente non è stato. Basti pensare che la decisione su chi dovesse eletto alla Presidenza del Consiglio comunale è stato il fattore scatenante della crisi della mia maggioranza, il che è tutto dire”.
Di Piero dà quindi credito alla tesi che attribuisce la “perdita” del primo pezzo di maggioranza, Teresa Nannarone del Partito Democratico, alla scelta di non concederle l’appoggio per essere eletta alla Presidenza del Consiglio comunale. Poi lo scorso anno è venuto meno il sostegno di Maurizio Proietti e Caterina Di Rienzo, marito e moglie – “fu un grande errore, marchiano, candidarli nella stessa lista”, dice oggi – che Di Piero riuscì in parte a tamponare con l’arruolamento di Gianluca Petrella, entrato in Consiglio comunale per sostituire il dimissionario, e avversario, Andrea Gerosolimo. Ma al sindaco costò l’azzeramento della Giunta. Per non dire dei mille problemi derivanti nel corso del mandato amministrativo dall’assessorato alla cultura, che ha visto ben quattro avvicendamenti. Il “ritorno a casa” di Petrella, e l’aggiunta delle sue dimissioni a quelle degli altri consiglieri comunali di minoranza, ha di fatto decretato la fine dell’amministrazione Di Piero. Lui non ha dubbi, è un’operazione orchestrata da Gerosolimo che ne è “il regista, lo dico senza acrimonia. Ha messo assieme l’alfa e l’omega per disarcionarmi dalla carica di sindaco. Oggi quando parla di pacificazione lo fa chiaramente per strategia elettorale”. Rispondendo all’attacco di Gerosolimo, che riconduce la fine anticipata della sua amministrazione a una presunta impostazione “contro” piuttosto che “per” qualcosa, Di Piero risponde così: “Lo spirito della mia candidatura non era di contrapposizione ma di un progetto alternativo a lui. Non escludo che ci fossero persone che si sono caratterizzate in contrapposizione ma di fatto sono gli stessi che a lui si sono ricongiunti”, determinando la fine dell’amministrazione.
Ora il sindaco uscente si dice “curioso di vedere come evolverà questo scenario”, se cioè si concretizzerà per le prossime elezioni comunali l’alleanza tra il centrodestra e i civici di Gerosolimo: “Non lo darei per scontato. Quello che mi sento di dire è che Sulmona ha bisogno di classe politica e amministrativa in grado di far prevalere l’interesse generale, ha bisogno di classe dirigente, e chiunque si candiderà ha il dovere di lavorare per costruirla. La dimostrazione che ce n’è forte bisogno è proprio l’esito di questa consiliatura”. Della “tradizione” di una città che defenestra i suoi sindaci dal 2001 quasi sempre in anticipo e attraverso la modalità delle dimissioni in blocco dei consiglieri, che ha scontato anche lui, Gianfranco Di Piero dice: “Accade per l’assenza dei partiti al quale fa seguito l’assenza della classe dirigente. A quel punto arrivano le bande che si armano l’una contro l’altra e gli avventurieri che operano funzionalmente ai propri interessi”.
Per quanto lo riguarda una sua eventuale ricandidatura: “Non escludo nulla, ma ora ho bisogno di un periodo di riposo. Sono stanco, amareggiato e deluso. Ho sempre avuto un atteggiamento sereno rispetto alla carica, la politica è un servizio. Trovo che sia deleterio l’attaccamento alla poltrona ma in questa vicenda sopravvive l’amarezza perché l’amministrazione aveva avviato progetti importanti”. Cita la restituzione alla città del liceo Ovidio dopo sedici anni, il progetto esecutivo della scuola elementare Lola Di Stefano, imminenti lavori di asfaltatura, la ristrutturazione del canile, il progetto del nuovo distaccamento dei vigili del fuoco. “Ora perderemo tempo e opportunità, sia su questi percorsi – dice – sia per quanto riguarda il Giubileo. Il lavoro non completato genera amarezza, ma c’è anche la serenità che nasce dalla consapevolezza di avere fatto il proprio dovere”.
