Univaq, Economia trasloca: 800 studenti tra il Dipartimento di Scienze Umane e il Monastero San Basilio

Il Dipartimento di Economia dovrà traslocare momentaneamente, 800 studenti da ricollocare. Il carcere minorile dovrà essere riconsegnato
Il Dipartimento di Economia dovrà traslocare momentaneamente, circa 800 gli studenti da ricollocare. Un problema non da poco per l’Univaq, alle prese con un complicato percorso di recupero degli edifici dopo i danni del terremoto di quasi 16 anni fa.
Univaq, emergenza spazi per il Dipartimento di Economia. La fine dell’anno appena trascorso è stato anche il momento in cui il rettore Edoardo Alesse ha fatto il punto sul lavoro di recupero degli edifici dell’Ateneo, a quasi 16 anni dal sisma. Un’attività lunga e complessa, che vede quale Stazione appaltante il Provveditorato alle Opere pubbliche, “già oberato da altre priorità”, sottolinea Alesse.
Nel 2024 appena concluso, “siamo riusciti a fare progressi solo marginali” aggiunge il Rettore nelle dichiarazioni rilasciate per riassumere l’anno dell’Università degli Studi dell’Aquila. “Abbiamo recuperato soltanto una parte di ciò che speravamo e contavamo di recuperare e ciò ci crea problemi importanti. Perché noi abbiamo bisogno di spazi, innanzitutto per alcune ricollocazioni necessarie, a partire dalla didattica dei corsi della Facoltà di Economia.Questi andranno rilocalizzati, poiché il carcere minorile di Acquasanta dovrà essere restituito al suo legittimo proprietario“.
Dove saranno trasferiti, allora, gli studenti? La destinazione ultima prevede i locali del polo umanistico dell’ex San Salvatore, ma “poiché i lavori non sono stati ancora avviati, Univaq dovrà dividere gli studenti tra il Dipartimento di Scienze Umane e il Centro Congressi Zordan, nel Monastero di San Basilio”.
Un lavoro “faticoso, che comporterà un sovraccarico di occupazione di aule ed uffici e, soprattutto, con un’esigenza di parcheggi che attualmente non è soddisfatta in quell’area della città. Quindi, pur essendo contenti all’idea di riportare studenti in centro città, intravediamo fin da subito ovvie difficoltà nelle quali ci imbatteremo tra qualche tempo”, ammette il rettore.
Per fortuna c’è anche qualche nota positiva, tra queste la ristrutturazione dell’edificio Reiss Romoli, “È già stata abbattuta una parte della struttura, che sarà destinata agli ambienti laboratoriali, mentre si sta proseguendo alacremente con il resto del progetto. Speriamo di completare i lavori il prima possibile e di restituire la struttura entro il 2026”.
IL 2024 DI UNIVAQ
C’è anche l’altro lato della medaglia. Quello che vede l’Università degli Studi dell’Aquila in controtendenza rispetto a molti altri Atenei nazionali in fatto di iscrizioni. “In questo momento l’Università dell’Aquila sta attraversando un periodo di grande positività. Differentemente da quanto sta avvenendo in altri Atenei, infatti, dove si prevede già dai prossimi anni un rilevante calo delle iscrizioni, noi stiamo incrementando in maniera progressiva il numero degli immatricolati e di questo siamo molto felici. Tra le ragioni di questa tendenza positiva c’è, senz’altro, la rinascita della città, insieme alla buona reputazione dell’Ateneo, che richiama gli studenti in questo territorio“
Un passaggio, nell’intervista di fine anno del Rettore, è dedicato anche ai tagli che graveranno sul sistema universitario.
“Sicuramente dovremo stringere la cinghia e tutti risentiremo delle conseguenze di questi tagli. L’Università degli Studi dell’Aquila ha cercato di essere protettiva con tutti i suoi studenti, in particolare con le fasce più deboli e abbiamo scongiurato a priori un aumento della tassazione studentesca. Tuttavia, alcuni servizi universitari risentiranno di tutto ciò e questo è inevitabile. Se il nostro Ateneo ha potuto vivere il periodo aureo del PNRR – che ha portato soldi e possibilità di reclutamento a tempo determinato di molti ricercatori di tipo A – adesso il combinato disposto tra fine PNRR e tagli, imposti dal Ministero, farà sì che molte di queste persone reclutate non potranno essere stabilizzate in ruolo. È davvero un peccato, perché le Università hanno sempre bisogno di nuove energie, soprattutto giovanili”.