Tragedia oratorio San Pelino, il parroco patteggia per la morte di Alessia Prendi

18 gennaio 2025 | 10:08
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Tragedia oratorio San Pelino, il parroco patteggia per la morte di Alessia Prendi

AVEZZANO – Il parroco di San Pelino patteggia, era sotto processo per la morte di Alessia Prendi a seguito dell’incidente del 31 agosto 2022. Pena convertita in risarcimento danni.

AVEZZANO – Il parroco di San Pelino patteggia, era sotto processo per la morte di Alessia Prendi a seguito dell’incidente del 31 agosto 2022. Pena convertita in risarcimento danni.

Don Antonio Allegritti, parroco di San Pelino, ha patteggiato davanti al gup del Tribunale di Avezzano nell’ambito del processo per la morte della piccola Alessia Prendi, morta a soli 11 anni a seguito di un incidente con l’altalena dell’oratorio. Era il 31 agosto 2022. Per quella vicenda furono indagati, oltre al parroco, il vicesindaco di Avezzano, Domenico Di Berardino, e il dirigente comunale Antonio Ferrettiche erano usciti dal procedimento giudiziario su richiesta dello stesso pm che aveva chiesto l’archiviazione della loro posizione. Procedimento proseguito invece per il parroco che, come scrive Il Centro, ha patteggiato una pena convertita in risarcimento danni. Il parroco è difeso dall’avvocato Alessandro Gentiloni Silveri di Roma. Il padre e la madre di Alessia Prendi sono assistiti rispettivamente dagli avvocati Chiara Tozzoli ed Herbert Simone del Foro di Avezzano.

Le motivazioni dell’accusa

L’altalena che ha travolto e ucciso la piccola Alessia pesava circa 240 kg, era costituita da una trave infissa su due tronchi di albero ed era utilizzata dai bambini, malgrado alcune segnalazioni di degrado arrivate dai residenti. Secondo il procuratore Cerrato, il parroco ha agito con “negligenza, imprudenza e violazione di legge cagionando il sinistro mortale”. Colpa consistita, “nell’avere adibito a struttura ludica, o comunque di avere consentito il suo uso a tale fine, un’area del tipo giardino e i suoi arredi non idonei allo scopo e certamente pericolosi per l’incolumità dei piccoli che ne usufruivano liberamente”. Nello specifico, il parroco ha lasciato “utilizzare per l’intrattenimento ludico dei bambini un manufatto ligneo preesistente (messa in opera avvenuta anteriormente al 30 giugno 2020), consistente in un sostegno di altalene e funi e realizzato mediante l’apposizione di una trave in legno posta in guisa di trave previo fissaggio sulla sommità dei due tronchi, ad una struttura costituita da due pilastri e una trave lignea – due tronchi morti (di diametro di circa 29 cm e l’altro di circa 35 cm) rimasti in tale giardino infissi al suolo a mezzo delle loro radici, ma non più vegetativi in conseguenza del taglio radicale che li aveva lasciati di un’altezza di circa tre metri, successivamente al taglio…”. Inoltre l’accusa ha sottolineato come l’indagato “ha consentito l’uso dell’area fatiscente per gioco senza che se ne fosse verificata la conformità di legge né, almeno, la stabilità e sicurezza, pure se ormai visibilmente compromesse dal deteriorarsi della struttura stessa nella sua parte arborea”.
Altra accusa è quella di non aver verificato in via prudenziale lo stato di conservazione della struttura e delle sue parti che mostravano segni evidenti di deterioramento dovuti al tempo e all’agire degli eventi atmosferici, anche in assenza di qualsivoglia attività di ispezione delle condizioni di stato e di manutenzione della struttura stessa. Quei tronchi nel degrado erano talmente fragili da sbriciolarsi con facilità, in quando ormai incapaci di possedere resistenza meccanica alle forze che erano loro applicate in quel momento”.

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