Sant’Agnese 2025, gli eletti di tutte le congreghe

Sant’Agnese: non solo maldicenza, anche voglia di stare insieme. “I linguacciuti” dell’edizione 2025 eletti nelle cene e nei conviviali delle congreghe.
Sant’Agnese non è solo maldicenza! È la festa 100% aquilana con cui vengono eletti e rinnovate le ambite cariche di “lavannara”, “mamma dei c… deji atri”, “ju zellusu” o “la lima sorda”.
Anche quest’anno non poteva mancare all’appuntamento, l’elenco con tutti i “linguacciuti” che si sono conquistati un titolo durante i convivi che caratterizzano Sant’Agnese che per gli aquilani non è solo una festa e non è soprattutto, come dicono tanti, solamente una giornata votata alla maldicenza. Per tanti si tratta semplicemente di un rito, di una tradizione folkloristica da rispettare e onorare. È la serata delle varie congreghe, comitive consolidate che si ritrovano ogni anno. Come nasce il mito e il rito di Santa Agnese? Le leggende sono tante e si perdono tra storia e mito nella notte dei tempi. Si sa per certo che esisteva un monastero omonimo della santa venerata dalle malelingue presso l’ex ospedale San Salvatore in piazza Giulio Natali, accanto il convento delle suore di San Basilio. La giovane e casta Agnese che morì martire per decapitazone e “jugulata”, rappresentò nell’immaginario collettivo un esempio di purezza, degno di venerazione. Pare quindi che fosse diventata, intorno al ‘500, protettrice delle donne ai margini della società, delle linguacciute, di quelle “malmaritate” e delle “giovinette pericolanti”. Un’altra storia molto più antica e risalente agli anni della fondazione della città, dice che c’erano dei gruppi di persone che si incontravano nelle locande per “parlare male” dei signori e per questo motivo, proprio il 21 gennaio, vennero esiliati. Da qui, il termine “quelli di Sant’Agnese” che furono poi riammessi in città a patto che non facessero più “pettegolezzi“. Ovviamente, il patto non fu rispettato e ben presto tornarono a incontrarsi, pare della parti della Rivera, per fare “maldicenza”.