Chieti, la congiura di Teti è fallita e il sindaco Diego Ferrara è più in sella che mai

Il 30 novembre nasceva in Consiglio comunale a Chieti il gruppo Teti, per il rimpasto e l’entrata in Giunta. Ma il sindaco Ferrara ha respinto con successo le richieste
Chieti, la congiura di Teti è fallita e il sindaco Diego Ferrara è più in sella che mai.
Quando il 30 novembre veniva annunciata in pompa magna la nascita di un nuovo gruppo consiliare, “Teti”, si dava persino per scontato che per il sindaco Diego Ferrara, PD proveniente dalla società civile, sarebbe stato inevitabile cedere al rimpasto, ovvero concedere assessorati al costo di mettere in discussione equilibri assai precari. Troppo ghiotta appariva l’opportunità di allargare e rinsaldare la coalizione che lo sostiene in Consiglio. Il nuovo gruppo ha pescato dalla maggioranza e dall’opposizione: ne fanno parte Filippo di Giovanni confluito dal Partito Democratico, Vincenzo Ginefra e Nunzia Castelli dal polo civico del vicesindaco Paolo De Cesare, Bruno Di Iorio, candidatosi sindaco nel 2020 in alternativa al centrodestra e al centrosinistra. A questi si aggiunge Serena Pompilio, anch’ella in minoranza dopo essere stata eletta con la coalizione di Ferrara. Il nuovo gruppo è nato con il sostegno di Altair D’Arcangelo, il patron del Chieti calcio.
Ma il silenzio del sindaco di fronte ai proclami di Di Giovanni che già vedeva apparecchiato un vertice di maggioranza, con lui al posto d’onore, che avrebbe azzerato la Giunta, e sottointeso, distribuito postazioni ai suoi, destava qualche sospetto. E in effetti Ferrara ha fatto parlare la politica delle azioni: ha riunito il tavolo del centrosinistra, poi l’ha allargato al polo civico, rimettendo assieme i pezzi di una maggioranza che era apparsa nell’ultima fase un tantino scollata. Di fronte alla sfida di Teti, c’è stato il ricompattamento e il “bonus” dell’allargamento non è servito. In definitiva Teti ha fatto un favore al sindaco: meglio di meno se più motivati, specialmente se si tiene conto che Chieti è città in procedura di dissesto e la narrazione del salto in buio, che comporta una serie di incertezze sul percorso di sviluppo e risanamento, qui attecchisce assai.
Oggi risulta al Capoluogo che le richieste di Teti al sindaco erano molto meno felpate di quanto si dichiarava pubblicamente: due assessorati, uno per Pompilio e l’altro da conferire a scelta a Di Iorio o a Ginefra, e non è probabilmente nemmeno un caso che quest’ultimo è oggi tra i più bellicosi nei confronti dell’amministrazione. Teti è passata all’opposizione senza in realtà mai entrare in maggioranza, perché davanti al sindaco Ferrara, una volta appreso che di rimpasto non si sarebbe vista nemmeno l’ombra, non si è mai seduto. Agli atti anche una mozione di sfiducia, ma solo annunciata da Pompilio: da destra non hanno seguito. Ma il sindaco Ferrara si guardato bene dalle pubbliche esultanze; sulla “crisi – non crisi” da parte sua si registrano in tutti questi mesi appena un post sui social che paragonava le manovre di Teti niente meno che alla congiura di Catilina, e l’estrazione di uno stetoscopio nel bel mezzo di una conferenza stampa per mimare il buono stato di salute della sua maggioranza.
