Viteliù, l’epopea dei popoli italici

26 gennaio 2025 | 10:52
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Viteliù, l’epopea dei popoli italici

Il rapporto che lega abitanti e territorio ha origini antiche, un legame dalle radici millenarie che travalica i secoli. Viteliù, l’epopea dei popoli italici

Viteliù, l’epopea dei popoli italici

Il rapporto che lega abitanti e territorio ha origini antiche, un legame dalle radici millenarie che travalica i secoli. Sulla base di tale consapevolezza l’Associazione Quarto di S. Pietro, nel pomeriggio di sabato, presso la Libreria Colacchi, ha convocato la cittadinanza affinché fosse rinnovato il patto tra cittadini ed associazioni di divulgazione e rievocazione storica finalizzato a mantenere vive le memorie che nei secoli i padri e le madri fondatori di una civiltà millenaria, quella italica, hanno tramandato alle generazioni successive, un tesoro materiale e spirituale che in un’epoca di appannamento del culto della memoria rischia di finire cancellato.

L’Associazione, giunta a tre anni dalla fondazione, ha nuovamente chiamato gli aquilani ad unirsi alle proprie file e lo ha fatto promuovendo un incontro con Nicola Mastronardi, autore del romanzo storico di grande successo Viteliù. Il nome della libertà. Giornalista, scrittore, autore televisivo, ha collaborato con testate nazionali e per dieci anni ha pubblicato reportages di turismo equestre per riviste del settore; dal 2017 realizza documentari di viaggi a cavallo nel mondo per la trasmissione Kilimangiaro di Rai Tre. Dal 2003 collabora a trasmissioni di successo come Linea Verde, La Vita in diretta, Il Provinciale, Camper in Viaggio, Rai Storia e, ultimamente, Origini per Rai Uno e Rai Due. Appassionato studioso di storia sannita e italica, membro dell’Accademia dei Georgofili di Firenze per i suoi studi sul sistema tratturale e la civiltà antica d’Appennino, ha al suo attivo due romanzi storici di successo – Viteliù e Toro- adottati da un centinaio di Istituti scolastici, e una trilogia in preparazione. Per la sua attività letteraria ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi letterari.

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Davanti ad un folto uditorio, l’autore ha ripercorso la grande storia dei popoli italici, le genti che combatterono Roma prima di contribuire a forgiarne la potenza. Dal discorso di Mastronardi è emerso quanto, nel 500 AC, la situazione politica dell’Italia fosse frammentata ma culturalmente omogenea. I popoli italici, situati nell’Appennino centro-meridionale, erano divisi in totas, entità politiche che insistevano su un ristretto territorio. Ciascuna tota era appartenente ad un’unica etnia, come emerge dagli studi condotti sui Sanniti e sui Sabini. Vi erano dunque varie tribù appartenenti ad un uno dei tanti ceppi etnici che dimoravano nell’Italia preromana. Furono queste popolazioni ad assimilare la cultura greca per poi diffonderla in tutta la Penisola influenzando la civiltà etrusca e, successivamente, quella latina. “Senza di esse non sarebbe nata la grande Roma” ha affermato l’autore, “La strada che condusse alla genesi dell’Italia antica non fu indolore, le guerre tra latini ed italici furono innumerevoli, valga per tutte la Guerra Sociale, combattuta dal 91 all’88 AC.” La Guerra Sociale fu un evento di importanza capitale dal momento che i popoli italici, dopo aver contribuito a rendere grande Roma, non videro riconosciuta loro la cittadinanza romana.

Quanto ingente sia stato il lascito delle popolazioni italiche è stato illustrato da Beatrice Sabatini, presidente dell’Associazione Quarto di S. Pietro, che ha illustrato ai presenti le vestigia che gli antenati italici ci hanno tramandato in ambito archeologico, toponomastico e linguistico.
A margine dell’evento l’autore, divenuto socio onorario dell’Associazione Quarto di S. Pietro, ha incontrato Ilcapoluogo.it

Nicola Mastronardi, Viteliù è il titolo del romanzo, prende il nome dall’antico toponimo dell’Italia
Certo, è l’antico termine osco che i greci tradussero in itolios, con caduta della v e che i latini hanno tradotto in Italia in nome della quale, nel 91 Ac, gli itailci fondarono la propria confederazione.

Cosa ci racconta il romanzo?
Il romanzo narra la vicenda di un giovane, Marzio, che credeva di essere romano e, viaggiando con il proprio nonno, scopre di essere sannita e ripercorre le sue origini grazie ai racconti del nonno e ad un viaggio che compie verso l’Abruzzo e verso la marsica ed il Sannio, luogo di origine dei suoi genitori. Marzio è colui che riscopre le proprie origini preromane.

In termini di identità, c’ è un filo conduttore che dal 500 Ac arriva fino a noi?
Noi siamo figli degli italici, siamo culturalmente e linguisticamente figli degli italici, i nostri dialetti sono un miscuglio della lingua umbro-osco-sabina con la contaminazione del latino. Le altre invasioni hanno inciso molto poco sulla base culturale che si andò formando nel primo millennio AC.

Quanto si è preservato?
Tanto si è contaminato con il latino ma molteplici elementi permangono nella cultura immateriale.

Quali?
Alcune feste cristiane si basano su culti ancestrali che i nostri antenati hanno praticato per millenni.

È rimasto un sostrato culturale?
È la base culturale dell’Italia appenninica nelle sue declinazioni antropologiche, culturali e linguistiche

Base su cui venne costruita la grandezza di Roma
Cosa sarebbe stata Roma se nella valle nel Tevere non si fossero incontrati Etruschi, Sabini e latini?