Cinque anni di Covid, la pandemia che ha cambiato l’Italia

30 gennaio 2025 | 11:53
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Cinque anni di Covid, la pandemia che ha cambiato l’Italia

Cinque anni fa il primo caso di Covid riscontrato a una coppia di turisti cinesi in Italia: iniziava un lungo percorso di lutti e cambiamenti

Cinque anni di Covid: tanto è passato da quando, alla fine di gennaio nel 2020, a una coppia di turisti cinesi che alloggiavano a Roma provenienti da Wuhan, dove il virus Sars-Cov-2 già imperversava e faceva vittime, venne riscontrata la malattia. Ci fu il ricovero allo Spallanzani.

La data può essere quindi posta come l’inizio di un percorso che ha cambiato profondamente il nostro Paese come tutto il mondo, tra lutti (solo in Italia si contano complessivamente circa 200mila vittime) e abitudini e cultura.

Il 20 febbraio successivo si registrò il paziente “numero 1” all’ospedale di Codogno, e il 22 febbraio a Vo’ Euganeo, in Veneto, la prima vittima. In provincia di Lodi dieci comuni vennero per la prima volta bollati come “zone rosse”. L’Italia entrò in lockdown il 9 marzo (fino al 18 maggio) ma prima di allora, il 4 marzo, furono chiuse le scuole con l’esordio della didattica a distanza. Cominciava un esperimento sociale: gli italiani dentro casa, l’exploit delle applicazioni che consentono le conversazioni a distanza e delle piattaforme di streaming, i protocolli rigidi per i lavori che non è possibile eseguire da remoto. Le immagini delle città vuote, i tristi bollettini delle vittime: il 26 marzo si arrivò a 969, ma il 18 marzo precedente le immagini dei mezzi militari che trasportavano le vittime seminarono angoscia. La Lombardia si impose come la regione più colpita.

I vaccini vennero a tempo di record sviluppati e diffusi già a partire dalla fine dell’anno, accompagnati da polemiche, contestazioni, discussioni. Il termine “no vax” divenne di uso comune, a identificare chi contestava la “green card” che attestava la vaccinazione eseguita. In alternativa, il tampone, valido per pochi giorni.

Ci volle tempo e gradualità per tornare alla normalità: dal lockdown totale nel successivo inverno prese corpo la scelta di istituire, ove necessario, “zone rosse” limitate a città e regioni. L’Italia stava già cambiando, a grande velocità, anzi, era già cambiata: il lavoro da remoto prendeva piede e si preparava a diffondersi anche in condizioni di normalità, agli acquisti a distanza e alle consegne a domicilio si abituavano in tanti.