Enrico Melozzi torna a Sanremo e rilancia la Notte dei Serpenti: Dimostriamo quanto vale l’Abruzzo

Da Sanremo, all’Orchestra fondata in piena pandemia, fino alla Notte dei Serpenti, il Concertone d’Abruzzo. Enrico Melozzi ospite di Grandangolo: sarà presto di nuovo sul palco del Festival
Il Maestro Enrico Melozzi, presto di nuovo protagonista sul palco di Sanremo, ospite di Grandangolo. Dall’importanza degli spazi per fare arte, al successo arrivato con Sanremo, fino al Concertone d’Abruzzo, la Notte dei Serpenti. “Sono un musicista versatile: mi piace tutta la musica, purché sia fatta bene. Ho fondato un’Orchestra in piena pandemia perché la musica si fa stando insieme”.
Maestro, violoncellista, compositore, il teramano Enrico Melozzi,a pochi giorni dal via della nuova edizione di Sanremo, si racconta ai microfoni del Capoluogo. “Non saprei definirmi come musicista, perché sono il direttore che dirige l’orchestra di Sanremo, ma anche quella della Notte dei serpenti. Quindi spazio dalla musica classica alla musica sinfonica, dal rock alla musica lirica. In generale, a me piace la musica bella, fatta bene: non scendo mai a compromessi sulla qualità. Tuttavia, è difficile definirmi come musicista…se dovessi scegliere un aggettivo sceglierei versatile. Perché non faccio solo una cosa, amo la musica e ho sempre amato entrare in ogni genere musicale per capire quale fosse la formula magica che lo facesse funzionare. È stata proprio questa mia ricerca a portarmi lontano. Ho seminato in tanti mondi e da qualche anno ne sto raccogliendo i frutti”.
Ai nostri microfoni Enrico Melozzi ripercorre anche gli inizi del suo percorso, fin da quando “decisi di non iscrivermi all’Università, per continuare gli studi in due Conservatori diversi. Infatti, studiavo già violoncello, ma volevo fare anche composizione e, poiché nel Conservatorio di Teramo non era possibile, iniziai a dividermi tra la mia città e Pescara. I miei la presero bene, ricordo che erano abbastanza tranquilli, ma per i miei compagni di scuola, così come per mia zia non fu la stessa cosa. Mi ripetevano in continuazione che una laurea era necessaria. Io rispondevo soltanto che, se fosse andata male, avrei potuto prendere la strada del Piano Bar…insomma, pur di lavorare nel mondo della musica qualcosa avrei fatto”.
“Nonostante io abbia tre lauree in musica (composizione, violoncello e musica per film ndr), mi considero un autodidatta, perché le cose più belle le ho imparate da maestri vissuti centinaia di anni fa, ascoltati e studiati da me. Bach, Mozart, Puccini, Rossini, Monteverdi. Per me c’erano partitura e dischi e da lì imparavo le tecniche compositive. Io mi entusiasmavo solo ascoltando i grandi della musica classica. Ed oltre a loro, ovviamente, i Queen, i Deep Purple, gli Iron Maiden. Pensate che da ragazzino avevo un’audiocassetta con Beethoven e dietro gli Iron Maiden”.
“Una volta per fare la musica si stava insieme – continua Melozzi – oggi si è persa l’avanguardia che c’era una volta e c’era anche in Abruzzo, L’Aquila compresa. Oggi invece si lavora solo davanti a un computer. A me piacerebbe promuovere una campagna per riportare i giovani nei garage, nelle cantine, dove si suona insieme e ci si confronta… Guardando alla mia carriera professionale c’è una cosa di cui vado orgoglioso, il fatto di essere riuscito a creare delle Orchestre, dei gruppi che ancora oggi sono in piedi. Soprattutto l’Orchestra notturna clandestina fondata in piena pandemia,quando le orchestre per legge dovevano interrompere l’attività. Noi, al contrario, ci riunivamo, suonavamo insieme in tempi che sembravano di guerra. Io credo tanto nello stare insieme e secondo me devono esserci incentivi, da parte della politica, a riprendere questo genere di attività. Devono esserci più luoghi per fare arte, per fare musica: l’arte, per prima cosa, ha bisogno di spazi. Senza spazi un artista muore”.
Una battuta anche sui Conservatori. “Oggi in Conservatorio si insegna tutto tranne che musica. Spesso vi arrivano giovani entusiasti e intraprendenti, ma i loro stimoli vengo smorzati da insegnamenti e dogmi che sembrano insormontabili. L’Accademia è un mondo simulato, ma i giovani hanno bisogno di altro, anche di uscire fuori, nel mondo reale, e prendere schiaffi”.
Ma come arriva Melozzi a Sanremo? “A fine 2011 incontrai Noemi ed aveva bisogno di un direttore d’orchestra. Così venne a vedere un mio concerto, ne fu colpita e mi propose di dirigere l’orchestra per le sue esibizioni a Sanremo. Ho partecipato a due edizioni, poi c’è stato un lungo stop, anche perché ancora non ero nel meccanismo…non conoscevo neanche le Case discografiche. Fin quando nel 2019 sono stato richiamato a dirigere Achille Lauro. Da lì è nata una grande amicizia con il produttore Fabrizio Ferraguzzo che mi disse: ‘Non farò mai più un Sanremo senza di te’. Così l’anno dopo Ferraguzzo aveva 4 artisti e li diressi tutti io, tra questi i Pinguini tattici nucleari, che da allora hanno avuto un successo incredibile. L’anno dopo arrivarono i Maneskin e la storia è nota”.
Proprio dopo il successo e la fama sanremese, Melozzi è arrivato sul Palco della Notte dei Serpenti: un evento lanciato come idea proprio da Melozzi nel corso di un’intervista, per riscoprire la musica popolare abruzzese in chiave moderna, e poi incentivato dal presidente della regione Abruzzo, Marco Marsilio. “È una delle prime volte che in Abruzzo si fa un prodotto che parla dell’Abruzzo, senza un minimo compromesso sulla qualità. Ho detto che si doveva fare così e così è stato. Io volevo e voglio dimostrare al mondo che l’Abruzzo non è solo una terra di pastori, ma che sappiamo anche fare arte. Questo è il nostro momento, ma è fondamentale essere coesi, anche e soprattutto dal punto di vista politico, senza macchiare l’arte con strumentalizzazioni che io definisco parassitismi comunicativi”.