Suicidio assistito, l’Abruzzo discute la legge dopo il sì della Toscana

Suicidio assistito, in Toscana è arrivato all’approvazione lo stesso modello di legge in discussione in Abruzzo. Il Consiglio regionale si deve esprimere entro il 26 giugno
Suicidio assistito, l’approvazione della legge in Toscana riporta l’argomento d’attualità anche in Abruzzo. Qui il percorso avviato, come in altre regioni, dall’associazione Luca Coscioni nell’ambito della campagna “Liberi Subito” era rimasto in sospeso quando nel giugno dell’anno scorso maggioranza e opposizione avevano concordato ulteriori approfondimenti.
I consiglieri abruzzesi hanno tempo fino al 26 giugno per esprimersi, ed eventualmente dotare l’Abruzzo di un dispositivo che regolamenti l’accesso al fine vita: il testo di partenza è lo stesso su cui si è espresso, con l’approvazione e il corredo di alcuni emendamenti, il Consiglio regionale toscano.
Martedì 18 febbraio riprenderà all’Aquila l’iter in commissione Sanità. Verranno auditi gli avvocati Filomena Gallo, Francesca Re e Roberto D’Andrea. L’approvazione in Toscana sarà un prezioso precedente, secondo il comitato promotore. Ne fa parte Riccardo Varveri, che ricorda: “Nel giugno di due anni fa abbiamo depositato le 8119 firme raccolte a fronte delle 5000 richieste dal regolamento regionale abruzzese per le iniziative di legge popolari. Oltre cento attivisti si sono impegnati, dedicando il proprio tempo. Siamo stati auditi in commissione sanità un anno dopo, come da regolamento regionale. Le impressioni sono state positive: i presenti in aula hanno trattato l’argomento con delicatezza. È una legge che, attraverso la clausola di invarianza presente nel testo, come deliberato anche dal Collegio di garanzia statutaria, non obbligherà nessun aumento della spesa pubblica. Abbiamo detto in audizione che non pretendiamo che la proposta venga approvata così com’è, ma che apriamo a ogni ragionevole riflessione di emendamento. Rigettare la proposta, invece, con il parere del Collegio di garanzia statutaria e il precedente toscano, sarebbe solamente un atto politico”.
Se da parte dell’opposizione – specialmente da Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico – era palpabile l’intenzione di procedere sulla via dell’approvazione di una legge sul suicidio assistito, la maggioranza era più prudente ma apriva comunque alla necessità di approfondire. Paolo Gatti (Fratelli d’Italia), presidente della Commissione Sanità, parlò al Capoluogo della “la necessità di un approfondimento serio su una materia delicata, sul versante anche della forma: va verificata la concreta possibilità da parte della Regione di andare a normare”. È su questo binario che riprenderà quindi il percorso che dovrà chiudersi nel giro di qualche mese. Il precedente toscano è un elemento che comunque non potrà che pesare, in un senso o nell’altro: se i promotori enfatizzano la possibilità che funga da “pungolo”, l’intenzione che si va delineando, da parte del governo, di impugnare la legge toscana di fronte alla Corte costituzionale potrebbe costituire al contrario un freno per una maggioranza di orientamento di centrodestra, come l’esecutivo nazionale.
La proposta di legge popolare in discussione stabilisce che chi voglia fare richiesta di suicidio medicalmente assistito ha diritto a una risposta in merito dalla Asl entro venti giorni, e se è positiva questa vada adempiuta in sette giorni. Varveri ha detto al Capoluogo: “È una legge che tutela la vita: l’iter intrapreso può essere rifiutato dal paziente fino all’ultimo momento”.
La situazione
In assenza di una legge nazionale e di leggi regionali (almeno fino a quella toscana, che comunque deve essere ancora promulgata), la morte volontaria assistita, cosiddetto “suicidio assistito”, in Italia è regolamentato dalla sentenza 242\2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Dj Fabo, che ha legalizzato l’accesso alla procedura ma solo a determinate condizioni, da verificare tramite il Servizio Sanitario Nazionale che riceverà la richiesta della persona malata e procederà con l’esame delle condizioni della persona seguendo le modalità previste dalla legge sulle Dat art. 1 e 2(219/17) e delle modalità per procedere, seguito poi dal parere del comitato etico territorialmente competente. Si può accedere a condizione di essere: pienamente capaci di prendere decisioni libere e consapevoli, affetti da una patologia irreversibile fonte di intollerabili sofferenze e tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale. Federico Carboni, marchigiano, e “Gloria”, veneta, sono i due italiani che al momento sono riusciti a ottenere la morte volontaria assistita in Italia.
