Sulla morte di Andrea Prospero parla il padre, “Mio figlio è stato ucciso”

“Credo che la sua bontà l’abbia portato a cadere in una trappola”. A “Chi l’ha Visto” il padre di Andrea Prospero spiega di non credere all’ipotesi del gesto volontario. Sulla morte del giovane ancora molti dubbi.
Una troupe di “Chi l’ha Visto” è tornata a Lanciano per sentire il padre di Andrea Prospero. L’uomo, distrutto dal dolore, è convinto che il figlio non si sia tolto la vita volontariamente, ma che sia stato ucciso perchè finito in un giro pericoloso.
Ad avvalorare l’ipotesi del padre tutte le stranezze intorno agli spostamenti e alle abitudini del giovane Andrea Prospero, trovato senza vita il 29 gennaio scorso, dopo 5 giorni di ricerche, ucciso da un mix di farmaci, in un appartamento affittato nel centro storico di Perugia e di cui la famiglia non era a conoscenza, città dove si era trasferito a ottobre scorso per frequentare Informatica. L’affitto era stato prorogato fino al 20 febbraio, una circostanza apparentemente incompatibile con il proposito di togliersi la vita. Il ritrovamento è avvenuto perchè l’agenzia di Milano che gestiva il b&b non aveva ricevuto gli ultimi pagamenti e incrociando aveva associato il documento del ragazzo con il giovane scomparso di cui parlavano giornali e tv. “Credo che la sua bontà l’abbia portato a cadere in una trappola”, ha detto papà Michele Prospero ai microfoni di “Chi l’ha visto”. Accanto a lui l’altra figlia Anna, gemella di Andrea; anche lei si trovava a Perugia per studiare e doveva vedersi per pranzo con il fratello il giorno in cui ha fatto perdere le tracce, il 24 gennaio. All’appuntamento non si è presentato, l’ultima immagine è quella della telecamera dello studentato dove alloggiava che lo riprende mentre sta uscendo la mattina del 24 gennaio e trattiene la porta per far entrare una persona, un gesto gentile, in linea con la personalità di un ragazzo che per tutti era buono, disponibile, studioso, seppur schivo e riservato. “Potrebbe essere stato contattato e adoperato per delle cose che lui, a un certo punto, ha ritenuto di non voler fare più – ha affermato ancora il papà nella lunga e accorata intervista –. Una cosa che era diventata più grande di lui. Io cerco la verità e non metto in dubbio che ci sia anche una sua responsabilità, però c’è altro, gente che deve pagare per quello che è successo”. In ogni caso nei prossimi giorni la famiglia andrà a Perugia per incontrare gli inquirenti insieme agli avvocati Carlo Pacelli e Francesco Mangano.
Lunedì 10 febbraio Andrea avrebbe dovuto sostenere il suo primo esame all’università. Anche se alcune anomalie sul suo percorso universitario sono emerse nei giorni in cui si cercava di capire dove fosse: il ragazzo non era mai stato visto in facoltà e non faceva parte nemmeno della chat WhatsApp aperta dagli studenti del primo anno. Dal 29 gennaio c’è una famiglia e con essa tutta la comunità lancianese che aspetta di sapere cosa sia capitato a questo giovane “che potrebbe essere il figlio di tutti”, ha detto Federica Sciarelli durante il servizio, invitando le famiglie a parlare con i propri figli, coetanei di Andrea, che magari possono sapere qualcosa di più.

A destare preoccupazione e ingarbugliare le indagini i 5 telefoni cellulari trovati nella stanza del b&b dove il giovane è stato rinvenuto, di cui uno senza scheda, ma tutti protetti da password sofisticate. Accanto anche un pacco di sim, diverse carte di credito intestate a persone di fuori regione e a uno straniero non censito (di cui una trovata dalla sorella nel bagno del monolocale), il computer portatile che sembra essere inutilizzabile dal momento che il corpo è stato trovato accasciato sul pc e i liquami della decomposizione – l’autopsia ha fatto risalire il decesso al giorno della scomparsa – hanno bruciato la scheda madre. Non solo, c’è anche una moderna pen drive, sempre protetta da una password elaborata, che dopo diversi tentativi autodistruggerebbe il suo contenuto. Le indagini in ogni caso proseguono e le risposte potrebbero arrivare proprio dall’analisi di questi dispositivi elettronici. Attesa, infine, c’è per il risultato degli esami tossicologici, dai quali si potrà capire il quantitativo di ansiolitici ingeriti.