Breviario n 21, omelia dello sprito

Torna l’appuntamento con Breviario n.21: omelia dello sprito.
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Tutti possono sentire, ma solo chi è sensibile sa comprendere.[1] Ecco, per infilarci pienamente nell’argomento di questo breviario dobbiamo partire da questo presupposto. Sentire non equivale a comprendere e la non coscienza di questo assunto è un problema del mondo moderno tanto quanto lo è per chi scrive questo breviario e per i temi di cui questo breviario tratta.
Ma come si fa a comprendere? In principio dobbiamo risalire all’errore, poiché in creazione l’umanità era stata concepita per comprendere, non per sentire, eppure l’umanità ha negato a se stessa questa fortuna, poiché ha stabilito per l’anima donata da Dio una propria legge limitata e terrena. […] Ha scavato una tomba profonda in cui ha sepolto il cuore e lo scopo dell’umanità. […] Insisteranno forse a guardare per terra, in basso e all’indietro? Oppure volgeranno gli occhi verso il sole per non vedere l’ombra del proprio corpo fra i teschi e i rovi? [2]
Per riuscire a comprendere questo primo insegnamento, questo ritrovarsi, ho bisogno di appoggiarmi prima a due pilastri e poi proporvi un mio personalissimo vezzo per aiutarvi nella comprensione.
Il tempio in cui Dio vuole regnare da signore secondo la sua volontà è l’anima umana, che egli ha fatto perfettamente simile a sé. Perciò Dio vuole che questo tempio sia vuoto, poiché all’interno non vi sia che lui solo. [3] Questo tempio è il fondo della nostra anima, è lo Spirito, che se vuoto di ogni superfluo diviene speculare e derivazione di Dio. Quindi l’uomo scopre lo spirito e diventa spirito, lo spirito scoperto diviene Dio e l’uomo stesso diviene divino, senza miracoli o chiese o prediche.
Vi avviso, dal prossimo paragrafo in poi forse, il vostro desiderio di conoscere sarà più forte della vostra capacità di comprendere [4], ma questo lo scopriremo solo andando avanti.
Per comprendere questo e porre il primo pilastro vi propongo un ragionamento, affinché sia per voi più semplice capire.
Poniamo il primo dei dieci comandamenti in questo modo -in virtù del passaggio precedente- : “non avrai altro io all’infuori di te”.
Questo nuovo comandamento ci permette di andare a ragionare in modo differente il substrato dogmatico ponendo l’uomo, che ora è Dio, come principio indagabile di questo comandamento.
Ecco perché da adesso in poi non vi sarà solo un’analisi dello spirito, ma anche un’analisi dell’uomo ritrovato o, per meglio dire, da ritrovare.
[1] Da “il piccolo libro della vita” di Kahil Gibran a cura di Neil Douglas-Klotz. “Guanda” 2018
[2] [2] Da “il piccolo libro della vita” di Kahil Gibran a cura di Neil Douglas-Klotz. “Guanda” 2018
[3] ‘DW I, I, sermone “Intravit lesus in templum” (cfr. Opere tedesche, cit., pp. 123-129).
Eckhart spiega qui il testo evangelico di Mt 21,12, in cui si parla di Gesù che scaccia dal Tempio di Gerusalemme mercanti e compratori. Altrove (cfr. n. 42) il tempio è paragonato più specificamente all’intelletto – la parte dell’anima cui Eckhart attribuisce il primato. Compratori e venditori sono quelli che fanno il calcolo di meriti e colpe, e che si comportano in un certo modo per ottenere qualcosa da Dio. Il tempio che è l’anima umana deve esser privo di questi calcoli, di ogni “perché”. (Nota di Marco Vannini)
[4] Da “la guida dei perplessi” di Mosè Maimonide (XII secolo). UTET 2003
