Stop omofobia, il racconto di due studenti UnivAq

Dopo la scritta omofoba ad Univaq, due studenti raccontano di episodi di discriminazione subiti in città.
Dopo la scritta omofoba ad Univaq, due studenti raccontano di episodi di discriminazione subiti in città.
Negli ultimi mesi, sono diversi gli studenti dell’Università dell’Aquila che hanno denunciato episodi di omofobia e discriminazione avvenuti fuori dall’ambiente accademico. Un ambiente, questo, percepito come generalmente inclusivo: ma mancano strumenti concreti per tutelare chi subisce discriminazioni, oltre a spazi sicuri e di supporto per giovani.
Uno studente queer del Dipartimento di Scienze Umane racconta che, nonostante l’ambiente inclusivo che finora ha respirato in facoltà, ha recentemente vissuto, fuori dall’ambiente universitario, il suo primo episodio di omofobia da quando ha fatto coming out. Come racconta al Capoluogo d’Abruzzo: “Di tanto in tanto qualche occhiata strana la ricevo, però nulla di vocale o troppo esplicito. Mercoledì sera ho subito il mio primo caso di omofobia da quando ho fatto coming out. Ero con un amico in un fast food della città quando un gruppo di ragazzi, senza alcuna provocazione, ha iniziato a insultarci. Hanno commentato il nostro aspetto, ridendo e lanciando frasi offensive. Il mio amico voleva reagire, ma l’ho trattenuto. Per tutta risposta, loro hanno riso, consigliandoci di rimetterci a mangiare e insinuando che sarebbe stato ‘meglio per noi'”.
“Univaq è un posto inclusivo, a mio avviso, soprattutto perché la comunità studentesca e quella docente si comportano civilmente in questo senso,” prosegue nel racconto. “Molti docenti si impegnano anche a tenere corsi e convegni in merito, ma la sensazione che ho è tutta qui”.
Proprio per questo, la scritta omofoba apparsa nel Dipartimento di Scienze Umane ha sconvolto la comunità universitaria: è stata inaspettata e ha suscitato dubbi sull’effettiva sicurezza del dipartimento. Inoltre, lo studente ha sottolineato come secondo lui l’amministrazione possa essere più incisiva, attraverso l’istituzione di uno sportello antiviolenza, il quale sarebbe fondamentale per avere uno strumento di supporto che sia anche in grado di indagare e individuare i responsabili di atti discriminatori.
Domenica Giannetti, studentessa transgender dello stesso dipartimento, ha raccontato di aver vissuto un episodio simile circa due mesi fa: “Mi è capitato di essere insultata da un gruppo di ragazzi mentre tornavo a casa. Trovo queste cose ingiuste e preoccupanti, ma per quanto riguarda l’ambiente universitario in sé, non ho mai avuto problemi con studenti, docenti o amministrazione”.
Ai microfoni del Capoluogo, considera l’idea di uno sportello antiviolenza una proposta valida: “Potrebbe offrire supporto e un punto di riferimento a chi ne ha bisogno, anche solo per sentirsi meno soli o per ricevere aiuto in situazioni di disagio.”
Le voci degli studenti evidenziano il bisogno di un’azione concreta da parte dell’Università dell’Aquila per garantire spazi sicuri e strumenti di tutela. L’istituzione di uno sportello antiviolenza rappresenterebbe un primo passo per rispondere a questa esigenza, fornendo non solo ascolto, ma anche una reale protezione contro episodi di violenza e discriminazione.

Univaq, la scritta omofoba coperta