Campi Flegrei, attenzione ma niente allarmismi

22 febbraio 2025 | 15:55
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Campi Flegrei, attenzione ma niente allarmismi

Sulla situazione dei Campi Flegrei e sui timori di eruzione del vulcano, il Capoluogo ha intervistato il presidente dell’INGV Carlo Doglioni

Campi Flegrei, lo sciame sismico che si registra negli ultimi giorni suscita preoccupazione per le eventualità di terremoti più forti e soprattutto di un’eruzione del vulcano. Ai microfoni del Capoluogo, il professore Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, analizza la situazione sulla base dei dati scientifici, che evidenziano movimenti inferiori rispetto a quelli di due anni fa e di molto se si risale agli anni Ottanta del secolo scorso.

Doglioni, all’Aquila per la presentazione degli studi di microzonazione sismica per il Piano urbanistico comunale, messi a punto dall’INGV su incarico del Comune, sulla situazione dei Campi Flegrei spiega: “Ovviamente si tratta di un vulcano attivo, quindi ci sono molte incertezze e non possiamo prevedere se e quando ci sarà un’eventuale eruzione. C’è un sollevamento del suolo in corso che però è relativamente più lento rispetto ad altri periodi: è di circa un centimetro al mese, mentre due anni fa era di circa quattro centimetri al mese, negli anni Ottanta ha raggiunto i nove centimetri al mese. Questo sollevamento è quello che determina la sismicità: più il magma si intrude in profondità più genera un pistone che solleva la crosta sovrastante. Sono le rotture della crosta la causa dei terremoti. Più è veloce il sollevamento più ci saranno terremoti. Questi che rileviamo sono tuttavia terremoti leggeri, che definiamo minori. L’importante è che il magma rimanga in profondità: finché questo succede non ci sarà pericolo di eruzione, ma al momento non possiamo prevedere l’evoluzione”.

Le dichiarazioni di Doglioni sono in linea con quelle dei rappresentanti delle istituzioni. L’assessore alla Protezione civile del Comune di Napoli, Edoardo Cosenza, ha dichiarato di recente: “Sulla base dei dati scientifici, dobbiamo tener conto che, ad oggi, con lo sciame sismico in corso, abbiamo registrato un innalzamento di scarsi 1,4 metri e, se anche volessimo considerare tutti gli innalzamenti registrati negli ultimi anni, non superiamo i 4 metri complessivi di innalzamento del suolo. Siamo quindi ben lontani dallo scenario che nel 1538 provocò l’eruzione”. Quanto al rischio di terremoti distruttivi, Cosenza ha detto: “Il  peggio che potrebbe accadere nello scenario attuale è che si rompa la faglia più grande che c’è. Un evento altamente improbabile, che al massimo potrebbe provocare una scossa di 4,4 di magnitudo. L’ipotesi di un sisma di magnitudo 5,1 di cui si è molto parlato in questi giorni e che tanto preoccupa la popolazione si verificherebbe solo se si spaccassero contemporaneamente tutte le faglie, un evento tanto nefasto quanto altamente improbabile“.

Al Capoluogo Doglioni ha anche evidenziato lo stato dell’arte sull’ambizione di prevedere con una certa accuratezza i terremoti più distruttivi, come quello dell’Aquila del 2009: “A livello di previsioni dei terremoti non sono stati fatti dal 2009 dei passi in avanti, siamo ancora lontani. A livello di previsione di eruzioniabbiamo avuto certamente dei progressi anche se ogni vulcano fa storia a sé, ha una geochimica diversa, perciò un ruolo di gas che rendono l’esplosività maggiore o minore. La composizione chimica dei magmi è quella che determina sia la velocità di risalita del magma stesso che la tipologia di eruzione”.

terremoto campi Flegrei

In caso di emergenza, e quindi di eruzione, nei Campi Flegrei, scatterebbe un piano che sostanzialmente assegnerebbe a ogni Regione la gestione e l’accoglienza di una quota di sfollati. L’Abruzzo dovrebbe, assieme al Molise, farsi carico di tremila di essi.