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Castelvecchio Subequo, la Chiesa di Sant’Agata a rischio crollo: tutto fermo da 20 anni

28 febbraio 2025 | 12:25
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Castelvecchio Subequo, la Chiesa di Sant’Agata a rischio crollo: tutto fermo da 20 anni

La chiesa di Sant’Agata, gioiello nella periferia di Castelvecchio Subequo, è “a rischio crollo. Dopo 20 anni tutto tace”. La denuncia

CASTELVECCHIO SUBEQUO – La chiesa di Sant’Agata “a rischio crollo. Son passati 20 anni e tutto tace”. La denuncia del Circolo comunale di Fratelli d’Italia. 

Una storia “tutta italiana” quella relativa ai lavori di sistemazione della chiesa di Sant’Agata del 1114 a Castelvecchio Subequo, autentico gioiello situato nella periferia del centro subequano, a ridosso dell’antica Supaerequum.
A ricostruirne la storia è il dottor Fidio Bianchi, coordinatore del Circolo comunale di Fratelli d’Italia: “Nel lontano 2005/2006 il Ministero per i beni e le attività culturali – Direzione Regionale – finanziò con circa 800mila euro, derivanti dai fondi del gioco del lotto, lavori di restauro urgente vista la situazione e la precarietà della chiesa. Furono affidati i lavori per un primo lotto di 188 mila euro ad un ditta con un pool di ben sette tecnici in data giugno 2006. Una bifora meravigliosa ‘cadente’ fu messa in sicurezza nel frattempo, data l’urgenza, tramite assessorato regionale ai LLPP,  con un intervento dall’Aret Abruzzo. Da allora son trascorsi ben venti anni e tutto colpevolmente tace e, soprattutto, dei 570 mila euro residui non si ha più notizia“.

“Sulle vecchie mura – continua la nota firmata da Bianchi – campeggia un cartello, ormai ingiallito dal tempo e degradato dalle intemperie, con in evidenza un prossimo inizio lavori. Ma dei lavori e dei soldi residui non vi è ad oggi alcuna traccia; la chiesa rischia il crollo ed è in completo stato di abbandono, invasa da erbacce e rovi“. Il Circolo di FDI torna alla carica sul problema e chiede “un intervento urgente e congiunto di tutta l’amministrazione comunale,del Vescovo della Diocesi Sulmona Valva, dei Responsabili dei frati minori conventuali, presso la Soprintendenza per i beni architettonici per l’Abruzzo, per mettere la parola fine a questa squallida vicenda, non escludendo il ricorso estremo alle Autorità competenti”.