Breviario n 21, contro il fanatismo

2 marzo 2025 | 15:02
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Breviario n 21, contro il fanatismo

Il Capoluogo d’Abruzzo torna con un nuovo appuntamento per la rubrica Breviario n.21, contro il fanatismo. Uno sguardo sul mondo.

Nuovo appuntamento con la rubrica Breviario n.21, contro il fanatismo.

Iniziamo ad entrare finalmente in quello che questo breviario si appresta a diventare: ovvero uno sguardo su quello che è il mondo utilizzando come lente di ingrandimento i precetti che ci siamo posti nelle scorse settimane.
Dobbiamo ricordare che in ogni epoca della storia degli esseri umani il futuro ha un cuore antico, e noi abbiamo riflettuto le radici dello spirito, che si traspongono – inevitabilmente – sulla realtà. Lo spirito e le altre situazioni sulle quali abbiamo riflettuto sono da porre come lente sul mondo e su noi stessi, per evitare che succeda ciò che accade spesso, perché in effetti quanto presto abbiamo dimenticato le nostre stesse esperienze, che continuano tuttavia altrove, in altri uomini, in altri paesi. *

Quello che accade nel mondo, guardando ai nostri confini – europei – ed in medio oriente la cosa che non possiamo non notare è il fanatismo (sul quale vi consiglio il testo Contro il fanatismo di Amos Oz e V13 di Emmanuel Carrere), ma quali sono le sue radici? Nel senso stretto di quello di cui questo breviario parla? Essere fanatici significa darsi delle giustificazioni, ed un uomo che non teme il suo dio né le implicazioni dettate dalle leggi dei suoi compagni umani è un uomo pericoloso per definizione assoluta. Significa avere davanti ai nostri occhi un uomo accecato, privo di morale e di clemenza, soggiogato da un dio o da un comandante a sottostare ad ordini immorali, imposti in modo subdolo e malato nella sua mente, questo è cos’è un fanatico. Ma la vera domanda – che qui mi sorge nel corso del mio ragionamento e suppongo possa essere sorta anche a voi – è ed allora i loro capi? O chi agisce nella pienezza della sua libertà da essere umano su esseri umani?
Ecco, qui viene il secondo motivo che spiega l’essenzialità dei due testi citati sopra, quegli uomini hanno la loro prigionia in un ideale, che può essere, a livello generale di due tipi: sociale o divino.
In secondo luogo occorre ragionare sulla natura umana, che come vi dicevo è incredibilmente difficile da sondare, molto più complessa del banale fanatismo e bisogna ricercare in lei le cause più profonde.

Rimanendo nella metafora del ragionamento di Eckhart qui non si parla di tempio, ma della sua assenza, ed un uomo senza tempio, senza interiora, senz’anima, è un uomo pericoloso. Non voglio, né posso, sostituirmi a professionisti dl campo, ma posso dire che al di là della diagnosi, quindi del perché si sia logorato il tempio, la sua assenza porta l’uomo a compiere i gesti della natura più estrema.
Mi appoggio ai primi comandamenti trattati dicendo che un uomo senza tempio è un uomo senza io, senza origini e senza onore per la sua esistenza. E purtroppo, di questi tempi, se ne vedono fin troppi, ma di questo, ne parleremo presto.

*Carlo Levi, il futuro ha un cuore antico, Einaudi.

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