Breviario n.21, bisogna esercitarsi a morire

9 marzo 2025 | 14:56
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Breviario n.21, bisogna esercitarsi a morire

Il Capoluogo d’Abruzzo torna con un nuovo appuntamento per la rubrica Breviario n.21.I l ragionamento dipendente da un fine va nella direzione comandata dal fine stesso e non produce affatto verità.

Nuovo appuntamento con la rubrica Breviario n.21. Il ragionamento dipendente da un fine va nella direzione comandata dal fine stesso e non produce affatto verità.

Iniziamo ad entrare finalmente in quello che questo breviario si appresta a diventare: ovvero uno sguardo su quello che è il mondo utilizzando come lente di ingrandimento i precetti che ci siamo posti nelle scorse settimane.

Esso è capace solo di adeguarsi alle circostanze, e mostra la sua pochezza appena queste ultime cambiano; si tratta dunque di una forma di pensiero inferiore, -calcolante- (loghismós, lo chiama Plotino), incapace di cogliere l’Assoluto. In effetti tale coglimento implica l’opera di un -altro- pensiero, ovvero propriamente del lógos. […] Richiamandoci alla celebre immagine del Fedro Platonico, occorre che l’auriga riprenda il controllo della biga alata, ovvero che la ragione prenda il sopravvento sulle passioni, perché solo così può chiudersi la dimensione utilitaristica e volgare del loghismós e aprirsi quella propria e razionale del lógos.

Breviario n 21, contro il fanatismo

Insomma, bisogna esercitarsi a morire, a lasciare andare, solo così si può creare un contenitore vuoto da riempire, svuotandolo. Allontanarsi dal pensiero utilitaristico in funzione di quello spirituale non significa smettere di provare affetto o sensazioni meno elevate, significa solamente dargli il giusto peso. Il mistico può ben riconoscere di amare il cibo, gli amici, i vicini, l’onore e l’agio poche non sia ansiosamente legato ad essi e incapace di affrontarne gli opposti, sicché illuminato, senza desideri e aperto all’esperienza, persegue deliziandosene ogni meta che gli appaia acconcia. […] Invita a ripudiare l’attenzione coatta, ossessiva, autocoscienze ai nostri sentimenti e percezioni, alle nostre distinzioni teoriche ed alle dimostrazioni logiche. Respinge la tendenza nevrotica a raggiungere la sicurezza cacciando ogni esperienza in un sistema logico fermo, chiaro, nitido in cui ogni elemento sia sicuramente manipolabile. La percezione è presente al mistico ma la sua mente è vuota, cioè priva di moduli percettivi o conoscitivi coatti, stereotipi.

Quindi la sintesi è percepire, ma porsi vuoti, sentire il mondo senza subirlo, proiettandosi sempre a quello che c’è al di là della percezione, in noi stessi, svuotando, per riempire.