I segreti del restauro, svelati gli interventi sulla Madonna in trono e la Madonna adorante

Il primo appuntamento per i Giovedì del restauro organizzati dal MuNDA. Le opere di Andrea Delitio e Matteo da Campli.
L’AQUILA – I giovedì del restauro, il MuNDA svela i suoi tesori restaurati. La Madonna in trono di Andrea Delitio e la Madonna adorante in Bambino incoronata da due angeli e sposalizio mistico di Santa Caterina, opera di Matteo da Campli.
Per il primo appuntamento della rassegna “I giovedì del restauro” il Museo Nazionale d’Abruzzo presenta gli interventi conservativi sulla Madonna in trono di Andrea Delitio e la Madonna adorante in Bambino incoronata da due angeli e sposalizio mistico di Santa Caterina, opera di Matteo da Campli.
Nell’ambito del piano di conservazione preventiva e programmata portato avanti dal Museo, sono stati realizzati interventi di manutenzione sia sulle opere del percorso museale, sia su quelle custodite nel deposito del Castello Cinquecentesco raccontati alla città, in sei appuntamenti, dai professionisti che li hanno presi in cura. I due dipinti su tavola presentati il 6 marzo – la Madonna in trono di Andrea Delitio e della Madonna adorante il Bambino incoronata da due angeli e sposalizio mistico di Santa Caterina di Matteo da Campli – sono stati eseguiti dalle restauratrici Cristiana De Lisio e Alessia Felici della Recro S.r.l. Grazie ad un’accurata campagna di diagnostica è stato possibile ricostruire le vicende conservative pregresse delle opere, nonché le tecniche con cui sono state realizzate, il disegno preparatorio e, ove presenti, le incisioni sul supporto per la definizione delle pieghe degli abiti. La Madonna in trono è un piccolo dipinto a tempera su tavola e dorature a bolo, eseguito nella seconda metà del XV secolo da Andrea Delitio per il Santuario della Madonna di Appari a Paganica. Le dimensioni attuali sono ben diverse da quelle originali poiché la chiesa subì un disastroso incendio in cui rimase coinvolta anche la pala, che porta ancora oggi i segni delle bruciature nella parte superstite della tavola. Originariamente è verosimile vi fosse raffigurata una Madonna con il Bambino, purtroppo perduto, ma di cui si intravede un piedino adagiato sulla veste blu della Vergine. La figura si staglia su quello che doveva essere il dossale di un trono, decorato a rondelle, o, ipotizzano gli studiosi, davanti a una porta lignea a formelle, secondo l’iconografia che raffigura Maria come Porta del Cielo. Dopo le consuete indagini preliminari, sono stati eseguiti dei tasselli di pulitura che hanno mostrato come l’opera avesse subito, in passato, degli interventi di restauro piuttosto invasivi: la superficie pittorica, interessata da numerose abrasioni e lacune, era stata integrata con la tecnica del tratteggio verticale anche sul film originale, in buona parte coperto e recuperato in fase di pulitura, restituendo particolari prima offuscati. Una volta consolidata, la tavola è stata stuccata secondo le tecniche tradizionali (gesso di Bologna e colla animale); l’operazione finale è stata la presentazione estetica, sia con reintegrazione mimetica delle piccole lacune sia con il cosiddetto “rigatino” in quelle più estese, mentre i ritocchi ancora pertinenti sono stati riequilibrati per una lettura unitaria dell’opera.

La Madonna adorante il Bambino incoronata da due angeli e sposalizio mistico di Santa Caterina di Alessandria è l’unica opera autografa di Matteo da Campli (in basso a destra si legge, infatti, MGT.MATE PICTOR TE CAMP), datata a metà del XV secolo. Collocata originariamente nella chiesa di S. Maria del Pantano a Montereale e poi nel municipio di Pizzoli, fu trafugata e sostituita da una copia; rintracciato sul mercato antiquario, l’originale venne acquisito dalla Soprintendenza della città dell’Aquila per poi giungere nel Museo Nazionale d’Abruzzo dove tutt’oggi è custodito. La piccola tempera su tavola presenta particolari in lamina dorata, incisa e punzonata, raffigura la Vergine incoronata da due angeli in adorazione del Bambino, seduto su un cuscino damascato, che porge l’anello a Santa Caterina d’Alessandria, nell’iconografia tipica dello Sposalizio Mistico. L’opera era già stata interessata da precedenti interventi conservativi, soprattutto nel supporto: sul retro, infatti, il legno presenta numerose incisioni verticali eseguite per cercare di riconferire elasticità alla tavola, interessata da un diffuso fenomeno di imbarcatura; una volta recuperata la planarità e risarcite le lacune, è stata applicata una parchettatura “alla fiorentina”, con le traverse verticali inchiodate e le orizzontali libere, in modo da non ostacolare il movimento naturale del legno. Come per l’opera precedentemente illustrata, grazie alle indagini diagnostiche è stato possibile individuare il disegno preparatorio e l’entità dei precedenti interventi estetici, anche qui debordanti e, in alcuni casi, eseguiti senza preliminare stuccatura, ma direttamente sul supporto. Lo stato di conservazione generale era comunque buono: la superficie presentava una lieve alterazione del protettivo e dei ritocchi, nonché la presenza di ridipinture. L’intervento ha visto quindi una pulitura della superficie, nuove stuccature e un’attenta integrazione cromatica rispettosa dell’originale, lasciando “a vista” il supporto della cornice e della tavola, quest’ultimo solo tonalizzato. Entrambe le tavole sono state riconsegnate e nuovamente esposte dal luglio 2024 nel percorso di visita del Museo Nazionale d’Abruzzo.

