Lorenzo Flaherty a L’Aquila, “Qui si respira aria di rinascita”

Lorenzo Flaherty a L’Aquila, al Teatro dei 99 in “L’onorevole, il poeta, la signora”. “Il pubblico è linfa vitale, mi piace interpretare personaggi che entrano nel cuore di chi guarda”. L’intervista al Capoluogo.
“Mi piace perdermi tra le strade di questa città e rimanere incantato dallo straordinario lavoro fatto per riportare il cuore storico al suo antico splendore. Tornarci ogni volta è una bella emozione è come calcare il palcoscenico di un grande teatro”. A parlare, ai microfoni del Capoluogo.it, è il noto attore di cinema, tv e teatro Lorenzo Flaherty che sarà a L’Aquila per la stagione teatrale del Teatro dei 99 con lo spettacolo “L’onorevole, il poeta e la signora” domenica 16 marzo.
Un “antidivo”, è questa la definizione più calzante di Lorenzo Flaherty, attore italo-irlandese che ha costruito la sua fama, “più sulla qualità delle mie interpretazioni”, che sul suo aspetto da sex symbol. Il suo esordio è stato con Lamberto Bava e Marco Tullio Giordana, ma il grande pubblico lo conosce per le interpretazioni in fiction come ”Piazza di Spagna”, “La dottoressa Giò”, “Un posto al sole”, ma soprattutto per l’Ispettore Manrico in ”Distretto di polizia” o il mai dimenticato Capitano Venturi in ”RIS”. “L’onorevole, il poeta e la signora” è lo spettacolo in scena a L’Aquila al Teatro dei 99 (appuntamento alle ore 18:00 – direzione artistica Loredana Errico), con la regia di Francesco Branchetti, che si presenta come una commedia grottesca e attualissima con Flaherty, lo stesso Branchetti e Isabella Giannone.
Per Lorenzo Flaherty si tratta della seconda esperienza con Branchetti con cui ha recitato, sempre a teatro, ne “Il visitatore”, dove ha interpretato Freud in età adulta. “Per questo ruolo ho studiato un’ampia documentazione su Freud, entrando sia nei dettagli, sia nel periodo storico che nella figura di questo grande uomo. È stata una bellissima esperienza calarsi in un personaggio così profondo. Il bello di questo lavoro è proprio questo, poter cambiare pelle e volto, spaziare tra periodi storici diversi. Poi il teatro ha questa magia: ti regala il contatto diretto con il pubblico, ti fa sentire le emozioni amplificate“, spiega l’attore ai microfoni del Capoluogo. Nel nuovo spettacolo invece vestirà i panni di Leone, un onorevole innamorato di Paola, una scaltra giornalista, e porteranno in scena un’analisi di un gioco dell’identità e dello scambio sociale.

Si torna finalmente a teatro, si va al cinema, 5 anni fa, con il lockdown il settore ha vissuto un periodo nero. L’emergenza sanitaria ha creato una voragine che sembrava difficile da poter colmare. Oggi, la cosa importante è capire se ci siano concreti segnali di vitalità. Per Lorenzo Flaherty, “Nessuno può fare a meno di un bel film, di una bella fiction o di uno spettacolo teatrale di qualità. Le problematiche ci sono, da tempo, da prima del Covid, bisogna ancora superarle. La nostra missione è quella di riuscire a creare un collante con il pubblico, un legale che, ad esempio, il teatro riesce a fare naturalmente- Quando la tv è bella, è di qualità, funziona, quando un film è ben scritto e sceneggiato arriva al pubblico. Per superare i problemi bisogna lavorare, con impegno, dedizione, professionalità, passione“.

Ed è proprio la passione che ha mosso tanti anni fa Lorenzo Flaherty, quando era poco più che ragazzo e aveva deciso che il palco, la tv e il cinema sarebbero stati il suo futuro. “Ho frequentato una buona scuola di recitazione, ma la vera palestra di vita è stato lavorare sul campo. Ho fatto esperienze importanti, preziosi, rigorose che mi hanno aiutato a crescere, a formarmi e ad essere oggi un uomo e un professionista completo. Lavorare sui set delle serie e delle prime fiction mi ha aiutato molto. Si tratta di mesi di riprese, tutto il giorno, tutti i giorni. Entri a contatto con stili, suoni, colori, vibrazioni che creano il tuo bagaglio”.
La sua infatti è stata una lunghissima gavetta che lo ha visto approdare al teatro, contestualmente a una lunga fortunata carriera nel cinema e nella tv. “Il set ha il mezzo meccanico che lo rende molto interessante, si lavora più sul dettaglio. Ho tanti film ed esperienze a cui sono legato. Uno dei ricordi più belli è sicuramente l’incontro con il grande regista Carlo Vanzina, pietra miliare del nostro cinema, la cui memoria andrebbe alimentata tutti i giorni. Con il suo sguardo e i toni della commedia, è riuscito a raccontare l’Italia più vera, realizzando film che sono diventati veri e propri cult del cinema italiano. Mi volle nella commedia corale ‘Le barzellette’, (in cui l’attore interpretava un simpatico e aitante aristocratico ndr), accanto a personaggi come Gigi Proietti o Carlo Buccirosso, Enzo Salvi, Mx Giusti. Sul set, dopo ore di lavoro, con allegria e leggerezza riusciva a mettere tutti a proprio agio. Era innamorato del cinema, un vero signore che ha saputo raccontare il nostro Paese, con i suoi vizi e le sue virtù per oltre 40 anni!“.
Dopo tanto cinema e fiction televisive, il ritorno a teatro, a L’Aquila, una città da sempre nel cuore dell’attore. “Questo posto ti entra nel cuore, con i suoi scorci e soprattutto con la sua grande bellezza. Ogni volta che torno trovo un particolare diverso o qualcosa di nuovo, fa piacere respirare questo senso di rinascita. È un luogo tranquillo, dove si sta bene, dove cerco di venire appena posso, non solo per lavoro. Quando accompagno mio figlio sulla neve per esempio, a Campo Felice, mentre lui scia, io vengo a perdermi in questo meraviglioso cuore storico. Aver saputo della nomina a Capitale della Cultura è stata una bella soddisfazione, che emoziona anche chi non è aquilano, è il giusto riconoscimento alla resilienza e alla forza dei suoi cittadini nonostante la grande tragedia che vi ha colpiti 16 anni fa”.
Oltre 100 i ruoli interpretati in tv e uno ancora nel cuore, quello di Giovanni Borghi, imprenditore e dirigente sportivo italiano, nella fiction “Mister Ignis – L’operaio che fondò un impero” la minierie Rai ispirata al titolare della Ignis e della Emerson, una delle figure di spicco nel panorama industriale italiano nel pieno del boom economico. “Mi è piaciuto moltissimo poter interpretare le vicende di un uomo perchè raccontano la vera storia del nostro Paese. Borghi ha fatto tantissimo con grande impegno, creatività e senso di responsabilità e andrebbe fatto conoscere soprattutto ai nostri figli, alle nuove generazioni, a coloro che saranno il nostro futuro“.
E dopo il teatro quali sono i progetti per il futuro? “Mi piacerebbe trovare un altro personaggio dalla forte carica emotiva, come Leone, come Borghi, come Freud, che abbia un’anima potente e che sappia arrivare al pubblico creando un rapporto profondo. Il pubblico è la mia linfa vitale“, conclude.
“L’onorevole, il poeta e la signora”, la trama
Un onorevole, Leone, è molto attratto da Paola, un’elegante e scaltra giornalista. Una sera l’onorevole riesce ad invitarla a casa ma non combinerà nulla, la donna lo provocherà ma lo metterà continuamente in imbarazzo. Andata via la giornalista, Leone scopre che in casa sua si è introdotto un uomo, Piero un poeta squattrinato che, nascosto dietro la tenda ha ascoltato le sue conversazioni. Da questo incontro casuale si determineranno una serie di eventi che cambieranno la vita dei due uomini ed è un susseguirsi di qui pro quo, di equivoci esilaranti con scambio di persona che avranno imprevedibili conseguenze, non tutte piacevoli e di incontenibile ilarità. Una fitta trama di allusioni, riferimenti scambi, dispetti e ricatti nella quale è l’intelligenza a mostrarsi nei suoi aspetti più divertenti
Una commedia dalla costruzione impeccabile che assicura quella teatralità cara a De Benedetti. Una rappresentazione dei salotti dell’Italia pieni di uomini di mezzo potere, girotondi di relazioni, svendita di talento vero o presunto, ambizioni uno specchio di una società a noi ancora purtroppo molto attuale. Un’ analisi di un gioco dell’identità, dello scambio sociale che rischia di essere il male dei nostri giorni in questo caos sociale e politico che stiamo vivendo. La regia intende restituire la straordinaria capacità dell’autore di indagare, di analizzare e raccontare la banalità, il quotidiano, l’inutilità delle convenzioni e la retorica spietata dei rapporti in un balletto esilarante tra i personaggi.
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