Scuole di montagna, gli incentivi agli insegnanti non bastano: No a un’istruzione di serie B

13 marzo 2025 | 19:43
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Scuole di montagna, gli incentivi agli insegnanti non bastano: No a un’istruzione di serie B

Incentivi agli insegnanti nelle scuole di montagna, si lavora al disegno di legge, ma non basta. Lattanzi: “I problemi sono altri: servono deroghe e più organico”

Scuole di montagna, in Parlamento un piano di aiuti per i plessi che rischiano di sparire, ma i semplici incentivi non bastano: parola del dirigente scolastico Antonio Lattanzi. “Le toppe possono essere peggiori dei buchi. Servono più organico e deroghe sicure per la costituzione delle classi, altrimenti rischiamo di offrire una scuola di serie B”.

In Parlamento prosegue il lavoro per il disegno di legge per sostenere i paesi di montagna con incentivi che interesseranno vari servizi, soprattutto la scuola. Previsti, infatti, incentivi per i docenti e punteggi aggiuntivi nelle graduatorie. L’obiettivo è incentivare la presenza di sedi e personale scolastico in queste aree.
Il testo del disegno di legge prevede che “entro 90 giorni dall’approvazione, un Decreto del Presidente del Consiglio definirà i criteri necessari per ottenere il riconoscimento di scuola di montagna”. Inoltre, viene precisato che “le scuole che rientrano nella definizione di scuola di montagna potranno beneficiare di una deroga al numero minimo di alunni per classe, facilitando così il mantenimento dell’offerta formativa anche in zone con una bassa densità abitativa”. 

In attesa di conoscere il provvedimento legislativo nel dettaglio, si alza la voce di chi la scuola nelle aree interne la vive ogni giorno da anni, il dirigente scolastico Antonio Lattanzi, che presiede sei plessi nell’Aquilano.
“Attendiamo che il provvedimento sia definitivo, ma spero non si tratti delle solite toppe con le quali si pensa di risolvere i molti problemi che gravano sulla scuola, soprattutto nei paesi di montagna”, evidenzia il preside.
La provincia dell’Aquila è piena di ‘scuole di montagna’e in questo contesto il problema maggiore è uno: non ci sono più bambini e si va verso la chiusura di diversi plessi che non riescono a sopravvivere. Non è possibile costruire classi che rispettino gli standard previsti dalla normativa attuale. Standard poco realistici, in quanto vengono utilizzate le stesse soglie per zone opposte. Non possono essere considerate allo stesso modo zone come Roma e Ovindoli”. 

“Le pluriclassi in alcune realtà diventano addirittura monoclassi e, in questo modo, decade anche la qualità del servizio scolastico. Se i bambini stanno tutti insieme si rischia di tornare ad una scuola di Serie B“.

Secondo Lattanzi, quindi – al di là di incentivi e sgravi fiscali per chi dovesse decidere di acquistare o affittare un’abitazione in un comune sede di una scuola di montagna – una misura preziosa a tutela delle scuole montane potrebbe essere l’organico del potenziamento,perché permetterebbe di sdoppiare le pluriclassi, facendo lavorare gli alunni separatamente. Inoltre, sarebbe importante un lavoro in sinergia con le amministrazioni locali per invertire la tendenza allo spopolamento. Ricordiamo che la gente abbandona un territorio se su questo territorio vengono a mancare i servizi“, aggiunge.

Tornando a sottolineare il problema della qualità dell’insegnamento nei particolari contesti delle pluriclassi, Lattanzi tuona. La pluriclasse nelle scuole medie è un’aberrazione legislativa, ma esiste. A Castelvecchio Subequo si è lottato, l’anno scorso, per evitarne la formazione, con mobilitazioni di istituzioni e genitori, e si è andati in deroga, come avverrà per il prossimo anno. E stiamo parlando di studenti che si preparano per la scuola secondaria di secondo grado: chi si iscriverà a un liceo o a una scuola professionale come può fare italiano o matematica insieme a classi formate da studenti più piccoli? Dare doppio punteggio ai docenti delle scuole di montagna, senza intervenire sulle pluriclassi, come risolverebbe i problemi? Allora, sarebbe preferibile avere una deroga sul numero minimo per la costituzione di una classe“. Misura che potrebbe essere contenuta nel prossimo disegno di legge.

Fontecchio ospita una delle scuole in cui Lattanzi riveste la carica di dirigente scolastico e comprende infanzia e primaria. La primaria conta circa 25 bambini in totale. Se dovessimo arrivare a chiudere, i bambini che provengono da Acciano dovrebbero arrivare fino a San Demetrio per andare a scuola, facendo ogni giorno 30 chilometri. Si parla anche di bambini di soli 3 anni, che dovrebbero avere diritto ad una scuola di prossimità”.

Molina, Gagliano Aterno, Secinaro, questi paesi non hanno più scuole. Ci sono sindaci disperati, perché si parla tanto di contrastare lo spopolamento, ma senza servizi la gente va via. Inoltre, non tutte le famiglie hanno la possibilità di trasferirsi da queste aree e spostarsi in città: dunque, se mancano le risorse ne risente, in primis, la formazione dei bambini. La mia intenzione è quella di interloquire con l’assessore Santangelo affinché sia la Regione Abruzzo stessa a promuovere una legge a tutela delle aree interne: una norma che possa fungere da legislazione concorrente in casi e situazioni particolari, affinché possano esserci deroghe al disegno di legge a cui sta lavorando il Governo; perché dalle anticipazioni fino ad ora trapelate i cambiamenti in arrivo non porteranno a nulla di risolutivo”, conclude Lattanzi.