La radio, storia di tradizione e di innovazione

15 marzo 2025 | 09:17
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La radio, storia di tradizione e di innovazione

A Grandangolo il professor Claudio Astorri illustra storia, evoluzione e caratteristiche della comunicazione radiofonica nel nostro Paese

Il professor Claudio Astorri, consulente radiofonico, blogger, già direttore di importanti radio nazionali, con esperienza e formazione all’estero, ospite della rubrica del Capoluogo “Grandangolo” condotta dal direttore David Filieri.

Una professione poco conosciuta, ma fondamentale per la comunicazione. Come sottolinea il professor Claudio Astorri, ospite della rubrica Grandangolo, “tra analisi e sviluppo di attività, io privilegio molto la prima. Il lavoro della radio è servire il pubblico, quindi bisogna capire come si comportano le persone. Si tratta di un’attività multidisciplinare che mette insieme analisi qualitative ad analisi quantitative, per orientare i palinsesti ai target definiti. Ai clienti pubblicitari si offrono poi opzioni di comunicazione per servire un determinato pubblico“.

I dati parlano chiaro, la radio nel nostro Paese gode di grande popolarità: “Due persone su tre in Italia l’ascoltano tutti i giorni, mediamente su tre emittenti. La radio, per chi la fruisce, è un cocktail di selezione. Nell’ascolto settimanale le stazioni diventano sette. Quando parliamo di una radio, dobbiamo pensare a una relazione tra le stazioni radiofoniche e le persone. Il punto di forza è che non interferisce con le attività quotidiane, accompagnando le persone nell’arco della giornata. Al risveglio, la radio rappresenta il contatto con il mondo, poi ci sono altre funzioni a cominciare dalla compagnia attraverso musica e informazione. Ancora: la radio diverte e riveste il ruolo di connessione al territorio”. 

Dal punto di vista dell’organizzazione, “la radio ha un’area management con attività amministrative e contabili. Poi ci sono i dipartimenti tecnico, editoriale e marketing – commerciale. Servono figure specializzate, ma anche manutentori e amministrativi. Nella parte editoriale ci sono figure come i conduttori, gli autori, i curatori dei programmi, i registi, i tecnici audio, coloro che lavorano nelle redazioni. La sezione marketing e commerciale è simile a quella di altri settori, ma non esclude anche in questo caso le specializzazioni”. 

Astorri sottolinea che il mezzo radiofonico negli ultimi anni si è caratterizzato per un’importante evoluzione: “L’apparecchio nelle case è in diminuzione, per questo si è sviluppata la modalità di mandare il segnale sui televisori, arrivando a oltre il 7% dell’ascolto. Poi è molto considerata la presenza dei monitor nei centri commerciali. Questa fruizione è caratterizzata da un’attenzione più bassa, ma è allo stesso tempo sensibile”. 

E come sta il mercato in Italia? “Ci sono 18 radio nazionali che riescono a sopravvivere, a volte nella logica dei gruppi. Le radio locali sopravvivono nel momento in cui si consorziano, realizzando economie di scala e prodotti migliori. Esistono nove generi o formati di radio, facilmente identificabili, perché a un tipo di pubblico corrisponde un orientamento predefinito verso una determinata offerta editoriale della radio, che copre tutti i parametri sociodemografici“.

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