E se domani non avessi più un lavoro?

17 marzo 2025 | 07:45
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E se domani non avessi più un lavoro?

La rivoluzione delle competenze nel mondo del lavoro e gli effetti dell’Intelligenza Artificiale nella rubrica E se domani, di Riccardo Cicerone

Come cambia il mercato del lavoro, la rivoluzione delle competenze. L’appuntamento con la rubrica “E se domani”.

Sì, ho deciso di “toccarla piano” con il titolo di questo nuovo pezzo, ma — si sa — un tocco di provocazione serve ad attirare l’attenzione. E ora che ce l’ho, non mi sento di ridimensionare troppo il tiro.
Nell’ultimo World Economic Forum tenutosi a Davos lo scorso gennaio è stato presentato il Future of Jobs Report 2025, una ricerca condotta su oltre 1.000 datori di lavoro (rappresentanti più di 14 milioni di lavoratori in 22 settori e 55 economie). Sono emersi molti dati interessanti, ma il più clamoroso riguarda la creazione di circa 170 milioni di nuovi posti di lavoro entro i prossimi cinque anni (figata, no?) a fronte, però, della scomparsa di 92 milioni di impieghi tradizionali.
Il saldo rimarrebbe comunque positivo, con un guadagno di 80 milioni di posti. Tuttavia, c’è un rovescio della medaglia: questi nuovi ruoli non saranno “sfruttabili” con le competenze del passato. Serviranno conoscenze, abilità e attitudini che moltissimi di coloro che resteranno senza lavoro al momento non hanno, e questo rende la transizione tutt’altro che semplice.

Verso una rivoluzione delle competenze

È uno scenario potenzialmente destabilizzante: chi perderà il proprio mestiere a causa dell’intelligenza artificiale (e delle sue applicazioni) potrebbe faticare a trovare un’alternativa, mentre i “nuovi lavori” andranno probabilmente a chi si sta già preparando adesso. Il report stima che il 40% delle competenze attuali risulterà obsoleto entro il 2030, mettendo seriamente a rischio mansioni come inserimento dati, contabilità (un saluto al mio commercialista!), segreteria e lavori di sportello (bancari, postali, ecc.).

Di contro, ci sarà un’esplosione di richieste per figure specializzate in sviluppo software (soprattutto legato ad AI e blockchain), ruoli collegati alla transizione ecologica (ingegneri ambientali, esperti di mobilità sostenibile), alla cura della persona (infermieri, medici, assistenti) e — udite udite — all’artigianato, agricoltura e allevamento. Paradossalmente, mestieri manuali su cui noi italiani siamo sempre stati forti, potrebbero tornare centrali.

Il (mio) tempismo perfetto

Quale momento migliore per inaugurare una rubrica dedicata a questi temi su un giornale? Il tempismo è sempre stata una delle mie doti principali. Ma siete davvero sicuri che dietro queste righe ci sia un essere umano?

Ai post(eri) l’ardua sentenza.

e se domani lavoro