Breviario n 21, pappagalli verdi

Libri, antibiblioteca e liste di letture infinite. Nuovo appuntamento con la rubrica letteraria Breviario n.21
Nuovo appuntamento con la rubrica Breviario n.21, Pappagalli verdi.
BREVIARIO N21 – Ieri sera, dopo essere tornato a casa, ho poggiato due pappagalli verdi sulla mia libreria. La mia biblioteca personale è divisa tra la mia casa ed il mio ufficio. Guardando quei libri sui quali ho posato i pappagalli verdi mi sono reso conto di due cose: la prima, che pappagalli verdi è il titolo di un libro di Gino Strada che non sono certo di aver letto per intero, la seconda, che di quella sezione di libri su cui ho posato gli oggetti che avevo in mano ce n’erano alcuni che non avevo letto. Così mi sono ricordato dell’antibiblioteca.
Si racconta che Umberto Eco dividesse i visitatori della propria biblioteca personale in due categorie. La prima era la più numerosa con i visitatori che increduli davanti a quell’enorme quantità di libri chiedevano ad Eco se lui li avesse letti tutti. Una seconda parte, invece, minoritaria, che capiva che le biblioteche non sono una derivazione dell’io del lettore (non nella loro completezza almeno), ma sono piuttosto uno strumento di ricerca pronto quando ne avremo bisogno. Inoltre, spiegava Eco, stanno anche lì a ricordarci di quante cose ancora non sappiamo, di quante cose dobbiamo ancora capire, comprendere, studiare e sapere del mondo, degli uomini, di dio e di tutto il resto.
Inoltre, lo stesso Eco, in una Lectio Magistralis a Torino spiegava anche tre fatti curiosi sull’antibiblioteca.
“Ogni tanto accade che un giorno prendiamo in mano uno di questi libri trascurati, incominciamo a leggiucchiarlo, e ci accorgiamo che sapevamo già tutto quel che diceva. Questo singolare fenomeno, di cui molti potranno testimoniare, ha solo tre spiegazioni ragionevoli.
La prima è che, avendo nel corso degli anni toccato varie volte quel libro, per spostarlo, spolverarlo, anche soltanto per scostarlo onde poterne afferrare un altro, qualcosa del suo sapere si è trasmesso, attraverso i nostri polpastrelli, al nostro cervello, e noi lo abbiamo letto tattilmente, come se fosse in alfabeto Braille. Io non credo ai fenomeni paranormali, ma in questo caso il fenomeno è normalissimo, certificato dall’esperienza quotidiana.
La seconda spiegazione è che non è vero che quel libro non lo abbiamo letto: ogni volta che lo si spostava vi si gettava uno sguardo, si apriva qualche pagina a caso, qualcosa nella grafica, nella consistenza della carta, nei colori, parlava di un’epoca, di un ambiente. E così, poco per volta, di quel libro se ne è assorbita gran parte.
La terza spiegazione è che mentre gli anni passavano leggevamo altri libri in cui si parlava anche di quello, così che senza rendercene conto abbiamo appreso che cosa dicesse (sia che si trattasse di un libro celebre, di cui tutti parlavano, sia che fosse un libro banale, dalle idee così comuni che le ritrovavamo continuamente altrove.”
Anche un altro autore come Borges si rendeva conto che la lista di letture di un uomo non può che essere infinita, perché ogni testo rimanda ad un altro e così ad un altro ancora.
Ma cosa c’entra tutto questo con la mistica, con lo spirito e col nostro breviario? Beh, se non l’avete capito vi suggerisco di riprendere il viaggio dall’inizio. Vi darò comunque un breve sunto, nella nostra biblioteca i libri che abbiamo letto sono coloro i quali ci hanno dato contezza del nostro essere, ci hanno portati più vicini allo spirito da riempire (dopo averlo svuotato come si è detto spesso in questo breviario), quelli che non abbiamo letto, invece, ci ricordano tutto quello che ancora non siamo diventati e se sentiamo di non avere spazio, allora, significa che ancora non ci siamo svuotati abbastanza.