I Cinturelli, quando esplode la primavera

Torna l’appuntamento con la rubrica I Cinturelli. La primavera tinge il paesaggio di colori, dal verde rigoglioso dei prati che si risvegliano dal torpore invernale al marrone dei campi arati da poco, per la ripresa delle attività dei contadini
I Cinturelli – Torna l’appuntamento con la rubrica del Capoluogo. Il contributo di Nada Rosa. Il fascino dei fiori gialli, la primavera che esplode.
La primavera tinge il paesaggio di colori, dal verde rigoglioso dei prati che si risvegliano dal torpore invernale al marrone dei campi arati da poco, per la ripresa delle attività dei contadini. Ma poi, qui da noi, c’è il giallo che primeggia in ogni luogo. I primi fiori a fare capolino tra la neve tardiva sono sicuramente i ranuncoli selvatici. I prati a pascolo si ricoprono di Tarassaco o Dente di Leone, nei giardini coltivati fioriscono Narcisi e Forsizie mentre nei boschi tra un carpino e una quercia ancora quiescente fa capolino il Maggiociondolo con i suoi grappoli dorati. Nei campi seminati a grano o tra le colture di erba medica spesso si vedono distese di Ravanelli selvatici, di Senape nera o di Senecio che tingono di giallo ettari di terreni. Anche la Colza o Rape pazze, come vengono chiamate qui in zona, infestano i campi coltivati ma sono comunque uno spettacolo per gli occhi di chi cerca nella natura i colori per riscaldare il cuore ed attendere il tepore della bella stagione. Sulle colline si possono osservare le profumatissime ginestre mentre più in basso, timido e piccolino troviamo il ginestrino. Lungo le strade e nei luoghi incolti, per i più attenti ai dettagli delle piante, non sarà difficile individuare l’Isatis Tinctoria o Guado. Pianta di origine asiatica, introdotta nell’area Europea fin dal neolitico, è conosciuta da tempi antichissimi per la sua proprietà tintoria. Ma attenzione, se a catturare il nostro interesse è il giallo oro delle sue infiorescenze, le colorazioni che si ottengono dalla macerazione delle sue foglie vanno dall’azzurro al blu. In alcuni periodi storici il pigmento ricavato dalla pianta acquisì un valore tale da essere considerato una sorta di “Oro blu”. Usato largamente nelle pitture dei grandi artisti del rinascimento come Leonardo e Raffaello, era anche utilizzato per la tintura dei tessuti e della lana. Sapete da dove nasce il nome Bluejeans? Ebbene nasce proprio in Italia. Con una tela blu prodotta nella città francese di Nimes, venivano confezionati a Genova i pantaloni indossati dai marinai, per questo motivo noto come blue de Genes, espressione che in inglese divenne blue jeans. Oggi è ancora possibile trovare lana naturale tinta con l’Isatis Tinctoria delle nostre zone grazie al lavoro artigianale di Valeria Gallese che, con le mani esperte, ripropone lane di alta qualità dalle varie sfumature dell’indaco e non solo…
