Breviario n 21, pappagalli verdi (ancora)

30 marzo 2025 | 15:09
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Breviario n 21, pappagalli verdi (ancora)

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La vera felicità si deve a ciò che è inutile e senza scopo, al consapevolmente prolisso, all’improduttivo e al contorto, a ciò che divaga, al superfluo, alle belle forme e ai bei gesti che a nulla servono e non adempiono ad alcuna finalità. Rispetto all’andare spediti, al correre o al marciare, il passeggiare lenti è un lusso1.
Questa base posta sopra è ciò che serve per andare avanti, avanti è ovunque2, in questo viaggio per cui adesso molliamo gli ormeggi.
La scrittura di questo articolo mi ha dato molto da pensare, mi sono detto che si può non comprendere un proemio ma che bisogna necessariamente comprendere un primo capitolo, che è quello dove lo scrittore e il lettore mettono tra di loro un patto sempre tacito quanto imprescindibile.
Quello che vi raccomando per godere di questo viaggio è non pensare all’arrivo, godere de l’ala incerta della farfalla3 con la tipica irresolutezza del flâneur4 . Riaccomodare in noi quello che si è perso. La tecnica scatenata elimina il lusso […]. Il rapido che traversa il continente in tre notti e due giorni è un vero miracolo, ma il viaggio non ha nulla dello splendore sbiadito del train blue. Tutto ciò che costituiva il piacere del viaggio, dal saluto d’addio dal finestrino aperto, alle premure degli inservienti, al cerimoniale del pranzo, il senso costante di un favore speciale che non sottrae nulla a nessun, è sparito, insieme alla gente elegante che passeggiava sui perrons prima della partenza, e che oggi cercheremmo invano anche nelle halls degli Hotels di maggiori pretese5.
Avendo perso il senso del viaggio, il senso di che cosa significhi andare lenti, in un mondo che fa dell’iperperformativo un punto d’onore e del pensatore una nota di demerito nella ferocia del progresso non meraviglia perciò che, accanto alla messa in disparte della mistica stessa, cacciata via dalla scienza e relegata nell’ambito della devozione, della pietà, della ‘fede’, anche la filosofia abbia perduto il suo ruolo egemonico, e la parola sia progressivamente scaduta fino a significare, come avviene oggi, una strategia aziendale (si parla infatti della ‘filosofia’ della FIAT, o della RAI, ecc.)6Questa è la situazione del tempo presente: la psicologia tratta dell’anima (o psiche, che suona più laico) senza spirito, di cui non ha più esperienza, e perciò non meraviglia che sia diventata un enorme supermercato di scuole, dottrine, gruppi, ivi compreso un settore del ‘fai da te’, con una straordinaria somiglianza con la sofistica classica. Sul versante religioso poi l’emarginazione dello spirituale ha significato la progressiva caduta nel sociologico, nello psicologico, nel politico, con una teologia che è, anch’essa, ormai discorso su tutto, salvo che su Dio. È vero però che qualcosa si muove: le più profonde esigenze dell’uomo non sono certo soddisfatte dalla psicologia, per cui non meraviglia l’attuale risveglio di interesse per la mistica (magari attraverso il buddismo o altre filosofie orientali), che parte proprio da un bisogno spirituale7.
Quello che questo viaggio vuole essere è un accompagno al risveglio di quello che c’è in voi, di quello che Meister Eckart chiama il vostro tempio, lo spirito, vuoto per essere colmato ma essenziale che non si confonda con qualcosa di mutabile, con qualcosa di terreno. Ma questa è un’altra storia, la prossima.

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1 da “vita contemplativa” di Byung-Chul Han, nottetempo, 2023
2 Milan Kundera
3 Schiller
4 da “appunti e materiali” di Walter Benjamin, Einaudi, 2000
5 da “Minima moralia. Meditazioni della vita offesa” di Theodor W. Adorno, Einaudi, 1994
6 da “Filosofia e mistica, un problema terminologico di Marco Vannini
7 da “Filosofia e mistica, un problema terminologico di Marco Vannini