Roio a 16 anni dal terremoto

Roio e le sue frazioni, 16 anni dopo il sisma: il racconto, fra case nuove e macerie, di Fulgenzio Ciccozzi
ROIO – Entrando in quei luoghi che un tempo erano i cuori pulsanti dei paesi di Roio, a 16 anni dal sisma, si presenta una scenografia che non lascia adito a dubbi: case nuove che si alternano a quelle in rovina, queste fagocitate da alberi e sterpaglie, strade dissestate, rumori di mezzi, cigolio delle gru, frastuono di voci.
No, non è un campo di battaglia ma il regno di un caotico caos, il necessario disagio frutto della ricostruzione entrata nella fase apicale della sua funzione affinché in quei posti possa un giorno tornare l’alacre mormorio della vita. Anche alcuni consorzi, i quali sembravano perdersi nel tempo, pare che abbiano subito una svolta e siano avviati alla fase conclusiva dell’iter tecnico amministrativo.
Mentre laricostruzione a Santa Rufina, tranne qualche cantiere in cui sono emerse delle difficoltà, si trova a buon punto, non si può dire altrettanto della frazione di Colle la quale sembra essere l’unica delle quattro in cui non si vedono maestranze convolte nell’opera di ripristino edile. Ovviamente, i centri storici dei paesi soffrono delle problematiche inerenti alla contemporanea apertura dei cantieri poiché, se da un lato c’è senza ombra di dubbio soddisfazione, stanno emergendo le difficoltà per i pochi residenti in virtù del dissesto stradale e dei problemi alla circolazione dovuti anche alla movimentazione degli indispensabili mezzi pesanti delle aziende ricostruttrici. Alcune volte si verificano intasamenti delle vie di accesso degli abitati nei quali, essendo attraversati da strade carrozzabili di numero limitato, possono emergere problemi in entrata ed in uscita delle autovetture. Pertanto, è di vitale importanza il coordinamento delle
maestranze impiegate nella ricostruzione.
Tutto ciò solleva un altro problema che, se negli anni precedenti era stato appena accennato, ora si manifesta in tutta la sua complessità: la mancanza di parcheggi.
L’affollamento dei mezzi fa sì che le autovetture vengano parcheggiate dove possibile e ciò comporta il restringimento delle carreggiate intralciando il transito degli stessi abitanti automuniti e, in caso di emergenze, possono ostacolare l’utilizzo delle pochissime via di fuga. Dopo un evento così catastrofico sarebbe stato opportuno prendere in concreta considerazione uno studio di fattibilità che avrebbe portato
a una rigenerazione urbana delle aree antropizzate del circondario tale da tramutarsi in realtà e che avrebbe potuto apportare un miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini che ivi risiedono anche, e non solo, creando dei parcheggi o delle aree di sosta adeguate.
Una piccola riflessione riguarda gli archi.
Roio Piano è anche chiamato il paese degli archi, alcuni sono stati abbattuti, quello in via Arco della scuola (prima arco Ciccozzi) è stato ristrutturato: si auspica che lo stemma (a monti soprapposti), prima posto sulla chiave di volta, sia ivi riposizionato. Se si pensa che non sono state fatte abbattere case poiché includevano modesti portali di pietra e finali lapidei, certamente meno rilevanti dal punto di vista
architettonico, è legittimo chiedersi se gli archi abbattuti vengano ricostruiti utilizzano gli stipiti di pietra originali, così come è legittimo sapere che fine abbiano fatto tutte quelle pietre che adornavano le porte e le finestre (alcune addirittura risalenti al Quattro-Cinquecento) dell’antico abitato del Poggio che per anni sono rimaste distese sui sedimi delle case demolite o crollate, e che ora in gran parte sembrano essersi volatilizzate. Se l’intento era quello di preservare la storia e l’architettura dei centri delle frazioni, anche a discapito di una maggiore sicurezza, non sembra che i risultati che stanno pian piano emergendo abbiano colto pienamente nel segno.
Intanto, come ogni anno, nel luogo dell’epicentro (Colle Miruci), domenica, alle ore 15,00, verrà celebrata la messa in ricordo delle vittime del 6 aprile.