Niente borsa di studio Univaq per 2 crediti, impossibile parlare con ADSU

Il caso di una studentessa di Univaq: mancano due crediti per ottenere la borsa di studio, vuole confrontarsi con l’ADSU ma non ci riesce
Liliana è una studentessa di Univaq che ha perso la borsa di studio per 2 crediti: ma la sua è una storia di muri, di rifiuto al dialogo, che mette a rischio sogni e sacrifici.
A raccontarci la storia di Liliana è la madre, Giuseppina Massimi, che scrive al Capoluogo per evidenziare una situazione paradossale: la figlia ha scelto di concludere il percorso di studio universitario tornando all’Aquila da Macerata, ma ha trovato una brutta sorpresa. Il diritto allo studio all’Aquila non può essere esercitato con la facilità che sperava, e di fronte a una semplice richiesta di confronto – afferma – è impossibile parlare con l’ADSU .
“La scrivente è una mamma, semplicemente la mamma di Liliana. Liliana è prossima alla laurea, le mancano tre esami per concludere i suoi studi magistrali in Scienze per la Cultura e la Cooperazione Internazionale: ragazza ligia al dovere, studiosa, intraprendente, molto attenta e matura. La nostra è una famiglia molto umile: grazie agli aiuti che lo Stato Italiano mette a disposizione riesce a dare la possibilità di studiare ai propri figli. Infatti TUTTO l’iter universitario che Liliana ha fatto presso l’università di Macerata è stato sostenuto grazie ai fondi per il diritto allo studio che la regione Marche ha messo a disposizione, grazie ai fondi statali ed europei. Lo scorso anno accademico Liliana si è iscritta presso Univaq per terminare i suoi studi magistrali, scegliendo di tornare in regione”, scrive la mamma di Liliana.

A quel punto arriva la brutta sorpresa: “Abbiamo provveduto a fare domanda di borsa di studio presso l’azienda per il diritto allo studio universitario de L’Aquila e, a causa di 2 CFU (che Liliana non ha potuto colmare, causa Erasmus presso l’università di Alcalá – Madrid) le hanno chiesto indietro l’intera borsa di studio: circa 5300,00 euro!!! Mia figlia ha cercato di giustificare questi 2 crediti appellandosi a dei crediti bonus che, da bando, non potevano essere presi in considerazione; ha cercato di trovare dialogo con il Direttore Dott. Suriani, telefonando e scrivendo, cercando di fargli comprendere che la sua era una situazione non disciplinata dal bando”.
Non è stato possibile – sottolinea il genitore – trovare un confronto, per spiegare la situazione, né con il direttore dell’ADSU dell’Aquila Michele Suriani, né con la sua presidente Marica Schiavone. “Anch’io ho cercato di avere un contatto telefonico, ho scritto al Direttore Dott. Suriani per avere un colloquio: non per esimere Liliana dalle sue responsabilità, ma per trovare insieme una soluzione che non andasse a ledere nessuno. Ma NESSUNO ci ha permesso di poter parlare con il suddetto Dott. Suriani, tantomeno ci ha risposto alle mail che gli abbiamo inviato”.
La lettera aperta si conclude con un appello al Rettore di Univaq: “Magnifico Rettore Alesse. La storia ci racconta che il dialogo ha risolto più della guerra, che il confronto diretto ha aperto più strade di cause in tribunale. La mia generazione è abituata a ‘lottare’ per propri CREDO, a ‘lottare’ per cercare di ottenere GIUSTIZIA; Liliana invece si è arresa, non siamo stati capaci di infondere in loro questo spirito resiliente, che ci ha contraddistinto negli anni 60/70/80. Con questa lettera non chiedo che venga rimesso a Liliana l’errore, tantomeno che le vengano restituiti i soldi della borsa di studio. Con questa lettera intendo dar voce a TUTTE quelle persone che come me e la mia famiglia sono in difficoltà, che si ritrovano a dover affrontare situazioni di disagio a causa di brogli cartacei che spesso non danno la possibilità di espletare i propri diritti…diritto allo studio…perché Liliana è una brava studentessa!!!”.
Giuseppina nei confronti delle istituzioni universitarie e di Univaq chiama in causa la necessità di umanità e sensibilità: “Credo sia doveroso l’ascolto, al di là della burocrazia. Perché ogni caso è un caso a sé, e nessuno deve rimanere indietro per colpa di un articolo male inteso, soprattutto in questa fase in cui i ragazzi si stanno formando appunto per diventare cittadini. Sui nostri studenti dobbiamo investire, impartendo loro l’umanità, al di là delle competenze prettamente didattiche: questo il mio pensiero di mamma, che quotidianamente cerca di educare i propri figli al confronto… sempre e comunque!!! Francamente Magnifico Rettore Alesse, speravo che Lei cercasse un dialogo con il Direttore Dott Suriani, cercando di trovare insieme a Liliana una soluzione che non andasse a venire meno all’osservanza delle regole del bando ma che ampliasse il dialogo in merito a quei casi particolari che hanno riguardato mia figlia”.