La ricostruzione dell’Aquila del 1266, Addì 11 d’aprile fo el primo fonnamento

11 aprile 2025 | 10:25
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La ricostruzione dell’Aquila del 1266, Addì 11 d’aprile fo el primo fonnamento

“Addì 11 d’aprile fo el primo fonnamento”, scriveva Buccio di Ranallo. Sono passati 759 anni dall’avvio della prima ricostruzione dell’Aquila – la rinascita angioina – datata 1266 e resasi necessaria dopo le razzie e le distruzioni portate avanti da Manfredi di Sicilia nel 1259.

“Addì 11 d’aprile fo el primo fonnamento”, scriveva Buccio di Ranallo. Sono passati 759 anni dall’avvio della prima ricostruzione dell’Aquila – la rinascita angioina – datata 1266 e resasi necessaria dopo le razzie e le distruzioni portate avanti da Manfredi di Sicilia nel 1259.

Fu Carlo d’Angiò a consentire che gli aquilani costruissero la cinta muraria della città ed è così che, anno dopo anno, nacque L’Aquila così come la conosciamo: cioè con la sua suddivisione in Quarti e locali, ovvero rappresentazioni del territorio extramoenia dentro le mura. Risalgono al Duecento i primi tentativi degli abitanti dei castelli che stanchi delle vessazioni si rivolgono ai grandi regnati dell’epoca per essere autorizzati a costruire una nuova città. Nel 1253, secondo la tradizione, è infine Corrado IV figlio di Federico II di Svevia a concedere il permesso di edificare la nuova città. Ma qualche anno dopo, perso il sostegno imperiale, Manfredi, successore di Corrado IV distrugge la città. Saranno quindi gli angioini, con Carlo d’Angiò, a permettere di riedificare la città a partire dal 1266.

l'aquila cartina storica

Fu decisivo il ruolo degli aspiranti aquilani, abitanti nei castelli della conca e sulla loro volontà di affrancarsi dal potere feudale. Così dopo la distruzione di Corrado, gli aquilani acquistano da Carlo d’Angiò il privilegio di costruire una cinta muraria. Di lì a poco nasce L’Aquila come la conosciamo oggi, con la sua suddivisione in Quarti e locali, cioè rappresentazioni del territorio extramoenia dentro le mura. “Vi racconterò dell’Aquila, Magnifica città – cantava anche Buccio di Ranallo sulla prima fondazione del 1254 – e di coloro che la crearono con grande tenacia: per non essere sottomessi vollero la libertà”. Nel XV secolo, grazie alla sua economia, L’Aquila divenne la seconda città dello stato per importanza, subito dopo Napoli. Sotto il dominio asburgico, tra il XVI e il XVII secolo, visse un periodo di altalenante crescita economica che venne però bruscamente interrotta dal catastrofico terremoto del 1703, che per decenni riportò la città nella decadenza. Nel 2009 un altro terremoto. Oggi, pochi giorni dopo dal 16′ anniversario del sisma del 6 aprile, L’Aquila torna a risplendere: bella, fiera e “magnifica citade”, premiata con il sigillo di Capitale della Cultura per il 2026, riconoscimento meritato dopo gli anni difficilissimi del post sisma, della rinascita, della resilienza.

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