Colazione di Pasqua, al nostro 3 scatenate la coratella!

Colazione di Pasqua: tra salamini, uova sode e pizza dolce anche quest’anno la tradizione verrà rispettata. E il colesterolo muto!
La colazione di Pasqua in Abruzzo è qualcosa di veramente importante: non è un brunch, non sostituisce il pranzo, ma soprattutto è un rito che ha come prima regola quella di non contare le calorie!
La formula è semplice e consolidata: si mangia e basta preparandosi poi alle frustate del nutrizionista una volta finite le feste. In dialetto viene chiamata “lo sdiuno”, termine derivante dalla lingua spagnola e che indica la fine di 2 giorni di digiuno (Venerdì e Sabato Santo). Durante la colazione di Pasqua quindi scordiamoci l’hashtag #healthyfood e #veganstyle e scateniamo l’inferno. n realtà la colazione da sola basterebbe a sfamare un’intera popolazione, invece è solo un “fermino” per lo stomaco in attesa del luculliano pranzo. La preparazione di questo momento vuole i suoi tempi: se ne comincia a parlare da giorni, si vanno a comprare gli ingredienti che, gelosamente custoditi, serviranno a preparare una serie di leccornie che hanno il sapore della tradizione.

Colazione di Pasqua: cosa si mangia
Si fa al mattino presto, intorno alle otto. Sulla tavola pasquale, imbandita e colorata a tema, con le uova sode e colorate al centro (che si mangiano ovviamente), non può mancare la coratella. In ogni famiglia ognuno ha la sua ricetta, tramandata da generazioni: chi la fa in agrodolce, chi con gli odori, chi ancora la usa per farcire una torta rustica, è uno di qui piatti connotativi dell’abruzzesità. Oltre alla coratella sulla tavola della colazione di Pasqua ci sono anche la cicolana di fegato, i soffioni di ricotta, le animelle fritte. A contendersi lo scettro da punta di diamante anche le mazzarelle: involtini di coratella, avvolti con foglie di indivia e legati con del budellino, cotti al forno o col pomodoro. I soffioni, o fiadoni sono dei ravioloni ripieni di formaggio. Anche qui ogni famiglia ha la sua variante e la sua ricetta tramandata dalla prozia Dina o dalla nonna, ma di base l’impasto viene preparato con uova, vino, farina e olio. Il ripieno è a base di uova e formaggi a pasta dura.
Nell’aquilano si aggiunge volendo anche l’oro rosso, lo zafferano, mentre altre varianti prevedono anche salsiccia o salame nel ripieno. Ovviamente il tutto è accompagnato dalla pizza di Pasqua preparata in qualità industriali nei giorni precedenti, ci sono nonne che vantano la preparazione di 24 pizze dolci, profumate di anice e cannella a seconda dei gusti e coperte di palline dolci colorate. In un contesto del genere è abbastanza scontato che non ci sarà tè verde o cappuccino ad accompagnare il pasto, ma del buon vino rosso locale per rendere il momento più lieto soprattutto in questo periodo storico