25 aprile, la Resistenza delle donne

25 aprile 2025 | 10:14
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25 aprile, la Resistenza delle donne

25 aprile, il contributo delle donne partigiane alle Liberazione dal nazifascismo.

Ricorre oggi, 25 aprile 2024, l’80° anniversario della liberazione dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista. Il Capoluogo d’Abruzzo ripropone il contributo di Nando Giammarini redatto per lo scorso anniversario per ricordare un’importantissima ricorrenza, affinché nessuno dimentichi mai i Partigiani che affrontarono una miriade di sofferenze e sacrifici per sconfiggere le belve nazifasciste che stavano riducendo il Paese a una galera e si resero responsabili dei più gravi misfatti e delitti che la storia ricordi.

Compreso l’infame reato di violenza carnale di gruppo. Parliamo di una data simbolica con cui si vuole ricordare, ancora oggi e per l’eternità,la liberazione dell’Italia alla fine della seconda guerra mondiale. Essa iniziò dopo l’armistizio di Cassibile, nel settembre del 43 e si concluse alla fine della guerra. Fu, il 22 aprile del 1946, il governo provvisorio a guida De Gasperi a stabilire per decreto che il 25 aprile di ogni anno sarebbe stata festa nazionale. Per Resistenza s’ intende una guerra civile e patriottica di liberazione nazionale dallo straniero, che unì indistintamente comunisti, socialisti, democratici cristiani, repubblicani, liberali e perfino monarchici. Per questa ragione ebbe una più marcata caratteristica di sollevazione popolare, perché coinvolse direttamente i cittadini riuniti sotto le bandiere dei propri partiti di riferimento. Ciò determinò una più convinta e partecipe adesione di ampi strati popolari, nelle fabbriche e nelle campagne, che ne hanno fatto l’unico movimento armato nazional-popolare della storia dell’Italia unita.  Fonti storiche riportano che le forze in campo durante la Resistenza fossero circa dalle 20 alle 25mila persone di cui 12.600 uomini e donne combattenti in montagna, 9.000 al nord e 3.600 al centro-sud.

Ai Partigiani italiani si unirono anche combattenti provenienti da altri paesi. Si stima che dalla Wehrmachd ne siano arrivati 1.000 e altri 5.000 furono i partigiani sovietici. Ad onor del vero bisogna ricordare che tantissimi furono i ruoli delle donne nella Resistenza: Molte combatterono in montagna dimostrando abnegazione e coraggio, altre cospirarono, fiancheggiarono, fornirono supporto di ogni tipo ai ribelli nella più totale clandestinità, altre ancora tennero tenacemente in piedi famiglie divise, fondarono squadre di primo soccorso per aiutare i feriti e gli ammalati, contribuirono nella raccolta di medicinali, indumenti e cibo oltre ad occuparsi della pietosa opera dell’identificazione dei cadaveri e dell’assistenza ai familiari dei caduti. Delicato e di primaria importanza il ruolo svolto dalle staffette Partigiane. Loro “scortavano” brigate e comandi indirizzandole su strade sicure, esploravano, reperivano informazioni sul nemico, ricongiungevano le formazioni disperse dopo i rastrellamenti, trasportavano armi e munizioni e soprattutto macinavano un infinità di chilometri. Una per tutte, senza contemplare grandi nomi cui va tutta la riconoscenza del popolo italiano, Anna Cherchi una giovane staffetta, diciottenne che guidava i partigiani tra i boschi piemontesi, in mezzo alla neve che nascondeva strade e sentieri. Il 19 marzo 1944 venne individuata da una colonna di militari tedeschi. Il comandante Partigiano le ordinò di procedere verso i nemici che la fecero prigioniera. I tedeschi la portarono prima ad Alba, poi a Torino. Alle carceri “Nuove” fu torturata ogni giorno per circa un mese, ma nemmeno le scariche elettriche riuscirono a farla parlare. Poi su di un carro bestiame fu deportata a Ravensbruck, campo di concentramento per sole donne: Un carnefice le strappò, in due diverse occasioni, 15 denti. Una malvagità unica che fa ribrezzo anche al più incallito dei torturatori. Spiace apprendere che, a fronte di un simile impegno, solo una trentina di donne militanti nella Resistenza siano state decorate con medaglie d’oro o d’argento al valor militare. Ho sempre considerato da uomo, ancor prima che da giornalista, il 25 Aprile, la Festa più importante della Repubblica. Sono perfettamente convinto che continuare a dividersi strumentalmente su questa data significa minare le ragioni di una serena e pacifica convivenza. Che la ricorrenza odierna possa unire non solo le Istituzioni ma tutti i cittadini, nella creazione di una memoria comune e di un futuro di pace e democrazia, così come scritto nella nostra Costituzione che trae le sue origini dalla Resistenza. Un grazie alla memoria dei Partigiani a tutti quei ragazzi e ragazze che donarono la loro giovane esistenza per la salvezza della Patria e ci hanno permesso, oggi, di vivere in pace.
donne della resistenza

Nando Giammarini