Cronaca

Trivelle su Ombina Mare, il Tar boccia il ricorso

Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso della società petrolifera Medoil contro il ministero dell'Ambiente in merito alle autorizzazione sulle perforazioni petrolifere in Adriatico della piattaforma Ombrina Mare situata nel tratta antistante la costa abruzzese tra Ortona e Vasto.

Secondo i giudici, è stato corretto il comportamento del ministero, all'epoca guidato dal ministro Orlando, che bloccò l'impianto a mare chiedendo anche una Aia, ossia un' autorizzazione integrata ambientale.

La decisione del ministero dell'Ambiente fu presa anche alla luce dell'imponente manifestazione contraria di volontà popolare e il 14 aprile 2013 portò a sfilare per le vie di Pescara oltre 40 mila persone contrarie al progetto Medoil.

L'autorizzazione integrata ambientale - si legge nella sentenza - costituisce espressione del principio di precauzione stabilito dalla normativa europea, per la tutela dell'ambiente e per la difesa della salute umana, valore che nella gerarchia di principi costituzionali viene collocato al vertice. Il progetto della piattaforma Ombrina Mare sarebbe stato realizzato davanti ad un'area che la Regione Abruzzo ha già destinato alla creazione di un parco naturale, il cosiddetto Parco della Costa dei Trabocchi, parco che verrà realizzato proprio tra i comuni di Ortona e Vasto.

La mancata perimetrazione del parco della Costa dei Trabucchi non costituisce ostacolo al rigetto di Ombrina Mare perchè la Regione Abruzzo nell'istituire l'area aveva l'interesse di tutelare «quali beni culturali primari i trabucchi e il loro intorno, compreso il tratto di mare che concorre a formare il quadro di insieme».

E' quanto si legge nella sentenza depositata ieri dal Tar del Lazio che di fatto blocca la Medoilgas sulle trivelle in Adriatico tra Ortona e Vasto. Nella sentenza i giudici spiegano che il Codice dell'Ambiente dispone che «ai fini della tutela dell'ambiente e dell'ecosistema all'interno del perimetro delle aree marine e costiere a qualsiasi titolo protette per scopi di tutela ambientale, in virtù di leggi nazionali, regionali o in attuazione di atti e convenzioni nazionali sono vietate le attività di ricerca. di prospezione nonché di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare».

L'esigenza posta dal Ministero dell'ambiente di un supplemento di istruttoria ai fini della procedura Aia, ossia l'Autorizzazione Integrata Ambientale, è stata quindi corretta, perché «faceva richiamo al principio comunitario di precauzione».

L'Aia ha per oggetto «la prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento proveniente dalle attività, e prevede misure tese ad evitare, ove possibile, o a ridurre le emissioni nell'aria, nell'acqua e nel suolo, comprese anche le misure relative ai rifiuti, al fine di conseguire un livello elevato di protezione dell'ambiente».