Tradizioni

Nocino, tra i riti della Notte di San Giovanni: la ricetta artigianale di Dolci Aveja

La preparazione del nocino con le noci raccolte nella notte di San Giovanni. La ricetta di Dolci Aveja e le procedure tradizionali.

L’AQUILA – San Giovanni, riti e tradizioni di una notte speciale: quando inizia anche la preparazione del nocino, con le noci raccolte nel buio della notte più breve. La ricetta di Dolci Aveja.

Sorto il sole dopo la tradizionale Notte di San Giovanni, aquilani e abruzzesi al lavoro per realizzare il nocino. Ogni donna abruzzese ha la sua ricetta, tramandata dalla nonna. Come Maria Teresa Spagnoli, di Dolci Aveja, che porta avanti la tradizione del Nocino da generazioni.

San Giovanni: il nocino, le streghe e i riti contadini nella notte più magica dell’anno

Moltissime sono le ricette trascritte su foglietti ingialliti dal tempo: ognuno è il detentore della ricetta originale, quella data una volta dalla comare della zia della cugina devota a San Giovanni. Generalmente, le noci ancora acerbe, tagliate, vengono messe a macerare nell’alcool fino alla notte del 31 ottobre, notte dedicata alla dea romana Pomona, dea dei frutti e dei semi. Il nocino diventa così ricco di simbolismo come nessun’altra bevanda. Si possono aggiungere anche le spezie o odori, come buccia di limone, chicchi di caffè, chiodi di garofano e zucchero.

nocino noci

Per tutta l’estate è consigliabile mettere il recipiente sotto il sole e riporlo in casa durante la notte. Terminata la macerazione, l’alcool avrà assunto un colore marrone testa di moro. A questo punto si potrà aggiungere l’acqua per abbassare il grado alcoolico. In alcune regioni d’Italia l’acqua viene sostituita dal vino bianco. Una volta imbottigliato il nocino deve essere lasciato a riposo prima di berlo, fino a Natale. E la ricetta di Maria Teresa cosa prevede?

Dolci Aveja, il Nocino di San Giovanni

Dolci Aveja

Quest’anno le noci sono arrivate dal teatino, troppo esigua la quantità raccolta sul territorio, ma al Nocino fatto in casa non si rinuncia. “Per fare il Nocino ci vuole costanza, pazienza e passione. Un po’ come facevano le nostre nonne, poiché – si sa – le nostre ricette sono tramandate di generazione in generazione e vengono, poi, rivisitate con alcuni accorgimenti”, ci spiega Maria Teresa Spagnoli.

“La prima parte del procedimento consiste, dopo aver tagliato le noci, nel mettere a macerare la parte alcolica che quella acquosa, finalizzata ad abbassare la gradazione del Nocino. Poi si aggiungono alcuni ingredienti quali cannella, buccia di limone che impreziosiscono e arricchiscono l’aroma. Incluso il caramello che aiuta nella formazione del colore scuro. Quindi il tutto viene rimestato costantemente. Periodicamente se ne prende qualche bicchierino per osservarne la colorazione. Dal 24 giugno, quando si prepara il Nocino, lo si lascia con le noci per molti mesi, più o meno fino alla fine di ottobre. Noi a volte lasciamo le noci anche fino a dicembre: non serve la fretta, preferiamo attendere che il liquore assuma la giusta colorazione scura e la corposità giusta”.

Quando il Nocino ci sembra pronto “si estraggono le noci e si lascia la parte liquida a decantare. Se ne misura il grado alcolico e si filtra la bevanda, per fare, infine, l’imbottigliamento”. 

Il Nocino – conclude Maria Teresa – va fatto con cura, senza saltare alcuna tappa. Perché sta tutta qui l’artigianalità del liquore. Del resto l’artigiano è chi crea l’opera del suo prodotto, è chi mette l’anima nella sua creazione e la segue passo passo”.

Un procedimento lungo ma appassionato, che inizia nella notte più breve, alle porte dell’estate. Una ricorrenza cara a molti, dai sapori di una volta, che anche grazie A Dolci Aveja a L’Aquila si riscopre ogni anno.

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