Si celebrerà a fine maggio a L’Aquila l’udienza d’appello dopo la condanna in primo grado nei confronti di 2 uomini accusati di violenza sessuale di gruppo su una minorenne durante l’Adunata degli Alpini del 2015.
Proprio in questi sta montando il caso nazionale dopo la pioggia di denunce per molestie sessuali dopo l’adunata degli alpini che si è tenuta a Roma. A L’Aquila le penne nere si ritrovarono a maggio 2015, in un clima gioioso e di festa, in quella che fu la prima vera manifestazione in centro storico dopo il sisma del 6 aprile 2009. Nonostante il clima gioioso, la macchia della violenza arrivò anche in città, e la violenza non può essere in alcun modo giustificata: nè dall’asso e abuso di alcol, nè da altro. Una violenza dalla quale oggi si dissociano i tanti alpini che credono nei valori della divisa. Per quanto riguarda l’episodio di violenza accaduto all’Aquila nel 2015, i due imputati si trovavano in città proprio per l’Adunata: si tratta di un uomo, all’epoca 28enne e un coetaneo, venditore ambulante, nato e residente in Sicilia. Sono finiti a processo – come riporta Il Centro – con l’accusa di violenza sessuale di gruppo in quanto, secondo il capo d’imputazione, avrebbero condotto di sera la minorenne, all’epoca dei fatti appena 15enne, in un luogo isolato dove fu costretta a subire rapporti sessuali completi. I due, sempre secondo l’accusa, l’avrebbero costretta a consumare alcolici prima dell’abuso. La pena inflitta in primo grado è di quattro anni di reclusione, il pagamento delle spese processuali e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. La sentenza è arrivata a marzo del 2019, con rito abbreviato. Ammesso come parte civile il centro Antiviolenza Donatella Tellini. La minore è difesa dall’avvocato Simona Giannangeli, del foro dell’Aquila.
