L'approfondimento

DCA, anoressia e bulimia in crescita tra gli adolescenti: nuovi pericoli da TikTok

Dati in crescita sui DCA tra gli adolescenti, soprattutto andando a guardare l'insorgenza di anoressia e bulimia ai tempi delle restrizioni Covid19. E ora c'è TikTok: dove i DCA diventano puntate di un reality show

Disturbi del comportamento alimentare in crescita. La curva sale, soprattutto nell’adolescenza e, ancor di più, andando a guardare i dati relativi al Covid19: “colpa” dello stress e dell’isolamento sociale subiti dai ragazzi. Ora c’è anche il ‘rischio’ TikTok, con giovani ragazze che raccontano la loro malattia come se fosse un reality show a puntate.

Anoressia e Bulimia, “La prevalenza dei disturbi alimentari è andata aumentando in tutte le età, ma soprattutto nell’adolescenza; in particolare dopo le misure di prevenzione del contagio legate alla pandemia da Covid19. Lo aveva spiegato all’AGI qualche settimana fa Marco Silano, direttore dell’Unità operativa Alimentazione, Nutrizione e Salute dell’Istituto superiore di Sanità. Un dato che non si è discostato di molto dalle attese, “in base alle curve che già registravamo”, ha aggiunto Silano, ma “che ci fosse un incremento in seguito alle misure di contenimento è qualcosa che fa riflettere. Lo stress e l’isolamento che i ragazzi hanno subito durante quel periodo, probabilmente, hanno determinato poi lo sviluppo di disturbi in quelle persone con fattori di rischio”. Anoressia, bulimia e disturbi della nutrizione hanno fatto quindi registrare un picco tra ragazze e ragazzi.
“Secondo alcune statistiche, i disturbi clinici nell’adolescenza sono arrivati anche al 4 per cento”.
Abbiamo approfondito l’argomento con la psicologa e psicoterapeuta aquilana Chiara Gioia, per capire le origini dei disturbi del comportamento alimentare e l’influenza che può avere il mondo social, soprattutto sui giovani.

ORIGINI ARCAICHE E IL RAPPORTO CIBO-MADRE
“Quando parliamo di DCA facciamo innanzitutto riferimento ad anoressia e bulimia. Per comprendere questi disagi bisogna partire dal presupposto che si tratta di un’espressione del dolore dell’anima, per cui è importante prendere in considerazione il legame tra emozioni e comportamento alimentare: un rapporto strettissimo, che nasce fin dalle origini del nostro sviluppo. Del resto il simbolo del cibo, considerando una nuova vita, è il momento dell’allattamento, che costituisce un rapporto sia fisico che intrapsichico tra il bambino e la propria madre. L’interscambio tra neonato e madre inizia fin da quando il bambino è nel grembo materno: quindi, dopo la nascita c’è l’incontro con il seno. Poi, l’odore della pelle così come il calore della voce materna rappresentano quella protezione che rassicura il piccolo, non più ovattato nel ventre. È questo attaccamento a segnare, in parte, la strada che l’individuo percorrerà nell’arco della sua vita”.

Il bambino si attacca al seno non solo per soddisfare il desiderio di fame, ma per un profondo bisogno di contatto e rassicurazione e il cibo, sotto questo punto di vista, riveste un ruolo di gratificazione ed appagamento, non soltanto come bisogno fisico, anzi: il legame va oltre. Ad esempio, il bambino percepisce l’atteggiamento amorevole da parte della madre anche dal sapore dolce del latte materno

Alcuni dei Disturbi del Comportamento Alimentare possono risalire, ad esempio, a questa fase arcaica della vita di una persona, legata in generale al rapporto genitore – figlio.

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IL CONFLITTO
Ogni patologia richiede una diagnosi. Nel caso specifico di problematiche quali anoressia o bulimia, la prima cosa da fare nel Setting terapeutico è lavorare sulle immagini psichiche che si sono attivate, affinché si manifestasse quella determinata patologia. Può esserci, ad esempio, un conflitto tra dipendenza e indipendenza da un genitore, sull’identità di genere o, ancora, tra ciò che si vorrebbe fare e ciò che si deve fare, quindi piacere/dovere. Un conflitto che va a manifestarsi sottoforma di rinuncia. Qual è quella parte di me a cui devo rinunciare, o che devo offuscare? L’anoressia, ad esempio, porta la persona che ne soffre a pensare: non mi nutro, quindi non nutro quella parte di me che non voglio sentire. Una parte di me che, molto probabilmente, contiene ricordi e immagini che, se portati alla memoria, rischierebbero di creare condizioni di caos, di stravolgimento emotivo”. E ai tempi delle restrizioni Covid19, quindi in pieno lockdown forzato, si è creata una situazione in cui “l’accelerazione impressa ai rapporti social a scapito di quelli sociali, l’isolamento e lo stress hanno rappresentato fattori ulteriori affinché i problemi restassero sopiti e non riconosciuti, né affrontati. Il Covid19 è stato – come ripeto spesso – un vero e proprio cavatappi psichico”. 

Anoressia

AFFRONTARE E “LEGGERE” I DCA
“Quando uno psicologo si interfaccia con anoressia e bulimia lavora con molta attenzione e delicatezza, poiché non si tratta di andare a ‘smantellare’ queste patologie, bisogna invece chiedersi: cosa si cela dietro queste immagine psichiche?
Sono immagini portanti di tante altre immagini. Ad esempio, il cibo come sostanza che mette a tacere un vuoto, in altri casi possono esserci conflitti a livello coniugale che si sommano a quelli individuali, arcaici e quindi di antica origine. In questi ultimi casi, per non interfacciarsi col conflitto coniugale, c’è chi riempie con il cibo la paura del vuoto percepito”,
evidenzia la psicologa.
Nel caso dell’anoressia non nutro ciò che non voglio sentire. Questo genere di problematiche ha implicazioni importanti e profonde. Che cos’è che devo trattenere? Cos’è che non voglio vedere? Intorno a quale vuoto costruisco la mia barriera?
Un elemento in comune tra anoressia e bulimia fa riferimento al rifiuto del passaggio dall’essere ragazza/o, all’essere donna/uomo, la non accettazione del proprio corpo che porta a “combatterlo”. Le persone, in questi casi, non si concedono godimento, quindi si verifica mancanza di nutrizione oppure la fame di vivere viene saziata abbuffandosi”.

TIKTOK E I PROFILI SULL’ANORESSIA, I RISCHI SOCIAL

Tra i recenti fenomeni che stanno prendendo piede, soprattutto su TikTok, ci sono profili aperti da ragazze giovanissime che raccontano la propria battaglia contro i DCA, trasformando però la loro malattia in una sorta di reality show a puntate.
“Vi ricordo che alle 8 faccio la live dove mangio”,
si sente su alcuni profili e sono migliaia gli utenti a seguire questi contenuti con un’attenzione quasi morbosa. A questo proposito Chiara Gioia specifica: “Mancano una giusta formazione ed educazione all’utilizzo dei social, per questo si rischia di usare strumenti che hanno una potenza illimitata in modo disfunzionale. Ciò comporta che chi trascorre del tempo sui social rischia anche di vedere ed ascoltare persone che hanno un equilibrio psichico compromesso e che manifestano evidenti fragilità.
Anche in questo caso, chi tende quasi a farsi un vanto di simili problemi lo fa perché c’è la tendenza a esaltare e ricercare determinate caratteristiche fisiche, che gli stessi social veicolano e ‘promuovono’ tra codici sconto di sostanze dimagranti e foto ritoccate fino all’inverosimile. Caratteristiche che, si pensa, possano essere raggiunte ‘attraverso l’anoressia’. Per tutte queste ragioni ci sarebbe bisogno di una specifica educazione all’uso dei social, così come sarebbe fondamentale adottare un costante e preciso controllo da parte dei genitori sui contenuti pubblicati dai giovani”.
Già. Perché l’uso non sano di queste piattaforme è dannoso da qualsiasi prospettiva: sia per chi lo mette in atto sia per chi ne usufruisce come utente.

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