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Giornata europea dei Giusti, celebrazioni al Convitto nazionale Cotugno

L'AQUILA - Il 9 marzo le celebrazioni della Giornata europea dei Giusti.

L’AQUILA – Il 9 marzo le celebrazioni della Giornata europea dei Giusti.

Sabato 9 marzo alle ore 11:15, presso l’aula magna del Convitto Nazionale “Domenico Cotugno”, verrà celebrata la Giornata europea dei Giusti”, per onorare donne  e uomini che, nei momenti più tragici del passato e del presente, hanno operato per difendere la vita e la dignità umana. Per tale occasione saranno messe a dimora delle piante dedicate a Federico Costantini e a Mahsa Zhina Amini nel “Giardino delle Giuste e dei Giusti”, creato nel 2019 per iniziativa del  Convitto Nazionale “Domenico Cotugno” con i licei annessi e dell’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea (IASRIC). Nella stessa circostanza l’I.A.S.R.I.C. omaggerà Osvaldo Caruso (nato nel 1924), ex Internato Militare Italiano.

Federico Costantini (1914-1977) con altri capifamiglia del borgo montano di Ciampichetti, un piccolo paesino sopra Farindola, in provincia di Pescara, si adoperarono per aiutare un gruppo di soldati  inglesi  fuggiti, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, dal campo di prigionia di Servigliano, nel Fermano. In particolare Costantini e sua moglie Rosina, che avevano tre figli piccoli (Gabriele, Maria e Italia), diedero ospitalità all’«inglis Jock» (che in realtà si chiamava H.A. Barson), il quale, al ritorno in Gran Bretagna, scrisse loro una lettera di ringraziamento con allegato un assegno di dieci sterline che loro non vollero riscuotere. In seguito Harold Alexander, comandante supremo delle forze alleate del Mediterraneo, fece pervenire ai Costantini un certificato di ringraziamento per aver aiutato i militari del Commonwealth.

Mahsa Zhina Amini (1999–2022) era una curda iraniana che il 13 settembre 2022 venne arrestata a Teheran dalla cosiddetta polizia “morale” per non aver rispettato l’obbligo discriminatorio di indossare il velo. Secondo testimoni oculari, Mahsa Amini fu picchiata violentemente mentre veniva trasferita con la forza nel centro di detenzione di Vozara a Teheran. Poche ore dopo fu  trasferita all’ospedale di Kasra dopo essere entrata in coma. È morta tre giorni dopo. Le autorità iraniane annunciarono indagini negando contemporaneamente qualsiasi illecito, ma questo non è bastato a fermare le numerose mobilitazioni della società civile dilagate su tutto il territorio nazionale. Da quel momento Mahsa Amini è diventata il simbolo delle lotte a favore dei diritti delle donne in Iran. Nel 2023 post mortem le è stato assegnato il “Premio Sacharov” per la libertà di pensiero.

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